Se sono rose....fioriranno

 Un recente rapporto csri-small-countries-the-way-to-resilience-2023.pdf evidenzia la tendenza globale alla concentrazione della ricchezza nelle mani di ristrette elites. Abbiamo chiesto ai delegati della Cub di Pisa di avviare qualche riflessione suddividendo per punti le loro analisi

  • Accade anche in Italia, la concentrazione del potere economico nelle mani di alcuni Fondi che detengono quote azionarie di aziende pubbliche a loro volta controllate, o controllori, di altre società nelle quali ritroviamo gli stessi Fondi con quote azionari rilevanti che condizionano ogni scelta. Questi sono aspetti assai più interessanti della classica narrazione che vede lo 1% arricchirsi a discapito del restante 99%.  I multimilionari hanno speculato e beneficiato della crescita dell'inflazione e quindi la loro ricchezza, non tassata, è cresciuta a dismisura. Se proprio dovessimo parlare di evasione fiscale sarebbe utile non prendersela con il singolo cittadino moroso, che a scanso di equivoci le tasse dovrebbe pagarle e le pagherebbe se volessimo assicurare allo Stato risorse necessarie per il welfare, ma guardare invece ai sistemi fiscali creati nel tempo con diminuzione della aliquote fiscale e a quanti, accumulatori seriali di ricchezza, alla fine non versano che briciole allo Stato. Pensiamo agli utili delle grandi società e se solo versassero parte delle tasse in rapporto ai profitti che fanno nel nostro paese, oggi avremmo i soldi per aprire nuovi ospedali pubblici, rifare delle strade e bonificare i siti inquinati
  •  Negli Usa si  parla degli oltre 70 mila super ricchi globali, i cosiddetti "ultra high net worth individuals"
  • La guerra della NATO contro la Russia in Ucraina e il genocidio del popolo palestinese non sono incidenti di percorso ma rientrano in una strategia globale, la guerra alimenta appetiti e interessi e le azioni delle industrie belliche (ove si ritrovano i Fondi) sono aumentati a dismisura
  • La ricchezza netta delle classi dirigenti in tutti gli Stati-nazione è accresciuta visibilmente soprattutto in Nord America
  • E' lecito parlare di nuova aristocrazia e oligarchia finanziaria e capitalista? Si ma rispetto al passato è una oligarchia a tanti invisibile, composta da entità finanziarie e speculative dietro alle quali ci sono sempre blocchi di potere e di interessi basta ricordare che solo in un anno il capitale finanziario Usa è cresciuto del 9 per cento e una parte del capitalismo woke è parte integrante di questo processo
  • Qualcuno ci ha chiesto se i super capitalisti crescono anche in Cina, la risposta è affermativa, dovrebbero prenderne atto anche quanti invece sognano il comunismo in salsa orientale.  Nei paesi Ue è singolare la crescita di queste figure in Germania nonostante la crisi della manifattura e del modello renano
  • Il rapporto tra super arricchimento di elites e progressivo e rapido impoverimento delle masse popolari dovrebbe essere colto e sviluppato come tendenza attuale del capitalismo e la svolta cosiddetta green, i processi di ristrutturazione appena avviati andranno a rafforzare questa tendenza. Al contempo sarà il caso di cogliere invece il nesso tra le riforme in materia di lavoro, welfare, fisco e pensioni avviate negli ultimi 25 anni e la situazione attuale, i bassi salari o meglio la tendenza alla precarietà lavorativa e retributiva nascono in Italia con la Legge Biagi e in Germania con le "riforme" del welfare e del lavoro "Hartz" ("Assegno di cittadinanza") e la creazione di settori a basso salario a livello nazionale.  In Italia appalti e subappalti rientrano a pieno titolo in questo processo di austerità salariale . Senza controriforme del genere non ci sarebbero stati i successi economici tedeschi per almeno 20 anni, nel caso italiano il ragionamento è diverso perchè esistono problemi strutturali che limitano fortemente la crescita dell'economia e per il fatto che in molti anni hanno prevalso le politiche concertative che hanno messo in ginocchio potere di acquisto e di contrattazione ma in qualche modo hanno anche disinnescato il conflitto dei dominanti in cambio di contro riforme più blande. 
  • E' invece diffusa la tendenza a ridurre le aliquote fiscali, in Italia le tasse si pagano meno che in altri paesi Ue e da qui il depotenziamento del welfare e le politiche di privatizzazione forsennata
  • Non faremmo un ragionamento sociologico ma piuttosto vorremmo analizzare i flussi e le scelte del capitale, troppe volte si è pensato che in fondo la crescita delle disuguaglianze sia un problema per il capitalismo e non il risultato di alcune scelte ben studiate e ponderate
  • Forse non hanno ancora fatto i conti con l'Oste ossia con la ripresa del conflitto, negli Usa ci sono stati piu' scioperi nell'ultimo triennio che nei 10 anni precedenti, eppure questi scioperi non hanno quasi mai scongiurato licenziamenti di massa . Tuttavia alla fine il capitale in qualche misura deve sempre scendere a compromessi e in diversi paesi il sindacato ha portato a casa aumenti salariali adeguati al costo della vita tacendo tuttavia sui processi di ristrutturazione con licenziamenti di massa. E' avvenuto nell'ultimo biennio non solo in Germania ma soprattutto negli Usa dove il sindacato è sostenitore di Biden e tace per lo più sulle sue politiche di guerra
  • Siamo invece arretrati sul fronte della guerra, la classe lavoratrice non ha ancora preso atto che il ricorso strutturale alla guerra colpirà alla lunga salari, welfare e pensioni, in questa sorta di oblio gioca il ruolo nefasto dei sindacati e dei partiti del centro sinistra, basti vedere il voto dei verdi al Parlamento europeo
  • La situazione è in continua evoluzione e non ci meravigliano gli appelli per una tassazione meno iniqua della ricchezza di milionari e miliardari fermo restando la subordinazione della società e dell'economia alle politiche di guerra e dell'austerità salariale o la atavica sudditanza rispetto alle privatizzazioni. Questi elementi dovrebbero imporci un salto di qualità e un ragionamento serio per coltivare politiche sociali e sindacali adeguate allo scontro in atto


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