Lo smart working vincerà il coronavirus?

La discussione imperversa anche in Italia, i contratti nazionali stanno disciplinando il ricorso allo smart working e i sindacati tendono a presentarlo come grande conquista dei lavoratori.

La realtà è comunque piu' complessa di come la si vorrebbe presentare, in un anno il lavoro agile è cresciuto in Italia del 40%, nei paesi del Nord è da tempo diffuso, sicuramente da prima del 2017, anno di approvazione della legge 81 che ne disciplina, da noi, le modalità di gestione,:

La sola domanda da porci è se questa tipologia di lavoro sia una conquista sindacale o una vittoria padronale sotto forma di gentil concessione, se questa forma di lavoro autonomo sia veramente autonoma o se invece si tratti di subordinazione mascherata, con regole di dominio e controllo ancora piu' forti di quelle proprie del lavoro tradizionale.

Partiamo da alcuni presupposti elementari, se vuoi lavorare da casa devi comunque concordare con il datore degli obiettivi e raggiungerli, essere connesso per buona parte del giorno, sicuramente piu'a lungo dell'orario di lavoro tradizionale. E' pur vero che limiti giornalieri o settimanali debbono essere previsti ma la rete alla fine impone tempi dedicati al lavoro sempre piu' lunghi e prevaricanti. Se puo' essere vantaggioso per quanti hanno condizioni di salute e di mobilità precarie, resta comunque una tipologia di lavoro che assicura una produttività maggiore e il crescente auto isolamento della forza lavoro individualizzata.

Lo smart working diventa poi fondamentale per il business, lo dimostra il fatto che l'osservatorio sul lavoro agile si trova proprio nella città italiana degli affari: Milano.

Fin qui abbiamo ripetuto ovvietà , proviamo a pensare che lo smart working  rappresenti un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, permetta cosi' di costruire delle nuove metriche del lavoro e disporre modelli gestionali della forza lavoro finalizzati ad accrescere la produttività.  Se non si capisce tutto cio' il ragionamento sullo smart working diventa un terreno scivoloso e incline a ragionare in termini individuali\sti del lavoro.

In questi giorni lo smart working e la rete diventano fondamentali per l'economia cinese ed europea con il coronavirus che ha isolato intere province e aree produttive. Il rischio che questa epidemia assesti un duro colpo all'economia cinese è evidente, i contraccolpi potrebbero presto ricadere sulla stessa economia europea, sull'industria meccanica tedesca e sulla stessa Italia visto che i turisti cinesi annualmente superano 13 milioni per un giro di affari stimato attorno a 1,6 miliardi di euro.

E allora, in questi scenari apocalittici, il lavoro agile puo' diventare una soluzione, pur parziale, per aggirare almeno parte dei problem, l'utilizzo a fini capitalistici delle tecnologie digitali non annulla lo sfruttamento intensivo della forza lavoro ma consente di riorganizzarlo in termini piu' efficienti e produttivi. Ovviamente il lavoro agile non basta da solo  ma in un colpo solo cambia la percezione dei tempi e dello spazio e dello stesso lavoro e avverrà in termini funzionali agli interessi dell'impresa non certo della forza lavoro.  E questi cambiamenti in Italia determinano nuovi scenari di sfruttamento dei quali il sindacato dovrebbe occuparsi senza cedere alle lusinghe del lavoro da casa e alla facile ideologia capitalistica secondo la quale il lavoratore sarà piu' libero e autonomo.


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