Ma l'Italia ha una politica estera?

In questi giorni, con l'uscita di un film, si va parlando di Bettino Craxi e l'opinione pubblica è divisa tra chi lo ritiene un esule costretto alla fuga dall'Italia (una sorta di esilio politico in terra Tunisina) e quanti invece ricordano le pagine giudiziarie di Manipulite, i reati contestati e le condanne dell'ex leader Socialista (e non solo lui ovviamente). 

Una discussione non certo edificante  perchè non analizza storicamente la storia di Manipulite, il collegamento tra quella stagione giudiziaria e l'avvento della seconda Repubblica, il passaggio dai partiti di massa alla società liquida. E nella rimozione della storia  viene anche meno il rapporto tra la inchiesta Giudiziaria di Manipulite  e la stagione delle privatizzazioni che ci riporta ai nostri giorni con errori, sprechi e perdita di competitività della industria italiana.

Siamo forse nostalgici degli anni ottanta e della corruzione ? Non scherziamo con le cose serie,  vogliamo dire ben altro, ossia che il passaggio da prima a seconda Repubblica andrebbe indagato storicamente, non affidare le analisi alla cronaca giudiziaria e giornalistica, giusto per capire gli eventi e non cadere vittime di semplificazioni.

Un po' come accade con la politica estera italiana,  da  oltre 30 anni  il nostro paese impiega migliaia di soldati nelle missioni all'estero, ha partecipato a guerre Nato e Usa e senza l'egida Onu, l'articolo 11 della Costituzione stravolto e interpretato a piacimento a fini militaristi.

Nel corso del tempo poi la presenza delle basi militari Usa e Nato è andata rafforzandosi, quando vengono restituite porzioni di basi all'Italia ad occuparle arrivano (come nel caso di Camp Darby) i reparti speciali dell'esercito italiano impiegati a loro volta negli scenari di guerra.

A confronto di oggi, il Craxi di Sigonella sembra un gigante della politica, attento alla sovranità nazionale, pur dentro il contesto Nato, al contrario di chi ha lasciato impunito negli anni successivi (o punendoli dopo averne permesso la fuga dall'Italia) piu' di un reato commesso dai soldati Usa e Nato nel nostro paese. Craxi, ma insieme a lui settori importanti della Democrazia Cristiana, erano ben consapevoli che la politica estera italiana avrebbe dovuto guardare a un rapporto non subalterno al'asse tra Israele ed Usa privilegiando i rapporti con il mondo arabo.

Alla luce di questi fatti appare demenziale il dibattito sul sovranismo dacchè un sovranista vero non asseconderebbe una politica estera appiattita sui voleri Usa, avrebbe qualcosa da dire, e da fare, sulla contaminazione della propria terra come le aree limitrofe al poligono di tiro in Sardegna. E invece solo parole o adesioni entusiastiche (vedi Salvini) alle iniziative di Trump.

Torniamo alla politica estera italiana provando a riflettere su quanto accade attorno alle nostre coste, focalizziamo l'attenzione su pochi particolari, consci che un paese capitalistico mira a salvaguardare gli interessi delle proprie multinazionali. La presenza di Edogan nel Mediterraneo è una gentile concessione Usa in cambio dell'allontanamento della Turchia dalla Russia (e infatti proprio Russia e Turchia si fronteggiano sostenendo le opposte fazioni in Libia anche se pochi parlano del ruolo statunitense), presenza legata tuttavia ad interessi materiali come stabilire i confini marittimi e dividersi lo sfruttamento del petrolio e dei corridoi nel Mediterraneo.

Prendiamo ad esempio il  progetto di gasdotto  sottomarino Eastmed che in teoria dovrebbe collegare i mercati europei con i giacimenti presenti nel Mediterraneo orientale (di Israele e Cipro).

 Se questo progetto andrà in porto sarà determinante il ruolo della Turchia, l'accordo recente tra Erdogan e la Libia per lo sfruttamento del petrolio ha messo in un angolo sia Francia che Italia, se poi aggiungiamo anche il progetto del gasdotto la situazione per il Bel Paese si fa piuttosto difficile, incapace perfino di tutelare gli interessi attorno alle proprie coste. Ecco spiegato perchè il premier Conte sia intervenuto direttamente  per impedire le nuove trivellazioni nelle acque libiche e per fermare il protagonismo turco del Mediterraneo ma senza mai entrare nel merito delle ragioni dello stesso.

Si sta giocando una grossa partita attorno ai giacimenti petroliferi, ai gas e alle acque del Mediterraneo, dopo la perdita del controllo sui pozzi petroliferi libici, l'Italia ha deciso una strategia di bassa intensità all'ombra della Nato e della Ue, i prossimi eventi diranno se questa sia la strategia giusta a tutela degli interessi nazionali. E la presenza di Putin, insieme a Arabia saudita ed Egitto, in Libia è legata al Mediterraneo.

Tutti i paesi Adriatici sono interessati a sfruttare le risorse dei loro territori, con alcuni di loro Eni ha già stipulato accordi, ora il rischio è di trovarsi concorrenti in questo business. L'ultima manovra di Bilancio ha deciso che le piattaforme petrolifere paghino, a ragione,  una sorta di Imu, siamo certi che siano già iniziate le pressioni per ritirare questa decisione, una sorta di invito allo sfruttamento delle risorse energetiche senza alcun ritorno nelle casse statali italiane. E' palese che la situazione sia in profonda evoluzione , tutt'altro che scontato conoscere le scelte dell'Italia anche in materia di gas, petrolio, sfruttamento delle risorse nelle acque di casa nostra. Quali saranno allora gli interessi capitalistici a prevalere?

E sullo sfondo delle dinamiche mondiali agiscono le emergenze climatiche, non dimentichiamo mai che il controllo del gas è diventato indispensabile e di gran lunga preferibile all'inquinante carbone. Vedremo se il nostro paese sarà in grado, sempre capitalisticamente,di affrontare l'emergenza climatica e le nuove priorità

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