Contratto nella scuola: chi l'ha visto? Il 14 Febbraio sciopero nazionale nella scuola
a seguire il comunicato stampa di Sgb
- Il contratto
Siamo rimasti 10 anni senza rinnovo contrattuale. Nel giugno 2018 ci
hanno dato una miseria. Quel contratto è scaduto già a dicembre 2018 e
non si vede traccia di rinnovo, almeno fino al 2021.
La Legge di bilancio 2020 stanzia solo 200 milioni
per 3,5 milioni di dipendenti pubblici che, sommati alle risorse
stanziate nel 2019 e a quelle promesse per il 2021, potrebbero al
massimo produrre adeguamenti simili a quelli avuti nel 2018 e quando
saremo vicini alla nuova scadenza del triennio contrattuale nel 2021.
Di recupero del potere d’acquisto invece neanche a parlarne.
A queste critiche il governo risponde con il decreto sul taglio del “cuneo fiscale”
che, in base ai proclami, dovrebbe portare da circa 1100 euro (redditi
fino a 29.000 euro) a circa 900 euro (con 35.000 euro di reddito) annui.
Potremmo parlare di un buon inizio (come hanno fatto i vertici dei
sindacati complici che non hanno fatto un’ora di sciopero), ma, in primo
luogo, è chiaro che nelle tasche dei lavoratori più poveri (quelli che
ancora percepivano lo sgravio degli 80 euro) andrà solo una differenza
di una ventina di euro. In secondo luogo, alla riduzione delle tasse si
accompagna sempre un forte taglio dei servizi sociali, vitali proprio
per la classe lavoratrice. Infine, ben venga la riduzione delle tasse
(se non comporta tagli ai servizi), ma questo non può essere un pretesto
per non restituire gli aumenti da contratto, tanto più in quanto i
fondi per lo sgravio sono stati stanziati solo fino al 2021. Dovremo
quindi vigilare attentamente, ma è chiaro che, per recuperare quanto
sottrattoci negli ultimi 20 anni, non esistono alternative ad aumenti
veri e per tutti in busta paga tramite un contratto. Oltre alle
conseguenze sul nostro potere d’acquisto, vediamo una preoccupante
rassegnazione nella categoria, quasi che violare tutti i nostri diritti
in termini di salario sia un evento naturale ed inevitabile.
Una forte mobilitazione per aumenti salariali non è più rinviabile.
Dai dati dell’ARAN si apprende che negli ultimi 15 anni la spesa per i
nostri stipendi è addirittura diminuita del 7%, visto che chi è andato
in pensione aveva livelli stipendiali ai quali nessuno di noi, ad oggi,
può sperare anche solo di avvicinarsi. Inoltre, la scuola è all’ultimo
livello di retribuzione nella pubblica amministrazione, dato che gli
aumenti vengono dati in percentuale e ad ogni rinnovo la forbice tra le
fasce più alte e quelle più basse si amplia. Diversi studi dimostrano
che, un insegnante in prima fascia stipendiale, se componente
monoreddito di un nucleo familiare di 3 persone, è al limite della
soglia di povertà. Questa situazione continua a peggiorare, allontanando i nostri stipendi annui di decine di migliaia di euro rispetto a quelli tedeschi.
La povertà progressiva in Italia dipende dai salari ridotti per aumentare i profitti
e tutti gli studi dimostrano che i discorsi sul debito, sulla
competitività o la produttività del lavoro in Italia sono menzogne,
basti pensare al fatto che a 600 miliardi di tagli alla Pubblica
Amministrazione è seguito un aumento del debito e che siamo tra i primi
paesi d’Europa per ore lavorate.
Lavoriamo più di francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi, ma guadagniamo molto meno.
- le ragioni dello sciopero
Il personale ATA precario e di ruolo si unisce alla lotta dei docenti
precari delle superiori e di tutti i lavoratori della scuola. Sappiamo
bene cosa significhi lavorare costantemente sotto organico e con un
aumento esponenziale dei carichi di lavoro, senza che a questi
corrispondano uguali aumenti stipendiali.
I collaboratori scolastici sono da sempre la bestia da soma
della scuola pubblica. 20 anni fa sono stati tagliati gli organici con
la scusa che le pulizie sarebbero state affidate a ditte esterne.
Sappiamo come è finita, adesso una piccola parte di quei posti verrà
rimessi a sistema, ma i conti non tornano, su tre posti accantonati per
scuola ne verrà restituito solo uno con conseguente aumento del lavoro e
rischi ulteriori per la vigilanza che già così è difficile da
garantire.
Al personale viene chiesto di fare di tutto e senza limiti. Il nostro
contratto, infatti, non pone tetti ai carichi di lavoro. Una situazione
frutto dei contratti siglati negli anni dai sindacati complici che
nell’ultimo CCNL hanno dato un segnale chiaro delle loro intenzioni,
inserendo tra i primi articoli tutta la sezione sulle sanzioni
disciplinari per il personale ATA. Un chiaro monito a quanti intendano
opporsi allo sfruttamento.
Agli assistenti amministrativi vengono delegati ogni anno
mansioni sempre maggiori che richiedono l'uso di piattaforme e programmi
informatici complessi per i quali non ricevono nessuna formazione. Solo
per fare un esempio, quest’anno la procedura per le pensioni è partita a
ridosso delle vacanze di natale, con una piattaforma del tutto nuova.
Nonostante l’impegno di migliaia di colleghi, è chiaro che ci saranno
errori e distorsioni in molte pratiche. Come sempre, tagli e cattiva
gestione ricadranno sulla pelle di tutti i lavoratori: di chi deve
assicurare il servizio e di chi subisce i disservizi.
Per garantire i servizi e difendere la dignità e la salute dei
lavoratori, servono da subito forti aumenti degli organici e aumenti
veri in busta paga. Invece il nuovo sistema degli organici triennali
rende sempre più rigide anche le procedure delle deroghe per i casi di
emergenza; una situazione aggravata dal vergognoso divieto di nomina dei
supplenti.
IL PERSONALE ATA DICE BASTA A QUESTA SITUAZIONE. DOBBIAMO TORNARE NELLE PIAZZE.
SCIOPERO DEL 14 FEBBRAIO INDETTO DA SGB, COORDINAMENTI DI PRECARI E ALTRI SINDACATI DI BASE
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