Il crollo dei salari italiani

 Rinviamo a quanto scrive la Cub in una scheda sintetica sui dati Ocse


Il crollo dei salari italiani - CUB

Nel prossimo biennio sono previsti aumenti salariali attorno al 2,6%, incrementi veramente contenuti che determineranno l'ampliarsi della forbice rispetto ai paesi Ocse.

Dati alla mano i salari reali, da non confondere con quelli nominali citati nelle statistiche ufficiali per deviare l'attenzione dal problema,  in Italia sono rimasti fermi dal 1991 al 2023, con un incremento dell’1% rispetto al 32,5% della media OCSE. Non siamo noi a dirlo ma l' Employment Outlook 2024 nella parte del rapporto dedicata all'Italia.

Per anni i contratti hanno siglato aumenti inferiori al reale costo della vita, essenziale è stata l'adozione del codice Ipca scollegando i salari, e le pensioni, dal reale costo della vita. Ora stando agli ultimi rinnovi contrattuali ci si aggira attorno d incrementi del 2,8%  rispetto al 2023  

Se i salari nominali sono previsti in crescita del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025, quelli reali invece, se consideriamo costo della vita e inflazione, rincaro delle materie prime, inaccessibilità in tempi rapidi ai servizi erogati dal SSN, sono destinati a perdere ulteriore potere di acquisto.  

Nell'arco di un decennio, tra il 2013 e inizio 2023, la crescita salariale italiana si ferma  al 12%, metà della crescita europea. Se invece guardiamo al potere di acquisto, il peso effettivo dei salari l’Italia è in fase regressiva con un calo del 2%, quando invece l’UE registra una crescita del 2,5%.


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