Le sirene del Maggioritario

Il 76 per cento degli italiani preferisce il maggioritario, la notizia, pubblicata da Il Sole24 Ore, viene lanciata in pompa magna facendo prefigurare un intervento importante nella contesa del sistema elettorale, quello di Confindustria.

Ma sarà cosi' vero che gli italiani, a lungo legati al sistema proporzionale, abbiano spostato a stragrande maggioranza il maggioritario? E sempre gli italiani riusciranno a capire che la tanto decantata governabilità è servita per garantire la formazione di Esecutivi che hanno attaccato salari, pensioni, welfare facendo arretrare le nostre condizioni di vita e di lavoro?

Intanto pensiamo all'inizio del maggioritario, nel contesto storico del passaggio da prima a seconda Repubblica,  correva l'anno 1992. Poi è arrivato il maggioritario con il Mattarellum (si l'ideatore è stato l'attuale Presidente della Repubblica) con il 75% dei seggi, alla Camera e in Senato, assegnati con collegi uninominali e la soglia si sbarramento al 4% per i seggi assegnati con il sistema proporzionale.

Ce lo chiedeva l'Europa e la governabilità, tanto per citare qualche luogo comune sulle ragioni che indussero alla Riforma del sistema elettorale, si raccontava che la instabilità dell'Italia fosse legata al sistema elettorale e alla presenza dei partiti di massa.

E cosi', all'ombra di Tangentopoli e Manipulite, si consumava un cambiamento epocale nella storia italiana, poi nel 2005 sarà la volta del Porcellum con nuove soglie di sbarramento (distinte tra liste concorrenti isolate o in coalizione) e il Premio di maggioranza sempre in nome della cosiddetta Governabilità. Cambiano le circoscrizioni elettorali. E per finire il Rosatellum, nell'anno 2017, senza premio di maggioranza e con soglie di sbarramento distinte per coalizioni e le singole liste.

Per saperne di piu' rinviamo a un dossier redatto dall'Acli, senza sposarne le posizioni sarebbe bene leggerlo per farci una idea non approssimativa di quanto accaduto: https://www.acli.it/wp-content/uploads/2017/11/Dossier_2017_11_n06_Rosatellum.pdf

Ma torniamo ai nostri giorni e al rinnovato entusiasmo per il maggioritario se tale possiamo definirlo.

Si certo l'assenza di partiti di massa gioca in tutta la vicenda dei sistemi elettorali un ruolo importante e volutamente sottovalutato, di  riforme elettorali dovremmo parlare in stretto rapporto all'idea di democrazia che vogliamo sostenere, da parte nostra l'idea che ciascun partito venga rappresentato in Parlamento in proporzione ai consensi riportati resta unelemento imprescindibile se vogliamo dare un senso al concetto democratico e alla rappresentanza.

Sbarramenti di liste e di coalizioni lasciano fuori dal parlamento rappresentanze che hanno raccolto milioni di voti e non ci sembra che in tale caso si possa parlare di reale democrazia.

Cio' che vorremmo evitare con tutte le forze possibile è la costruzione di un sistema elettorale funzionale a questo o a quel partito, a questa o quella coalizione, ne uscirebbe a pezzi non solo la credibilità del Parlamento e dello Stato ma la stessa democrazia e rappresentatività

Gli italiani non hanno memoria storica, solo pochi addetti ai lavori capiscono il senso e il fine delle riforme elettorali ma sul principio una testa e un voto crediamo valga la pena di spendersi in nome di una idea e di una pratica effettivamente democratica, per questo il maggioritario ha rappresentato un vantaggio per le cassi dominanti, ha eliminato i partiti di massa (belli o brutti che fossero) e allontanato sempre piu' cittadini dalla partecipazione attiva, riducendoli insomma al ruolo di spettatori o attivisti virtuali.

Ma il proporzionale per essere credibile deve essere semplice e puro, ricondotto a una pratica democratica che oggi non esiste piu', per questo l'intera discussione è falsata e anche gli ultimi fautori del proprozionale sono mossi da ben altre ragioni ossia conquistare un sistema elettorale che risulti piu' vantaggiosi, la formula astratta con la quale conquistare il Governo e non certo una visione complessiva di democrazia attiva.

Sta qui allora il problema tra una formula vincolata al successo elettorale o il ritorno ad una visione complessiva che necessita di democratizzare un paese nel quale il germe securitario e autoritario è sempre piu' forte




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