In Pensione? Vogliono farci andare sempre piu' tardi, Programma minimo per una piattaforma alternativa
Pensioni: quali proposte alternative a Governo e Cgil cisl Uil
Di pensioni stanno discutendo attorno a
tavoli dei quali i lavoratori e le lavoratrici sanno ben poco, si parla
delle commissioni di esperti chiamati a studiare modi e tempi per
uscire dall'impasse creato tra legge Fornero, quota 100 e opzione donna.
La
Cgil ha chiesto di portare a 62 anni l'uscita dal lavoro una volta
raggiunti gli anni del tetto contributivo, tuttavia a leggere la
proposta unitaria di Cgil cisl uil, troviamo ben altro ossia il
sostegno, anzi il rilancio, della previdenza integrativa, la richiesta
di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale (proposta del
tutto ragionevole), l'anticipo per le donne dell'età pensionabile in
base al numero dei figli, il blocco di adeguamento dell'aspettativa di
vita che, come sappiamo, innalza nel corso del tempo l'asticella
dell'età di uscita dal lavoro.
Proposte
ragionevoli, alcune, ma del tutto inadeguate nel loro complesso e con
l'elemento contraddittorio della previdenza integrativa che ha
rappresentato una vera e propria minaccia per la previdenza pubblica
nonchè fonte di compromessi al ribasso per il sindacato .
Quando
si affronta l'argomento previdenziale dovremmo introdurre ben altri
elementi, primo tra tutti quello dell'anticipo previdenziale per i tanti
lavori usuranti, molti non riconosciuti come tali, del peso dei
contributi previdenziali soprattutto con il calcolo contributivo che
condanna i pensionati di domani a un assegno da fame. E poi i pensionati
di domani avranno il calcolo degli anni con il solo sistema
contributivo, un sistema iniquo checomporta risparmi per le casse statali ma
impoverisce i pensionati, ragione per cui è proprio il contributivo a
dovere essere rimesso in discussione.
E
allo stesso tempo dovremmo abbassare l'età pensionabile non prima di
avere rivalutato i coefficienti che poi determinano l'importo delle
pensioni, certi che il sistema contributivo abbatterà il potere di
acquisto a tal punto da costringere lo Stato ad interventi sociali di
sostegno e di incremento dell'importo.
In
questi giorni parlano di coefficienti obsoleti per scongiurare l'uscita
anticipata dal mondo del lavoro, noi dovremmo al contrario rivedere il
sistema di calcolo e i coefficienti per assicurare assegni dignitosi che
permettano esistenze decorose.
Nel 2019 si va in pensione a 67 anni di età e cosi' la nostra forza lavoro in produzione risulta tra le piu' anziane della Ue. Di ricambio generazionale si parla ma nulla viene fatto per metterlo in pratica.
Altro
aspetto dirimente è quello della forza lavoro, in Italia ci sono troppi
part time che versano contributi ridotti, le ore lavorate sono ancora
troppo basse, elementi significativi per capire come la massa salariale
in decremento non assicuri versamenti adeguati all'Inps.
La
soluzione per alcuni è sopprimere la pensione di anzianità
sostituendola con una pensione di vecchiaia flessibile, in qualunque
modo la si metta i problemi sono sempre gli stessi: lavoro nero che non
assicura contributi previdenziali, troppi part time e precari con pochi
contributi versati, un sistema di calcolo iniquo, coefficienti
contruibutivi che ci condannano le future generazioni ad assegni previdenziali da fame,
il mancato ricambio generazione della forza lavoro.
Senza
affrontare questi problemi corriamo il solito rischio, ossia consentire
ai sindacati complici di sottoscrivere l'ennesimo accordo sulle
pensioni al ribasso, salvando il sistema capitalistico italiano e
condannando le generazione future ad una vita precaria, prima attraverso
la precarietà del lavoro e poi con pensioni da fame. Invertire la
tendenza si rende necessario , oggi piu' che mai
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