E Macron fece marcia indietro... Ma attenzione che non ritirano la legge previdenziale

Colpiscono le parole di politici ed economisti rammaricati per il ritiro della riforma previndeziale del Governo Francese dopo settimane di scioperi e manifestazioni che hanno letteralmente paralizzato il paese. Colpisce che la Riforma sia vista come indispensabile non solo per la Francia ma per la Ue , a conferma che l'innalzamento dell'età pensionabile, le politiche dei bassi salari, la limitazione delle tutele individuali e collettive in caso di licenziamento rappresentano i capisaldi di quel programma minimo che accomuna i padroni delle varie nazioni europee.

Nei prossimi giorni capiremo bene quale sia il nuovo testo presentato dal Governo francese ma su un punto almeno hanno vinto i sindacati ossia sul ritiro dei 64 anni (che sarebbero entrati a regime solo tra alcuni anni ossia nel 2027) come requisito minimo per il raggiungimento del trattamento massimo pensionistico.

I Prossimi giorni saranno dirimenti perchè la marcia indietro di Macron è piena di insidie, prima tra tutte la conferenza sull’equilibrio e il finanziamento del sistema pensionistico nella quale i sindacati, ad oggi uniti, potrebbero dividersi. Perchè il sistema previdenziale francese potrà anche eludere l'innalzamento dell'età previdenziale ma subirà in ogni caso alcuni cambiamenti rilevanti ed eliminato il controverso limite dei 64 anni i sindacati saranno chiamati ad un tavolo per discutere delle altre proposte governative e già fin da ora si intravedono posizioni assai diverse.

Infatti le stesse parole di Philippe vanno in questa direzione, ossia dividere i sindacati dopo avere congelato i 64 anni invisi a gran parte dell'opinione pubblica francese. Acquistare tempo, trovare un compromesso e spostare di qualche anno l'innalzamento dell'età pensionabile concedendo la resa sui 64 anni .

 Traduciamo le parole di Philippe: Per dimostrare la mia fiducia verso i partner sociali, e non pregiudicare l’esito dei loro lavori sulle misure da attuare per ottenere l’equilibrio nel 2027, sono disposto a ritirare dal progetto di legge la misura di breve termine che avevo proposto, che consiste nel convergere progressivamente, a partire dal 2022, verso un’età di equilibrio di 64 anni nel 2027.

E' fuorviante  focalizzare tutta l'attenzione sui 64 anni perchè, come alcuni hanno spiegato (ad esempio l'economista Pikkety), la nuova legge favorirebbe le pensioni piu' alte non essendo una riforma a sostegno dei redditi bassi come detto da esponenti del governo francese. Il testo della riforma prevedeva infatti che per raggiungere l'assegno piu' alto ogni lavoratore avrebbe dovuto lavorare almeno fino a 64 anni, occupazioni gravose incluse, occupazioni che ad oggi beneficiano di condizioni migliori come l'anticipo previdenziale, senza decurtazione , di alcuni anni.  

Ed eliminando poi i regimi pensionistici oggi esistenti, intere categorie avrebbero una perdita consistente dell'assegno previdenziale. Come si evince da queste poche considerazioni, la partita previdenziale è tutt'altro che chiusa, i sindacati e le piazze hanno ottenuto un grande risultato che rischia tuttavia di essere vanificato dal tavolo di contrattazione con i sindacati nel quale potrebbero passare parti rilevanti della Riforma determinando per molti aumento dell'età lavorativa e perdita del potere di acquisto.

Sarà per questa ragione che la Cgt e altri sindacati hanno già dichiarato di volere continuare con gli scioperi e la mobilitazione fino al ritiro in toto della Legge previdenziale. Come dar loro torto?

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