3 Buone ragioni per scioperare il 28 Novembre: fisco progressivo, potere di acquisto di salari e pensioni, no all'aumento delle spese militari
Il Governo Meloni è in perfetta continuità con gli Esecutivi precedenti, sottoscrive intese contrattuali a perdere e individua nel sistema delle
deroghe la via di uscita per aggirare il CCNL restituendo ai datori maggiore
potere contrattuale, si muove con scaltrezza ben sapendo che queste scelte indeboliranno ruolo e
funzione del contratto nazionale a favore di intese aziendali, ad esempio gli
accordi di produttività oggetto di sistemi fiscali agevolati.
Sta proprio qui la principale contraddizione di numerosi
sindacati che ritengono invece rafforzato il ruolo del contratto nazionale
quando invece, da anni, avviene l’esatto contrario e a prescindere dal colore della maggioranza di Governo.
Quanto alle politiche fiscali le misure proposte sono
insufficienti, la riduzione dell’aliquota IRPEF al 33% non comporta
alcun aumento di reddito per le fasce medio basse fino a 28.000 ammesso poi che
il ruolo dello Stato sia quello di sostituirsi alle imprese nelle misure
di sostegno al reddito.
E sulle politiche previdenziali le misure a favore delle
pensioni basse sono del tutto trascurabili, non esiste, come sul fisco, una
idea e un progetto di riforma strutturale, si cerca solo di scaricare sullo
Stato alcune spese eccezion fatta per favorire l’uscita anticipata dal mondo
del lavoro come dimostra il mancato finanziamento per Quota 103 e Opzione Donna
nonostante si siano dimostrate svantaggiose per la forza lavoro che con queste
scelte andava a perdere con forte contrazione del futuro assegno previdenziale.
Ma anche sul versante previdenziale la critica di alcuni sindacati, vicini e
lontani dal Governo, è quella che poco si fa per favorire la previdenza
complementare come se l’obiettivo non fosse la tutela del welfare state ma dei
fondi pensioni.
La scommessa è costruita sulla razionalizzazione della spesa corrente che poi è una versione edulcorata della famigerata spending review, a chi poi parla di welfare locale ricordiamo le tante risorse mancanti nei Bilanci degli enti locali per via del mancato finanziamento statale. Regioni e Comuni, gravati dai vincoli di bilancio e dalla impossibilità di accrescere le spese, si troveranno davanti allo spettro di ridurre i servizi socioassistenziali territoriali, a farne le spese saranno le famiglie a basso reddito, persone con disabilità, anziani non autosufficienti, le classi sociali meno abbienti.
Nessuna volontà redistributiva delle ricchezze, nessun indirizzo dell’attività economica anche a fini sociali, addio a una riforma organica del welfare, la Legge di Bilancio del Governo Meloni accontenta solo le imprese e il riarmo visto che le voci relative alle spese militari sono in costante crescita, anzi in progressivo aumento da qui al 2030.
E non una parola viene spesa invece sulla urgenza di un piano casa che restituisca alle famiglie bisognose una locazione dignitosa, non si tassano le seconde e terze case deliberatamente tenute sfitte, non ci sono percorsi credibili per assumere migliaia di precari nella ricerca, nel mondo della istruzione e nella sanità. Da qui scaturisce la convocazione dello sciopero generale contro la Legge di Bilancio ,una risposta più che giusta iniziando con il 28 Novembre insieme al sindacalismo di base per proseguire a dicembre con la Cgil.
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