La questione obliata dei RAPITI nel Kosovo Metohija - Enrico Vigna, 21 giugno 2024

 





Da 25 anni alla ricerca della verità: la storia di Davor Ristic, uno dei 1300 rapiti. Enrico Vigna, 21 giugno 2024

Continua in Serbia l’impegno di trovare e chiarire il destino delle persone rapite e scomparse in Kosovo e Metohija dal 1998 ad oggi, da persone armate e in uniforme che si definivano UCK, poi legalizzate in Kosovo dopo l'arrivo delle forze KFOR. Il 22 giugno sono 25 anni che Gordana Ristic, presidente dell’Associazione Rapiti del Kosovo Metohija, con cui, come SOS Kosovoo Metohija-SOS Yugoslavia, siamo gemellati e costruiamo Progetti di solidarietà, continua, insieme a tutti i familiari degli scomparsi, a chiedere verità e giustizia. E noi, da 25 anni, siamo tenacemente al loro fianco. Qui il video con la storia di Davor Ristic, che vale per tutti loro.
Secondo le analisi statistiche effettuate in questi decenni da esperti, testimoni e periti internazionali, sul numero totale delle persone rapite e scomparse, circa 1300, il 20% è scomparso prima dell'aggressione della NATO, il 5% durante l'aggressione e il 75% dopo l'arrivo delle forze di pace. Le persone rapite e scomparse appartengono a tutte le nazionalità, minoranze nazionali, comunità etniche e di tutte le confessioni: serbi, montenegrini, musulmani, turchi, rom, gorani, albanesi e cittadini stranieri. Persone di età diverse sono state rapite e portate in luoghi sconosciuti: bambini, donne, anziani, adulti. Professori universitari, medici, giornalisti, studenti, studentesse, artigiani, agricoltori, artisti, sacerdoti, membri della polizia e dell’esercito, ecc. I rapimenti hanno colpito anche malati: disabili di varie categorie, ritardati, persone socialmente disturbate, persone affette da malattie incurabili. Violente privazioni della libertà e omicidi sono stati perpetrati nelle case domestiche, nei luoghi di lavoro, con imboscate nel traffico e in altri luoghi pubblici. Nel corso di tutti questi anni è emerso, attraverso informazioni e ammissioni, che le persone rapite e scomparse venivano portate in campi o prigioni private in Kosovo Metohija, Macedonia e Albania.
Il dramma delle persone scomparse e sequestrate, ha trovato nel libro dell'ex procuratore del Tribunale dell'Aja, Carla del Ponte, "La caccia, io e i criminali di guerra", la rivelazione di orrori e crimini, compreso un criminale commercio di organi umani . La notizia che in Albania vi erano stati luoghi di orrore ed efferatezze disumane, dove a serbi e altri furono dapprima asportati gli organi ad uno ad uno, e poi uccisi senza pietà a scopo del traffico di organi. La storia della famigerata “casa gialla”a Burelj in Albania è la più nota, ha suscitato nella popolazione serba e di tutti, un orrore e una ripugnanza non colmabili, se non con l’accertamento dei fatti, come dicono i familiari dei rapiti: “ l’incertezza e il non sapere usurano e uccidono gli animi”.

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