Pro Natura Piemonte sulla Tav
riceviamo e pubblichiamo questa nota dalla Val di Susa
Febbraio 2024. Ambiente Torino-Lione:
a che punto siamo dopo 33 anni?
La
grande stampa ha presentato il 2023 come un anno decisivo per la Torino-Lione.
Non è la prima volta che lo dicono in questi 33 anni in cui hanno cercato di
avviare questo progetto ed i motivi sono essenzialmente questi: in Francia è
arrivata la fresa che dovrà scavare il primo tratto, sia pure ancora smontata
in 130 pezzi ed in attesa di collaudo, e altre due, delle 7 che saranno
necessarie, sono già pronte in Germania. In Italia, invece, è stato approvato
il contratto tra TELT ed il consorzio con capofila ITINERA che dovrà scavare la
tratta italiana di 6 chilometri e le gallerie annesse.
Le vie nazionali di accesso. Nel 2023 ci sono però anche delle ombre: a gennaio Francia ed Italia dovevano presentare la domanda per il contributo europeo e per la terza volta non hanno potuto farlo perché mancano i piani di finanziamento francese, che la Unione Europea pretende per dare il suo contributo sia per la parte internazionale comune che per quella nazionale; l’ipotesi che i 6 miliardi iniziali siano a carico per metà dell’Unione Europea, che si rifiuta di stanziare, e per metà delle grandi amministrazioni locali della Regione di Lione e Grenoble, alle quali si rifiutano di contribuire, è risultata un bluff. Oltre ai finanziamenti, per dar il via ai contributi, mancano i progetti per le parti nazionali di accesso.
In
Francia il progetto per la nuova linea di accesso è stato rimandato al 2042; in
Italia la presentazione era garantita per la primavera del 2023 e non si è
vista. I lavori straordinari su passaggi a livello e barriere antirumore, che
il commissario aveva presentato come inizio dei lavori, sono risultati non
essere in relazione diretta con essi.
Gli aspetti finanziari. Nel frattempo,
l’aumento dei prezzi che è stato accettato da TELT ha già assorbito
l’equivalente del contributo europeo che si spera di avere per il tunnel di
base, mentre per la tratta nazionale il contributo di 750 milioni, più volte
annunciato da Virano e Foietta in questi ultimi tre anni. si è rivelato del
tutto inesistente.
Restando
nel campo finanziario, noi di Pro Natura Piemonte abbiamo scoperto che la
Francia paga il suo contributo per il tunnel di base con una parte dei soldi
che incassa, come IVA e tasse, dalle imprese che fanno i lavori del tunnel
stesso e sono obbligatoriamente domiciliate in Francia. Considerato che la
Unione Europea non contribuisce, tutto il costo del tunnel grava sul
finanziamento italiano. TELT non lo ha smentito, nonostante la notizia sia
comparsa con grande evidenza sulla stampa provinciale.
Il tunnel italiano. Un'altra grossa incognita è la fattibilità od i tempi di fattibilità del tunnel di base nel tratto italiano, che resta indefinibile sino a ché non viene risolto il problema che ha impedito alla maggiore impresa di costruzioni italiana di portare a termine un lavoro di creazione di allargamenti nella ex galleria geognostica, pur essendo passato il doppio del tempo previsto nell’appalto. Anche in questo caso, né TELT né il Commissario del Governo, tirato in causa come testimone, hanno smentito la circostanza, poi denunciata anch’essa alla Procura della Repubblica di Torino da Pro Natura Piemonte.
Un altro esposto
presentato da Pro Natura Piemonte alla Procura della Repubblica di Torino
riguarda l’ipotesi di futuro disastro ambientale: infatti TELT non ha fatto la
valutazione delle conseguenze ambientali dello svuotamento delle riserve
idriche delle montagne attraversate; lo svuotamento (meglio il taglio della
falda idrica) è necessario per diminuire l’altezza della colonna idrostatica che
grava sopra le gallerie del tunnel, come era stato richiesto dalla perizia COWI
della Direzione Generale dei Trasporti della Unione Europea.
Danni ai beni archeologici. Sempre come Pro
Natura Piemonte abbiamo tenacemente contestato a fil di diritto alla
Soprintendenza Beni Archeologici Belle Arti e Paesaggio la illegittimità della
autorizzazione di una grande cava nell’area della splendida abbazia di S.
Antonio di Ranverso, poichè un Decreto della Giunta Regionale del 2014 dichiara
quei terreni di “notevole interesse pubblico”.
Esposto alla Corte dei Conti. Infine abbiamo
presentato un esposto alla Corte dei Conti sulla illegittimità del “regalo” del
valore di 49 milioni fatto da TELT alla SITAF donandole un nuovo autoporto al
quale la SITAF (Società Autostradale del Frejus) non aveva diritto perché
quello che veniva sostituito era della CONSUSA non della SITAF. Se anche solo
qualcuno di questi rilievi andasse avanti la fattibilità del tunnel di base
sarebbe compromessa.
Alle incognite che accompagnano
ancora la realizzazione di questo tunnel, si aggiunge l’uscita di scena dei due
protagonisti che per anni hanno condotto l’azione di lobby attraverso dati ed
informazione non veritiere su previsioni
di traffico, costi, penali, tempi di realizzazione e previsioni di contributi
europei, come hanno esplicitamente detto anche la Corte dei Conti europea (ECA)
e quella francese. Virano è deceduto a giugno e Foietta è passato a dicembre
alla Autorità Rifiuti della Regione e questo indebolisce molto l’azione di
lobbying di TELT in un momento che è cruciale per i finanziamenti.
Alle
incognite già citate bisogna aggiungere anche la validità dell’accordo quadro
tra TELT ed il consorzio italiano che deve realizzare lo scavo della parte
italiana del tunnel di base, che è stato sbandierato come il contratto che dà
inizio all’opera, ma che, come ha confermato un autorevole esperto della
Università di Torino, presenta seri interrogativi di validità perché non ha una data di durata
o di scadenza di lavori ed è indefinito anche per il valore dell’operazione,
che pure sono requisiti fondamentali.
Opposizioni in Italia e in Francia. Per quanto
riguarda l’opinione pubblica, in Francia la protesta No TAV ora si è attestata
sugli stessi livelli di quella italiana, con manifestazioni davanti ai
cantieri, una grande marcia ed una petizione per cancellare la Lione Torino
firmata da ben 83 deputati. Ad essa si sono aggiunti i sindaci di Grenoble e
Lione, che sono dichiaratamente No Tav. Dal lato italiano, il movimento a
livello di consenso tra la popolazione continua a non mostrare cenni di crisi
ed è in grado di condizionare le amministrazioni locali.
Quale è il futuro? In prospettiva, nel 2024 i lavori potrebbero andare avanti in Francia mettendo in opera 2 frese verso metà e fine anno 2024 ed in Italia con la preparazione dei cantieri, ma le risorse per il tunnel di base basteranno solo per metà opera, mentre la disponibilità a pagare da parte dell’Italia potrebbe ridursi quando l’opinione pubblica prenderà coscienza che è lo Stato italiano a pagare tutto.
Le tratte nazionali restano da progettare e finanziare: quella italiana potrebbe sbloccarsi presto, ma qui il problema di fondo è la presenza di rocce amiantifere nel tunnel della collina morenica su cui Pro Natura Piemonte, nonostante un esposto presentato da un senatore direttamente al Procuratore Capo di Roma, non è mai riuscita ad avere risposta, tranne l’ammissione di un ministro dell’ambiente.
Ci sono grosse incognite anche sulla cosiddetta “duna” che è un enorme deposito di smarino (ndr detriti derivanti dagli scavi) all’aperto tra Rivalta ed Orbassano che, probabilmente, produrrà effetti anche su Torino.
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