La settimana dell'ascesa repubblicana

 La sostituzione di Biden nella corsa delle presidenziali democratiche sembra ormai imminente (e potrebbe spaccare il partito democratico), un presidente al tramonto, in grande difficoltà e con i sondaggi da settimane a consigliarne l'uscita di scena, sfiducia generalizzata nel paese verso un candidato reso impresentabile non solo dall'età e dalle condizioni di salute ma anche dalla sapiente campagna mediatica orchestrata dai soliti poteri forti. 

I Repubblicani si sono coalizzati attorno all'ex Presidente Trump acclamato a "furor di popolo", una vittoria tutt'altro che scontata fino a pochi mesi fa. A fianco di Trump il candidato vicepresidente J.D. Vance,  vicino a Bannon, l'ideologo della nuova destra populista, religiosa e radicale.

Già da un anno gira un documento scritto in area repubblicana ed espressione di alcune influenti fondazioni,  documento corposo 2025_MandateForLeadership_FULL.pdf (project2025.org)  che si prefigge obiettivi ambiziosi come l' abolizione della FED, la fine di ogni accordo e finanziamento all'economia green , l'archiviazione di tutte le misure di contrasto dei cambiamenti climatici fino a leggi liberticide contro alcuni diritti civili come l'aborto. E non poteva mancare la tolleranza zero in materia di immigrazione con espulsioni di massa dei migranti senza permesso di soggiorno e maggiori poteri all'esercito e alla Polizia.

La scelta di Vance e il rinnovato sostegno a Trump sono funzionali alla realizzazione di questo programma politico, i due candidati si prestano a incarnare questo programma minimo che darà impulso all'industria militare, alla tradizionale manifattura, restringerà i pochi spazi di democrazia e partecipazione esistente e soprattutto non darà tregua all'aborto,  ridurrà quel poco che resta del welfare, andrà rafforzando il potere delle banche e della grande finanza come si evince dalla decisione assunta da diversi stati repubblicani che hanno vinto il ricorso in una corte Federale contro la decisione di Biden di cancellare migliaia di debiti studenteschi. 

 L'università statunitense è per lo più privata, una semplice iscrizione costa quando un anno di stipendio medio, le famiglie si indebitano e lo studente carica sulle spalle un prestito da restituire , con gli interessi, nel corso della sua restante vita. Il prestito studentesco era stato criticato dai democratici dopo le proteste degli universitari perchè il fardello di questo debito inficiava sulla capacità di spesa, e di ulteriore indebitamento, di tanti giovani laureati che si trovavano in difficoltà nell'accedere a mutui per la casa.

 Nè i democratici nè i repubblicani intendono statalizzare l'istruzione, i repubblicani in primis che invocano da tempo una svolta repressiva nei campus dopo la mobilitazione contro il genocidio palestinese dei mesi scorsi. E una eventuale elezione di Trump rafforzerà il sistema del prestito studentesco secondo i voleri del capitale finanziario.

Ovviamente la svolta a destra dei repubblicani non induce a benevolenza verso quei democratici responsabili della guerra in Ucraina e del genocidio in Palestina, degna di nota è invece la posizione della cosiddetta sinistra democratica, quella che scalda i cuori europei, la deputata di New York Alexandria Ocasio-Cortez e il senatore del Vermont Bernie Sanders sono tra i principali sostenitori della candidatura Biden come del resto alcune centrali sindacali che in questi ultimi due anni hanno concluso accordi per aumentare i salari ma tacendo di fatto davanti a decine di migliaia di licenziamenti.

Il cielo è costellato di nubi e nell'arco di pochi mesi un politico impresentabile e inseguito dai Tribunali sembra essere il più accreditato per guidare il paese come i milioni di consensi riscossi da Biden (ma oltre la metà degli aventi diritto non va a votare negli Usa) sembrano dissolti nel nulla. E' la straordinaria "bellezza" del sogno americano.

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