Le pratiche imperialiste e i territori da colonizzare

di Tiziano Tussi 



Stavo leggendo un passo di Amilcar Cabral, teorico rivoluzionario e fondatore e capo, fino alla morte nel 1973, del PAIGC (Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea Bissau e isole di Capo Verde), per un lavoro sui cinquant’anni della rivoluzione dei garofani (Revolução dos cravos) in Portogallo del 1974 quando mi sono imbattuto in una distinzione di Cabral che era presente in un discorso del 1966 tenuto alla prima conferenza della Tricontinental a Cuba, all’Avana.

 La distinzione riguardava le pratiche che l’imperialismo usava (ed usa) per tenersi stretti i territori colonizzati. Mi è subito venuto alla mente la situazione a Gaza e in Palestina che corrisponde precisamente a tutti e tre gli esempi. Ripeto, discorso del 1966. 

Primo esempio: Distruzione completa, generalmente accompagnata dalla liquidazione immediata o progressiva della popolazione autoctona e,  quindi, sostituzione di quest’ultima con una popolazione allogena; Secondo esempio: Distruzione parziale, generalmente accompagnata dalla fissazione, più o meno importante, di una popolazione allogena; Terzo esempio: Apparente conservazione, condizionata dal confinamento della società autoctona in zone o riserve generalmente sprovviste di possibilità di vita, accompagnata dall’insediamento massiccio di una popolazione allogena. 

Tutti e tre gli esempi riguardano precisamente quello che sta accadendo in Israele da parte dell’esercito e del governo di quel Paese verso il popolo palestinese.

Primo esempio: pare essere la pratica che attualmente sta mettendo in atto l’esercito israeliano al comando del governo; 

Secondo esempio: si addice di più ai territori palestinesi che non sono quelli di Gaza, con la politica di insediamento dei coloni israeliani sugli stessi territori e con la distruzione parziale ma importante di tutto ciò che è palestinese, case, frutteti ecc.; 

Terzo esempio: è in pratica la costruzione della prigione a cielo aperto di Gaza, prima del 7 di ottobre del 2023, con la sola differenza che i coloni hanno lasciato la Striscia nel 2005, ma che in ogni caso verrebbero ritornare quando tutto sarà stato ridotto a un deserto. 

Anche perché, dopo avere distrutto tutto ciò che è possibile distruggere, quale autorità palestinese potrà mai governare su Gaza (e sugli altri territori ora sottoposti all’Autorità palestinese?)

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