Due mesi e mezzo: 132 morti sul lavoro.

OGGI SABATO 15 FEBBRAIO ALLE ORE 16.58 I MORTI SUL LAVORO SONO SALITI A QUOTA 132 DA INIZIO ANNO 2020

👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷👷

Il lavoratore non è una macchina di proprietà del padrone 132 morti sui luoghi di lavoro dall’inizio dell’anno.

Si continua a morire sul lavoro, continuano gli infortuni e le malattie contratti nei luoghi di lavoro.

Non bastano il cordoglio e la solidarietà, non è sufficiente la filiera della sicurezza nei luoghi di lavoro che alla fine piega gli stessi rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza a sposare le logiche e gli interessi dei datori trasformando un ruolo sindacale da conflittuale a collaborativo.

È tempo di rimettere al centro la salute e la sicurezza a partire dagli orari di lavoro, dalla cancellazione delle deroghe ai contratti nazionali, dalla adozione di un sistema sanzionatorio serio ed efficace contro le inadempienze padronali. È tempo di rimettere la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario al centro delle nostre rivendicazioni al pari di una riduzione dell'età pensionabile (senza ch decurtazione dell'assegno previdenziale) ampliando la lista dei lavori usuranti.
 
In questi anni la mancata sicurezza nei luoghi di lavoro non ha solo prodotto morti e gravi infortuni, malattie professionali e patologie invalidanti, menomazioni di vario genere, la insicurezza ha anche dei costi sociali ed economici.
 
Eppure investire in sicurezza comporterebbe anche dei guadagni per l'azienda, investire in tecnologia e sicurezza ha dei ritorni positivi come si evince da innumerevoli studi, in questi anni l'Inail ha messo a punto un software per certificare i costi della sicurezza sostenuti dal datore di lavoro, sarebbe opportuno obbligare i datori ad averne uno mettendo in rete tutte le spese sostenute con relativi capitoli.
 
Visto che si parla tanto, e spesso a sproposito, di trasparenza, male non sarebbe conoscere nel dettaglio le spese sostenute dal pubblico e dal privato in materia di sicurezza, incrociando i dati potremmo individuare tipologia, qualità e quantità degli interventi con relativi costi, giusto per farsi una idea degli investimenti realizzati e non solo degli interventi obbligati dalla legge (come i cosiddetti dispositivi di protezione individuale o i corsi obbligatori) .

E per le malattie professionali urge un aggiornamento magari andando a guardare gli altri paesi europei e gli Usa dove tante pubblicazioni scientifiche hanno individuato lavorazioni pericolose per l'uomo e l'ambiente anche se in tante altre nazioni non sono considerate tali.
 
O si mette al centro dell'operato sindacale, sociale e politico la questione della sicurezza nei luoghi di lavoro o continueremo a rilevare statisticamente decessi, malattie e infortuni e allo stesso tempo l'opinione pubblica non si accorgerà piu' del problema abituandosi alla  ineluttabilità della lunga scia di morti.

Commenti