Pubblico garantista e privato rigorista? Il gelo ha bloccato le menti

Un luogo comune diffuso  e duro da morire, quello per il quale nella Pubblica Amministrazione tutto sarebbe consentito al contrario del privato dove la forza lavoro avrebbe innumerevoli regole da rispettare.
Uno stereotipo che non tiene conto della realtà odierna e degli ultimi 15 anni, tralascia i quasi 9 anni di blocco della contrattazione decisa a tavolino e per legge senza alcuna mobilitazione dei sindacati complici.

Potremmo invece asserire che i sindacati complici siano alquanto rigorista verso i lavoratori da loro rappresentati (volenti o no che siano) visto che nel corso degli anni gli arretrati contrattuali si sono trasformati in indennità di vacanza contrattuali pari a una decina di euro al mese, considerato che tra codici di comportamento e norme disciplinari sono in continuo aumento i lavoratori oggetto di sospensione o di licenziamento. 

Solo nell'anno 2017 erano quasi 350 i dipendenti licenziati, migliaia quelli sospesi per giorni o settimane senza retribuzione alcuna, di sicuro il dipendente pubblico non rischia il posto in caso di crisi aziendale ma in cambio della certezza del posto ha dovuto cedere sul salario, sui diritti, sui carichi di lavoro, sulle norme contrattuali e legislative che spesso prevedono il lavoro domenicale senza retribuzione ma solo a recupero (ad esempio negli enti locali ).

Per essere licenziati nel pubblico occorre poco, non parliamo solo dei cosiddetti furbetti del cartellino o del reato di peculato, basta ad esempio non dichiarare qualche passata denuncia (anche per reati sociali e di piazza),  rifiutare un trasferimento (magari iniquo e dettato da soprusi), riportare una condanna penale definitiva (ricordiamo i licenziamenti politici avvenuti negli ultimi anni di attivisti processati e condannati per manifestazioni sindacali e politiche), violare ripetutamente il codice disciplinare, una insufficiente prestazione attraverso piu' anni di valutazioni negative attraverso il cosiddetto ciclo della performance. E pochi sanno che perfino il dirigente , o funzionario, che non attiva i procedimenti discplinari, in determinati casi rischia lui stesso il posto di lavoro.

Come vediamo, innumerevoli possono essere le cause di licenziamento per cui innumerevoli stereotipi non avrebbero ragione di esistere.

Poi esistono altri elementi rilevanti a lungo taciuti, ad esempio se un contratto a tempo determinato è illegittimo (ad esempio nella durata del contratto passato recentemente da 36 a 24 mesi), nel privato scatta la conversione al tempo indeterminato, nel pubblico impiego invece solo il risarcimento con poche mensilità. E questa disparità di trattamento ha salvato lo Stato dall'assunzione di circa 150 mila insegnanti supplenti nelle scuole.

C'è da dire che la Riforma Madia ha cancellato l'art 18 ma, al contrario del jobs act per il privato, ha stabilito alcune norme valide solo per il Pubblico e solo in questo caso esistono tutele reali maggiori nel Pubblico rispetto al Privato (dove non c'è ormai piu' la reintegra e solo il risarcimento di poche mensilità fermo restando che la normativa , dopo la sentenza della Consulta, sarà rivista nelle prossime settimane).

Sempre confrontando pubblico e privato, da oltre 20 anni non esistono piu' nel pubblico i mansionari, con l'avvento dei profili è decisamente cresciuta la flessibilità del dipendente e le sue stesse prestazioni, pur dentro le declaratorie spettanti ad ogni profilo professionale. L'obiettivo di molti è invece andare ben oltre e applicare quella clausola, fortemente voluta da Renzi quando era Presidente del Consiglio, che prevede il declassamento di livello quando si tratta di salvare il posto di lavoro. In questo modo il potere dirigenziale sarebbe cosi' esteso da decidere vita e morte (professionale e salariale) dei lavoratori pubblici.

Infine, due aspetti rilevanti ossia il cosiddetto merito e le fasce di reperibilità in caso di malattia. Nella Pubblica amministrazione la performance ha di fatto anticipato i tempi di quel processo involutivo che ha portato a barattare parti di salario con la competizione tra lavoratori e lavoratrici e l'accrescimento dei ritmi e della produttività individuale. Invece della quattordicesima oggi abbiamo la produttività che per contratto deve essere diseguale , sono sempre piu' numerosi i casi di dipendenti valutati negativamente o con votazioni basse a determinare la perdita salariale. Quando si parla di salario a pioggia nel Pubblico non si dice il vero.

Poi le fasce di reperibilità che scaturiscono dallo stereotipo Brunettiano del dipendente pubblico fannullone, ossia dal fatto che nel pubblico la reperibilità giornaliera in malattia è di 7 ore e nel privato invece 4.

Alla luce di queste considerazioni chi potrà ancora asserire che i dipendenti pubblici siano privilegiati, inguaribili fannulloni e forza lavoro con troppe tutele?

Commenti