Elucubrazioni sul termine genocidio mentre a Gaza si muore
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Elucubrazioni sul termine genocidio mentre a Gaza si muore
di Tiziano Tussi
C'è una questione, discussa in pubblico, sull'uso del termine genocidio per
quanto riguarda il comportamento militare di Israele verso i
palestinesi e verso Hamas. Nelle ultime settimane ecco che tre casi si
sono distinti. Il primo quello di Roberto Cenati, presidente dell'Anpi
provinciale di Milano, la più grossa delle sezioni ANPI provinciali in
Italia, che ha lasciato l'incarico, dopo circa una decina di anni, per
l'uso sbagliato e scorretto, a suo dire, del temine genocidio che anche
nella sua associazione ha trovato casa. Invece che discutere l'ANPI, in
pratica, lo ha messo da parte. Poi, un fondo su La Repubblica di
mercoledì 6 marzo a firma Luigi Manconi, che dice cose simili a Cenati,
con argomentazioni più specifiche, e di questo parleremo. Ed infine, ma
per ora, le dimissioni dal PD (Partito Democratico) del consigliere
comunale di Milano, Daniele Nahum, ebreo, che esce dal partito, ma che
continua a sostenere la giunta Sala. Con le stesse motivazioni degli
altri due, più o meno.
Vediamo quelle di Manconi. Uomo pubblico conosciuto e stimato da tanti, un passato remoto in Lotta Continua, poi una serie di presenze in riviste di sinistra. Sul quotidiano La Repubblica scrive
che lui non ricorre al termine genocidio per stigmatizzare il
comportamento di Israele verso i palestinesi. Scorriamo lo scritto.
Manconi ci tiene a farci sapere che anche "figli e amici cari" lo hanno
invitato ad usare quel termine. Ma lui non lo fa. Motivi: scrive che
usarlo, genocidio, quando non si è in presenza dello stesso, lo
svilisce e lo banalizza. Tira in ballo la Convenzione di New York del
1948 che precisa che "è genocidio la distruzione parziale o totale di un
gruppo etnico, religioso o nazionale, nel caso in cui vi sia
l'intenzione di annientare quel gruppo in quanto tale".
E forse
qui ci siamo pure a Gaza, ma "il genocidio non è la conseguenza di una
guerra, di una volontà di conquista o di una sopraffazione di potere,
bensì la volontà pianificata di far scomparire dall'umanità quel gruppo
particolare." Ed ancora, pare proprio che l'esercito israeliano voglia
praticare proprio questo. Non si spiegherebbero altrimenti i
bombardamenti, le uccisioni in massa, l'affamamento della popolazione
palestinese a Gaza. Perché allora Manconi non lo riconosce? Non lo dice,
e fa il confronto di quello che sta accadendo ora con la Shoah, che
"costituisce l'orribile paradigma della categoria del genocidio."
Qui
entrano in gioco alcune considerazioni: la Shoah, l'uccisione in massa
di ebrei da parte di nazisti e fascisti - le altre comunità lasciamole
pure perdere nel loro oblio storico, che poco ci importa: zingari,
omosessuali, handicappati (ma si dice ancora?), prigionieri politici - è
stato l'unico caso di genocidio? Sembra proprio di no. Senza andare a
scomodare Cartagine e le guerre puniche dei romani - III e II secolo
a.C. e citiamo solo per partecipazione e simpatia l'uccisione in massa
degli Albigesi (XIII secolo d.c.) Una crociata che durò venti anni.
Insomma, lasciamo in pace tutti i morti del passato remoto e
concentriamoci su quelli del secolo XX d.c.
Solo due riferimenti di indubbio genocidio:
Armeni e Tutsi. Uno all'inizio del secolo, uno verso la fine,
differenti geografie ma un solo obiettivo da parte dei potenti:
distruggere in assoluto queste due popolazioni. Quindi non vi è solo la
Shoah, non è davvero un unicum, come vorrebbero farci intendere gli
israeliani, che basano su quel falso storico la loro presenza in
Palestina ora ed il loro modo di procedere che sarebbe sempre già salvo,
dall'inizio, dalla notte dei tempi, da sempre.
Quindi un
paradigma fuori luogo. Infatti, per irrobustire la propria tesi Manconi
ritorna sull'unicità della Shoah, non capendo che è proprio questo
unicum a fornire ad Israele ed al suo governo fascista la motivazione
per fare sempre ciò che vuole, per fare quello che fa, in spregio al
diritto internazionale, agli equilibri interni del Paese ed ai rapporti
con gli altri stati.
Siccome fra Hamas e Israele, vi è una guerra, squilibrata, ma una guerra, ecco che il genocidio si
smaterializza, si scioglie. Bastano le definizioni di crimini di guerra
per descrivere gli atteggiamenti di Hamas e di Netanyahu. "Definire
genocidaria la politica di Israele materializza quel ribaltamento di
ruoli che rappresenterebbe per Israele il più rovinoso contrappasso: le
vittime si sono fatte carnefici. Non solo: attenuerebbe la dismisura
incalcolabile della Shoah e ne relativizzerebbe l'immane unicità anche
rispetto ad altri genocidi del Novecento. "Manconi ci dice che quello
che Israele fa è la risposta a ciò che Hamas ha fatto. Una guerra,
quindi, prevede anche la schifezza che sta intercorrendo in quei
territori, non chiamatelo genocidio, così come quello di Hamas
non dovrebbe, secondo alcuni, essere chiamato come schifezza. Ma così è
stato: cosa ha a che fare ciò che Hamas ha fatto con l'eticità che anche
in guerra occorre tenere; con una posizione marxista; con una guerra di
liberazione? Non si capisce. Anche l'Onu l'ha condannato.
Ricordo
che la nostra Resistenza al nazifascismo è stato ben più pulita di
quello che succede a Gaza e dintorni. Certo momenti meno etici vi sono
stati, ma un grande stimolo verso il ritorno della decenza sociale in
confronto allo schifo del periodo fascista (basterebbe a riguardo
rivedere il film di Pasolini Salò o le 120 giornate di Sodoma).
Nulla di questo in quella guerra. La disumanità è arrivata a traguardi
eccelsi. Le alte considerazioni di Manconi sono risibili - un uso
preciso di ciò che accade impedisce una banalizzazione quando qualcosa
di più pesante si materializza, questo ci dice, alfine, in soldoni il
pezzo di spalla. "E quasi avessimo bisogno di alzare il volume, di
inasprire il tono, di incattivire la voce per comunicare uno sdegno
abbastanza altisonante?"
Ma poi, considerazione finale, ad un
palestinese che sta morendo a Gaza, per bombe o malnutrizione,
interesserà sapere che qui da noi vi sono questi distinguo? Non credo
proprio. Queste sono elucubrazioni di anime belle, diceva Hegel, che
stando qui in Italia, al sicuro, per ora, si mettono alla ricerca del
fiorellino pulito e non sporco di escrementi di vario tipo.
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