Intelligenza artificiale e Pubblica amministrazione
Ci pare evidente che la forza lavoro non abbia ancora percezione dei
rischi connessi all’utilizzo della Intelligenza artificiale e in tal senso
evidenti sono i ritardi del sindacato. Prendiamo ad esempio un recente rapporto
di Microsoft sul rapporto tra IA e pubblica amministrazione, stando a questa
ricerca il 60% degli intervistati è
certa dell’accrescimento della produttività mentre il 59% è
convinto di potere migliorare la qualità del lavoro accrescendo le competenze.
Quasi nessuno degli intervistati pensa invece che la IA possa determinare
licenziamenti e demansionamenti, forse perché ignara che le mancate assunzioni
non avranno ripercussioni sulle prestazioni richieste a ogni singolo
lavoratore.
In tutta sincerità l’ottimismo
degli intervistati potrebbe essere determinato dalla mancata conoscenza della
IA o anche dalla certezza che nella Pa non ci saranno mai licenziamenti
collettivi come invece accaduto in alcuni paesi ferocemente colpiti
dallì’austerità e dalle ricette del FMI (Grecia ed Argentina).
Sempre gli intervistati non hanno contezza dei processi di privatizzazione ed
esternalizzazione dei servizi avvenuti negli ultimi 30 anni
Detto
cio’ il campione degli intervistati è
assai modesto (1.600 dipendenti pubblici italiani) e non pensiamo possa
fotografare le opinioni reali di 3,2 milioni di lavoratori e lavoratrici della
PA. La IA diventa centrale dentro quel
processo, dettato dagli obiettivi PNRR, di accelerazione della innovazione e
non sono ancora chiare le eventuali e future potenzialità fermo restando che un
utilizzo in ambito lavorativo si presenta a dir poco problematico. Ad esempio
potremmo menzionare l’assenza nei contratti nazionali della spesa minima da
sostenere in materia di formazione e rapportata al monte salario complessivo di
ciascun Ente, in assenza di formazione sarà difficile gestire i processi senza dimenticare che il
governo delle macchine e degli algoritmi potrebbe prestarsi a obiettivi ben
poco nobili come il controllo sulla forza lavoro, la intensificazione dei ritmi
e dei tempi di lavoro.
L’esperienza
della metrica del lavoro nei settori meccanici non ha liberato il tempo da
attività ripetitive dando maggiore spazio alla creatività e all’ingegno umano,
le modifiche del sistema produttivo non sono state sovente all’insegnamento di
un alleggerimento dei ritmi migliorando al contempo la qualità della vita, si è
guardato insomma a sottrarre la maggior quota possibile di plusvalore da ogni
singolo lavoratore.
Gli
Enti pubblici alla voce competenze digitali sono ferme da anni, i programmi
innovativi vengono introdotti con anni di ritardo e piu’ in generale le
tecnologie innovative vengono pensate per aumentare la produttività ma anche la
disponibilità del singolo lavoratore, i suoi tempi dedicati alla azienda.
Per esperienza
diretta dubitiamo che una percentuale maggioritaria dei dipendenti pubblici (il
sondaggio parla dell’85% degli intervistati) abbia già utilizzato qualche
strumento basato sull’intelligenza artificiale , l’utilizzo di varie app spesso non viene supportato da strumenti
informatici vecchi se non obsoleti..
Poi ci
sono ambiti e settori nei quali l’intelligenza artificiale potrà avere in
teoria un utilizzo maggiore dentro il comparto pubblico, altri nei quali sarà
assolutamente marginale
La domanda senza
risposta è quella dell’utilizzo che si farà della IA, l’idea che serva solo per porre fine a processi
ripetitivi ci ricorda una visione edulcorata e astratta della prima rivoluzione
industriale cosi’ come indotta ci pare la valutazione resa dagli intervistati
di ritardi nella applicazione della Ia per carenze organizzative,
impreparazione dei dirigenti e modelli gestionali errati. Sono queste alcune
osservazioni mutuate da CONFINDUSTRIA e sembrerebbero essere funzionali a
ripensare la PA ad uso e consumo delle imprese e non dei cittadini senza mai
evidenziare le reali criticità del lavoro pubblico, i bassi salari, le mancate
formazioni, gli inquadramenti professionali inadeguati, la performance del
tutto inutile e funzionale solo a dividere la forza lavoro , la
burocratizzazione imperante, lo strapotere dei Sindaci e dei dirigenti,
l’assenza di un lavoro di gruppo con la individualizzazione dei rapporti di
lavoro
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