L'Italia e la evasione fiscale

 

L'Italia e la evasione fiscale

F. Giusti, E. Gentili

«L’evasione fiscale cresce nelle fasi economiche cicliche avverse»:  

Corte dei Conti 



 Il sommerso resta tra i mali endemici di una società che da sempre viene caratterizzata da un tessuto produttivo di piccole e medie imprese, da quel nanismo dimensionale ritenuto da molti la causa della attuale crisi italica e di un elevato ricorso al lavoro nero e alla stessa evasione fiscale.

I periodici condoni delle cartelle esattoriali aiutano a combattere l’evasione oppure trasmettono alla fine un messaggio discutibile e riprovevole insinuando la certezza di farla franca o di sottrarsi a sanzioni pesanti e cause giudiziarie con un accordo e una sanzione irrisoria magari diluita nel tempo?

Un significativo elemento di analisi viene rappresentato dalla riduzione del lavoro irregolare osservata fra il 2017 e il 2022 – e in ripresa nel 2023 –, che sarebbe dovuta alla riduzione del tasso di disoccupazione. Questo aspetto, a nostro avviso dovuto alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro precari e meno tutelati tramite norme ad hoc che rendano più conveniente, per le imprese, praticare l’emersione del rapporto di lavoro, è stato soltanto ipotizzato dalla Corte dei Conti: l’attività ispettiva dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e dell’INPS, difatti, continua a essere segnatamente insufficiente specie se consideriamo la vastità dell’evasione fiscale, contributiva e assicurativa degli oneri imprenditoriali connessi al lavoro dipendente.

L’aumento di quasi il 20% del numero di ispettori dell’INAL non ha comportato una riduzione percentuale delle rilevazioni di irregolarità, bensì un loro aumento. Ecco i dati incontrovertibili: gli accertamenti in materia di lavoro sono risultati irregolari nel 70% dei casi; quelli in materia previdenziale, nell’84% dei casi; quelli in materia assicurativa addirittura nel 94% dei casi. Il numero di aziende che presentava irregolarità ammontava, invece, al 74%. E attenzione che le percentuali derivate dall’attività ispettiva dell’INPS presentano dati e percentuali identici a conferma  di una una quantità economica nominale di sommerso molto più grande di quella registrata: il recupero per le casse statali dovuto alle attività ispettive svolte nel 2023 è stato all’incirca 1,22 miliardi per l’INL e di 1,15 per l’INPS[1].

Fatte queste premesse proviamo a trarre alcune valutazioni più generali:

- se la tassa piatta doveva servire alla emersione e al superamento del problema, l'obiettivo è stato clamorosamente mancato, eppure recuperarne solo la metà permetterebbe di ampliare i servizi sociali e gli interventi di manutenzione del territorio;

- il grosso dell’evasione deriva dalle imprese: pagamento dell’Iva, mancati versamenti contributivi e via dicendo… Secondo la Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato[2] la pressione fiscale è cresciuta complessivamente del 74% negli ultimi venti anni (+ 0,3% rispetto al 2024 e + 1,1% sul 2022), ma l’aumento del gettito non sarebbe in grado di ricondurre il sommerso alla regolarità. A nostro parere una patrimoniale riporterebbe all’ovile parte delle risorse non versate;

- il lavoro nero è diffuso da sempre in settori come i servizi alle famiglie e l’agricoltura e tale continuerebbe a essere, a prescindere dalla patrimoniale, in assenza di interventi legislativi decisi. Valga su tutti l’esempio del caporalato – la cui presenza non è relegata al Meridione ma distribuita anche nel Centro e nel Nord del paese – oppure quello delle lavoratrici addette alla cura degli anziani, spesso e volentieri non assicurate. Il fenomeno è difficile da quantificare, per quanto esistano dei modelli statistici in grado di fornire delle approssimazioni[3].



[1] Ministero dell’Economia e delle Finanze, Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – Anno 2024, pp. 88, 89, 90, 96 e 97.

[2] Ufficio Studi CGIA, Patrimoniali: esistono già e in 20 anni sono cresciute del 74%, https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2025/11/Patrimoniale-15.11.2025.pdf.

[3] Cfr. Ministero dell’Economia e delle Finanze, Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva – Anno 2024, Par. III.1.7.

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