Io italiano all’estero per lavoro penalizzato nel mio paese

Io italiano all’estero per lavoro penalizzato nel mio paese

Una lettera a Futura società contro la proposta di Fdi di far pagare agli italiani residenti all’estero la sanità nel nostro paese

File:Drehscheibe Köln-Bonn Airport - Ankunft Flüchtlinge 5. Oktober 2015-0260.jpg

Mi chiamo Luca Neri, ho 49 anni e da 20 lavoro all’estero, precisamente in Germania in un magazzino della Logistica. Ho lasciato il mio paesino sperduto nelle montagne Lucane a 24 anni preso atto che dove ero nato non avrei mai trovato una occupazione stabile ma solo contratti stagionali per il lavoro nei campi.

La mia storia è  simile a quella di quanti, oltre 60 anni fa, sono emigrati per cercare lavoro come uno zio andato in America da cui non è mai tornato.

Io invece trascorro almeno due mesi in Italia, prendo ferie e permessi, recuperi orari per stare vicino a genitori anziani e aiutarli nel lavoro dei campi

Ho letto del versamento di un contributo annuale per l’assistenza sanitaria in Italia , una proposta di legge di Fratelli d’Italia nella Commissione Affari Sociali alla Camera.

L'attuale normativa prevede invece il diritto gratuito alle prestazioni ospedaliere urgenti fino ad un periodo massimo di novanta giorni. Tre anni fa mi sono ammalato di Covid e sono stato 10 giorni in ospedale per crisi respiratorie, non immagino quanti soldi avrei pagato negli Usa dove la sanità è quasi solo privata. Non è dato sapere la entità del futuro versamento, lo deciderà un apposito Dpcm.

Sono due le riflessioni che mi sento di fare. Io non ho scelto di andare all’estero ma sono stato costretto a farlo da un mercato del lavoro che condanna i giovani alla precarietà e ai bassi salari. Pago le tasse anche in Italia e nel mio paese vorrei un giorno tornare perché la vita in Germania non fa per me abituato al sole, alla vita di paese e per quanto abbia imparato il tedesco non vorrei restarvi ancora a lungo. Il governo italiano non assicura a mia madre ottantenne le cure, deve recarsi in Puglia con due ore di viaggio una volta ogni 15 giorni per terapie salvavita e fortuna che ci sono altri figli.

 E il Governo si comporta con noi migranti come cittadini di serie b. Sia ben chiaro: non ho problemi a versare un contributo anche se penso che questa proposta di legge sia sbagliata, la sanità da servizio universale diventa ostaggio di logiche aziendali e privatistiche, le stesse che costringono le aziende sanitarie al pareggio di bilancio come se sulla salute si potessero fare dei profitti.

Mi preme ricordare ai lettori che tanti servizi sono ormai a pagamento e gran parte dello stato sociale è stato distrutto o comunque ridimensionato per logiche speculative. E le privatizzazioni sono state il cavallo di Troia per i lavoratori

Vi saluto augurandomi che possiate dare voce a noi migranti

 

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