Ue-Mercosur, il governo italiano con Bolsonaro
riceviamo e pubblichiamo
Ue-Mercosur, il governo italiano con Bolsonaro
Agribusiness. Va
avanti senza intoppi il percorso del trattato tra l'Unione europea e i
paesi latinoamericani, che ignora gli appelli degli ambientalisti sul
pericolo per l'Amazzonia. Dal ministero degli Esteri di Roma nessuna
critica
Green
new deal, appelli in difesa dell’Amazzonia, denunce contro il “cattivo”
Bolsonaro? Solo parole. Di fronte agli interessi legati all’accordo
commerciale tra Unione europea e paesi del Mercosur (Argentina, Brasile,
Paraguay e Uruguay), tutto potrebbe passare magicamente in secondo
piano.
Già al
momento della firma del trattato, il 28 giugno scorso, la Commissione Ue
aveva ignorato le richieste di 340 organizzazioni europee e
latinoamericane che, allarmate dalle devastanti politiche in materia
ambientale e indigena applicate in Brasile, avevano esortato la Ue a
inviare «un segnale inequivocabile» al governo Bolsonaro, sospendendo
«immediatamente» i negoziati in attesa di un deciso cambio di passo
rispetto, tra l’altro, alla lotta alla deforestazione.
Ma
l’accordo rischia di passare indenne anche l’attuale fase di revisione
che dovrebbe concludersi a marzo, per poi lasciare campo libero alla
ratifica dei parlamenti di ogni paese, necessaria per l’entrata in
vigore del trattato, con conseguente avvio di un graduale processo di
apertura commerciale tra i due blocchi.
Su
questa strada, è vero, ci sono resistenze: l’Irlanda ha minacciato di
non ratificarlo per il suo impatto sull’ambiente e sull’agricoltura
nazionale, la Vallonia belga ha espresso la sua totale contrarietà e
l’Austria è andata oltre votando un atto parlamentare che obbliga il
governo a mettere il veto all’approvazione dell’accordo.
E
l’opposizione del settore agricolo francese ha indotto il presidente
argentino Alberto Fernández, preoccupato delle ricadute sull’industria
nazionale, a cercare proprio nel governo Macron, durante la sua visita
in Europa, una sponda per rinegoziare il trattato.
Grave
che nessuna obiezione giunga dall’Italia, che anzi, come ha chiarito la
viceministra degli Esteri Marina Sereni intervenendo il 6 febbraio alla
conferenza su «America latina tra diseguaglianze e tensioni sociali»,
«si batte per varare definitivamente» l’accordo Ue-Mercosur.
Accordo
su cui aveva già lanciato con forza l’allarme la Campagna Stop Ttip
Italia, denunciando in particolare il rischio che l’aumento dell’export
di carne di manzo dal Brasile aumenti la deforestazione e gli incendi in
Amazzonia, l’indebolimento dei controlli su prodotti provenienti da
paesi in cui, oltre agli ogm, circolano liberamente centinaia di
pesticidi proibiti in Europa e anche la scarsa tutela dei prodotti a
indicazione geografica italiani (limitata a 55 su oltre 290). Temi che
la Campagna riprenderà oggi nella conferenza stampa alla Camera
convocata proprio per denunciare il voltafaccia del governo italiano sui
trattati di liberalizzazione commerciale con gli Usa e con il Mercosur.
Critiche
anche da Rifondazione comunista, secondo cui l’accordo è «linfa per gli
interessi dell’agribusiness» e «carburante per gli incendi in
Amazzonia»: «Se il Pd sta con Bolsonaro, noi stiamo con i popoli
indigeni e i movimenti contro il cambiamento climatico».
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