Daspo urbano ai manifestanti
L’insopprimibile
desiderio securitario e il daspo urbano
foto da blogspot. com
I
sindacati di polizia sono diventati, forse loro malgrado, dei gruppi di potere
o se preferiamo di pressione sugli Esecutivi. Spasmodica attenzione delle forze
politiche di destra alle loro istanze, forse facendo leva su un malessere
diffuso tra le forze dell’ordine, tra la polizia penitenziaria per il
sovraffollamento degli istituti di pena. All’orizzonte l’ipotesi di favorire,
nelle carriere e nella distribuzione salariale, gli aderenti alle forze armate
prevedendo per loro anche misure aggiuntive del welfare. Idee per altro non
nuove, originariamente ipotizzate per i militari di professione.
Se
gran parte delle forze di polizia, ma eviteremmo ogni generalizzazione, vota a
destra, la destra si attiva per favorire questa parte del suo elettorato
funzionalmente ad una visione securitaria della società..
Detto
ciò , partiamo dalla proposta di applicare il Daspo,
già previsto per gli ultras ,
ai manifestanti “violenti”. Questa proposta arriva direttamente da alcuni
sindacati di Polizia al tavolo
della presidenza del Consiglio con la Premier dettasi disponibile a valutare,
in tempi rapidi, la misura.
Non
sarà l’ultima volta che i sindacati chiedono direttamente al Governo di
adottare delle misure di legge ma la tempistica con la quale arriva la
richiesta del daspo per i manifestanti è degna di attenzione.
Da
mesi è in corso una campagna di stampa atta a presentare le forze dell’ordine
come vittime di violenze di piazza, eppure se guardiamo alle statistiche non si
ravvisano motivi di preoccupazione. Al contrario invece registriamo una
gestione delle piazze nelle quali si fa ampio uso di denunce e manganelli e
per questo perfino la richiesta dei codici identificativi viene dipinta come
una minaccia per l’operato delle forze dell’ordine e non una garanzia a tutela
della democrazia come per altro avviene in alcuni paesi europei.
Difendere
astrattamente l’operato delle forze
dell’ordine in occasione delle manifestazioni
conviene a forze politiche reazionarie che non vogliono rispondere in termini politici
del loro operato , prendersela con agitatori di professioni diventa una scelta
obbligata per evitare di fare i conti con le situazioni reali, con il sostegno
del Governo alla Nato e al genocidio di Israele, con una scuola bisognosa di
risorse economiche destinate ad altri capitoli di bilancio, con salari da fame
e condizioni di vita sempre più precarie.
Per
noi resta prioritario fare i conti con la campagna di disinformazione del
governo e l’utilizzo strumentale che le forze politiche di destra fanno delle
forze dell’ordine.
Nascondersi
dietro ai sindacati di polizia è fin troppo facile specie se l’obiettivo, mai
dichiarato, è quello di vietare i diritti costituzionali sulla libertà di
manifestare, limitare le agibilità sindacali e politiche fino a prevedere
dei reati associativi a carico di
sindacati conflittuali. La sinistra deve fare i conti con le proprie derive
securitarie, con le legislazioni emergenziali, con la criminalizzazione
dell’opposizione e il reato di solidarietà invocato nel caso di iniziative a
sostegno dei detenuti negli istituti di pena e nei CPR. Contestare l’operato
delle destre è fin troppo facile specie se non si fanno i conti con il recente
passato.
Il
Daspo è un provvedimento amministrativo – introdotto nel 2007 –
che vieta l’ingresso alle manifestazioni sportive a chi si rende protagonista
di scontri e violenze durante gli eventi sportivi o lungo i tragitti che
conducono agli impianti di gioco, pensare di estenderlo alle manifestazioni è
un atto insensato anche se la estensione dello stesso arriva dal governo di
centro sinistra presieduto da Matteo Renzi.. E
a sua volta, Il decreto Sicurezza 2, voluto da Matteo Salvini ha
esteso la durata massima a
10 anni del daspo cosiddetto urbano. Ora il progetto di estendere il daspo agli
attivisti politici è in perfetta continuità con una gestione del dissenso
sociale in chiave securitaria facendo leva su una cultura autoritaria
trasversale agli schieramenti politici.
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