Le amnesie della Re David e della Fiom.

L' intervista, al quotidiano La Repubblica,  rilasciata dalla segretaria Fiom Francesca Re David, merita non solo di essere letta ma le sue parole vanno ponderate e contestualizzate.

Re David parte da una giusta critica ossia dalla constatazione che un'idea del Paese è assente e di conseguenza le crisi aziendali aumentano di giorno in giorno.

Ma la prospettiva di Re David è quella di proporre un patto alla tedesca,  cosa intende quando parla di legislazione sulla rappresentanza e sulla partecipazione?

Partiamo da quanto accaduto nel Settembre 2019, la firma di cgil cisl uil della convenzione per la misurare e  certificare la rappresentanza sindacale, una firma conseguente all'accordo del Gennaio sulla rappresentanza sindacale che di fatto esclude dalle Rsu i sindacati non firmatari.

Al momento dell'insediamento del Conte bis era evidente che saremmo ripartiti dall'accordo del 2014, definito a ragione la tomba della democrazia sindacale poichè vincola i firmatari al rispetto di innumerevoli regole che alla fine imbavagliano le Rsu e il legittimo dissenso dei lavoratori rispetto agli accordi nazionali siglati dai sindacati,  per dare centralità al ruolo di cgil cisl uil  nella contrattazione nazionale e di secondo livello.

L'obiettivo non è tanto quello di cancellare i cosiddetti contratti pirata, quelli sottoscritti da compiacenti sindacati autonomi al massimo ribasso, ma eliminare ogni forma di conflittualità e di dissenso organizzato rispetto all'operato sindacale. E su questo punto la Re David torna con forza ricordando che l'accordo del Gennaio 2014 è la base sulla quale costruire il sistema di relazioni sindacali.

L'altro punto rilevante della intervista è dato dall'idea che i sindacati debbano partecipare alla vita delle fabbriche come avviene in Germania, una sorta di cogestione aziendale e una presenza fissa di rappresentanze sindacale all'interno dei cda delle principali aziende.

Niente di piu' della vecchia idea che il capitalismo democratico possa esistere cooptando i sindacati nella gestione delle aziende, eliminando sul nascere ogni elemento di conflittualità e di classe.

Poi altri punti salienti dell'intervista ricordano l'assenso della Cgil all'accordo 2018 a Taranto, accordo fortemente osteggiato dalla cittadinanza pugliese ma soprattutto senza alcuna garanzia reale sul futuro occupazionale e produttivo degli stabilimenti (sorvolando sul fatto che le produzioni nocive hanno determinato la morte di tanti operai e cittadini).

Re David fa sua la vecchia idea che lo stato dovrevve orientare investimenti e aziende, avere quella vecchia funzione di controllo e di indirizzo dell'economia per altro prevista dalla Costituzione Italiana anche se quasi sempre disattesa.

Ma Re David non analizza , non perchè non ne sia capace ma certe letture parziali alla fine sono funzionali ad occultare l'arrendevolezza sindacale rispetto alle privatizzazioni, gli ultimi 30 anni di storia del capitalismo italiano a partire dallo smantellamento delle partecipazioni statali con l'avvento delle privatizzazioni e il sopravvento del capitalismo finanziario. 

Non si fa i conti con le privatizzazioni, con le delocalizzazioni, con le politiche di contenimento delle dinamiche salariali che non sono servite a salvare il capitalismo italiano ma ne hanno piuttosto acuito le difficoltà insieme alla incapacità di investire in nuove tecnologie.

E senza fare i conti con privatizzazioni, ruolo dello Stato , delocalizzazioni e democrazia sindacale si va poco lontano, al massimo si sarà cooptati nei cda delle multinazionali a fare le mosche cocchiere del capitale imbrigliando i lavoratori nella supina accettazione di regole che ne determinano lo sfruttamento e l'impoverimento. Al massimo si firmeranno accordi, come quello siglato alla Piaggio, con aumento dei carichi di lavoro e senza investimenti produttivi, con i sabati lavorativi e tanti precari stagionali fuori dalla fabbrica. E' forse questa la svolta annunciata dalla Cgil?

ps nonostante decine di morti sul lavoro la fiom non ha ancora indetto uno sciopero generale per salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Ci sembra eloquente di quanto alle parole non seguano neppure i fatti, se teorizziamo un capitalismo dal volto umano e partecipato, perchè non salvaguardare almeno la vita dei lavoratori e delle lavoratrici?

Commenti

  1. Le responsabilità dei sindacati confederali sono enormi. Soprattutto quelle della CGIL, in considerazione delle sue radici storiche. Hanno contribuito ad anestetizzare il dissenso espresso dai lavoratori. Hanno fatto fuori i sindacati di base conflittuali e le RSU, quindi hanno contribuito allo smantellamento del dissenso che proveniva dai lavoratori. Un totale fallimento.

    RispondiElimina

Posta un commento