29 novembre 2025: 47esima giornata di solidarietà internazionale col popolo palestinese
29 novembre 2025: 47esima giornata di
solidarietà internazionale col popolo palestinese
Breve analisi della situazione economica e sociale dei Territori Palestinesi
La 47esima giornata di solidarietà internazionale per il
popolo palestinese, che cade ogni anno il 29 novembre in quanto ricorrenza
dell’approvazione nel 1947 della Risoluzione Onu 181 che sancì la divisione
della Palestina Storica, offre l’opportunità per una breve analisi delle
condizioni economiche e sociali in cui versano i Territori Palestinesi Occupati
dopo due anni di guerra indiscriminata a Gaza e di pulizia etnica e sottrazioni
di terre in Cisgiordania da parte di Israele.
Dal rapporto dell’agenzia dell’Onu Unctad pubblicato martedì
25 novembre[1]
prendiamo atto come l’economia dei Territori Palestinesi nel suo complesso abbia
accusato nel biennio 2023-24 la più profonda contrazione mai registrata in
precedenza, vanificando decenni di progressi.
Alla fine del 2024 il Pil totale dei
Territori era tornato ai livelli del 2010 (grafico 1), mentre il Pil pro capite,
sotto la spinta dell’incremento demografico, risultava addirittura regredito
all’anno 2003, azzerando 22 anni di sviluppo economico in soli 15 mesi,
dall’ottobre 2023 al dicembre 2024. Si tratta in sostanza di un collasso
economico, in quanto in soli due anni il Pil totale dei Territori Palestinesi è
precipitato di ben il 70% rispetto al livello del 2022.
Tendenza peraltro continuata con la stessa intensità nel
corso del 2025 fino al fragile cessate il fuoco di inizio ottobre e solo
rallentata successivamente a causa delle quotidiane violazioni che hanno
causato ad oggi oltre 300 morti e, proprio di questi giorni, dell’espansione
del territorio della Striscia controllato da Israele, dal 53% al 60%, in
violazione dell’accordo, con annessa distruzione degli edifici.
Grafico 1:
valore in milioni di
$ del Pil dei Territori Palestinesi, periodo 1994-2024. Fonte: Unctad
Tale drammatico crollo si è principalmente verificato
nell’anno 2024 quando “l’economia palestinese ha registrato il suo declino più
ripido, a causa dell’escalation delle ostilità che hanno devastato
infrastrutture critiche, tra cui fabbriche, aziende, ospedali, scuole,
università, edifici residenziali e banche, oltre a risorse vitali nei settori
dell’energia, dell’acqua, delle telecomunicazioni e dell’agricoltura”. Una
situazione che ha aggravato la scarsità e l’accessibilità economica spingendo
al 54% l’indice dei prezzi al consumo nell’anno in questione. Anche la
disoccupazione è sensibilmente aumentata nel 2024, di ben il 24%, arrivando ad interessare
circa la metà della forza lavoro palestinese.
Sebbene la situazione complessiva dei Territori Palestinesi
risulti dunque eccezionalmente grave, nella Striscia di Gaza ha invece assunto
connotati drammatici a seguito dei bombardamenti incessanti e delle distruzioni
sistematiche che ad aprile scorso, secondo l’Unctad, interessavano il 70% delle
strutture.
Dal punto di vista economico infatti la Striscia accusa un
tracollo di ben l’83% nel solo anno 2024, senza considerare la significativa
flessione del 2023. Con il Pil pro capite che è precipitato a soli 161 dollari,
il valore più basso a livello globale, e pari soltanto al 6,4% al picco di 2.508
dollari del 2005 (grafico 2). L’inflazione si è impennata al 238% e la
disoccupazione all’80% spingendo l’intera popolazione di Gaza al di sotto la
soglia di povertà.
Secondo le stime dell’agenzia dell’Onu in questione, a causa
della catastrofe umanitaria causata dai bombardamenti e dal blocco degli aiuti,
a Gaza sarebbero andati perduti oltre 69 anni di sviluppo umano, una crisi che
il Conflict Data Programme di Uppsala in Svezia, definisce come la più grave
mai rilevata in assoluto.
Grafico 2: Pil pro capite della Striscia di Gaza in dollari,
periodo 1994-2024. Fonte: Unctad
Completa il quadro l’autorevole, nonché
direttamente finanziato dal governo federale tedesco, Max Planck Institute for
Demographic Research il quale in un recentissimo rapporto stima le morti violente
causate direttamente dalle attività militari israeliane negli ultimi due anni
nell’ordine di 100.000 unità, ben 30.000 in più rispetto ai dati forniti dal
Ministero della salute di Gaza che computa soltanto i corpi ritrovati dei deceduti[2].
“A causa di questa mortalità senza precedenti,
l’aspettativa di vita a Gaza è diminuita del 47% nel 2024 rispetto a quella che
sarebbe stata senza la guerra, equivalente ad una contrazione di 36,4 anni”. La
speranza di vita dei gazawi, lo scorso anno si sarebbe in sostanza ridotta a
soli 40 anni.
Lo
studio ha inoltre rilevato che la distribuzione per età e genere delle morti
violente a Gaza fra il 7 ottobre 2023 e il 31 dicembre 2024 assomigliava molto
ai modelli demografici osservati in diversi genocidi documentati dal Gruppo
interagenzia delle Nazioni Unite per la stima della mortalità infantile (UN
IGME)[3].
Conclusioni
Per la
ricostruzione delle infrastrutture e il ripristino dei mezzi di sussistenza
l’Unctad stima un costo superiore ai 70 miliardi di dollari e “chiede un
cessate il fuoco duraturo, un accesso umanitario urgente e finanziamenti
internazionali sostenuti per stabilizzare le finanze pubbliche e ricostruire la
base produttiva distrutta dell’enclave”.
Tuttavia l’applicazione del cosiddetto piano di pace
di Trump in 20 punti, una sorta di specchietto per le allodole che pone una
pietra tombale sul diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, è
ancora fermo al punto 1 e ancora non sembrano prospettarsi certezze in merito
all’attuazione dei passaggi successivi.
Con Israele che, da un lato, procede imperterrito nel
processo di colonizzazione della Cisgiordania e, dall’altro, consolida e amplia
l’occupazione di una vasta porzione della Striscia, non riusciamo ad
intravedere la possibilità che, quantomeno a medio termine, l’economia dei
Territori possa iniziare seriamente a risollevarsi. Ciò al pari delle
condizioni sociali, soprattutto a Gaza dove, con gli aiuti umanitari che
Israele fa entrare nella misura di 1/6 rispetto a quanto stabilito nell’accordo
raggiunto ad inizio ottobre, alla popolazione, in larga maggioranza sfollata
nelle tende, attende, a netto dei bombardamenti, un altro inverno di condizioni
di vita al limite della sopravvivenza.
I leader mondiali, Giorgia
Meloni compresa, che erano accorsi a Sharm el Sheik a sfilare in passarella
alla firma dell’accordo ad inizio ottobre, sono chiamati ad effettuare azioni concrete
e pressioni politiche per allievare le condizioni drammatiche della popolazione
e per l’avvio della ricostruzione, invece di assecondare i desiderata israeliani,
volgendo indifferenti lo sguardo lontano da ciò che di drammatico accade nei
Territori Palestinesi e del quale sono corresponsabili.
Andrea Vento
28 novembre 2025
Gruppo Insegnanti di Geografia
Autorganizzati
[1] Rapporto sull'assistenza dell'UNCTAD al popolo
palestinese: sviluppi nell'economia del Territorio
palestinese occupato
https://unctad.org/publication/report-unctad-assistance-palestinian-people-2025
Il rapporto
dell'UNCTAD mette in guardia dal collasso economico nei Territori Palestinesi
Occupati e chiede una ricostruzione urgente
[2]
Gaza: uno studio rivela perdite di vite umane e aspettative di vita senza
precedenti
https://www.demogr.mpg.de/en/news_events_6123/news_press_releases_4630/press/gaza_study_reveals_unprecedented_losses_of_life_and_life_expectancy_14870
[3] Comprendere
i modelli età-sesso delle morti in crisi: verso un approccio di stima della
mortalità più standard
https://data.unicef.org/resources/understanding-the-age-sex-patterns-of-crisis-deaths-towards-a-more-standard-mortality-estimation-approach/
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