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Come ti distruggo il fondo del salario accessorio negli enti locali
Fondo della produttività negli enti locali: ogni stratagemma è utile per ridurre il salario delle lavoratrici e dei lavoratori
Se
le inventano di tutte ormai per ridurre il salario dei lavoratori e
delle lavoratrici della Pubblica amministrazione. L' occasione che
utilizzano in maniera strumentale é perfino la stabilizzazione dei
precari.
Proviamo a spiegare perchè. Fino all' anno 2016,chi
cessava dal servizio o andava in pensione, se non c' erano nuove
assunzioni, si "portava dietro" di fatto la sua quota di salario
accessorio. Infatti, in assenza di assunzioni, o con il
blocco/contenimento ai minimi termini del turn over, questa quota veniva
cosi' decurtata dal fondo, in proporzione al personale a tempo
indeterminato in servizio ad inizio anno e fine anno.
Il
meccanismo era a prescindere tanto penalizzante quanto iniquo, perchè le
riduzioni degli organici avvenivano nonostante fosse invariata la quota
dei servizi erogati, per cui in sostanza si avevano maggiori carichi di
lavoro e funzioni a parità di salario..
Ma il danno non finisce
qui! A partire dal 2017, nel tentativo di ridurre ulteriormente le
risorse, il governo e la maggioranza parlamentare che lo sosteneva
avevano modificato tale metodo di determinazione del fondo inventandosi
un' assurda norma che definiva il fondo in funzione di
tutte le somme erogate a qualsiasi titolo come salario accessorio
includendo nel fondo stesso e nella definizione del suo importo anche le
somme previste da specifiche disposizioni di legge ( progettazioni,
recuperi tributari, etc) , somme che invece in precedenza erano escluse
da tale tetto e che oggi invece concorreranno a ridurre la produttività
generale.
Strano a dirsi ma ogni giorno, e per anni, abbiamo
letto articoli, meglio definirle invettive contro i\le dipendenti
pubblici che avrebbero aumentato, anche negli anni di blocco dei
contratti (9 anni senza un euro di aumento) il loro salario, quando
invece la realtà era profondamente diversa.
E l' ennesima dimostrazione a conferma, è il metodo con cui si applica in pratica la stabilizzazione dei "precari".
Il ministro della funzione pubblica ne fa argomento di propaganda dei
propri meriti, ma nasconde la precisa volontà di scaricare una parte dei
costi su tutto il personale, a conferma che l' obiettivo vero non è
"incrementare l' occupazione stabile" ( obiettivo che condividiamo e per
cui da sempre ci ci battiamo) ma ridurre i costi ovvero come sempre i
salari dei dipendenti pubblici.
Vediamo come avviene tutto ciò, e
che rende evidente il livello di strumentalità e di avversione al lavoro
pubblico che esprime chi governa.
Sulla base dei CCNL, la quota
di salario accessorio destinata al personale a tempo determinato, doveva
essere finanziata, con specifiche risorse aggiuntive non dovendo
incidere sul fondo storico del restante personale, in considerazione che
non si trattava di assunzioni/costi fissi e stabili nel tempo. In
analogia si era espressa la ministra Madia, con la circolare n. 3/2017
del 23/11/2017 relativa agli indirizzi per la stabilizzazione del
precariato, che stabiliva che le risorse già destinate a coprire la
spesa del personale precario, dovevano coprire i costi del trattamento
economico accessorio e conseguentemente, integrare i relativi fondi
oltre il limite e i blocchi previsto dalle disposizioni.
Ma tutto
questo è stata l' illusione di un momento! Dal cappello della Funzione
pubblica è uscita l'ennesima sorpresa. Con la circolare 1/2018, del
09/01/2018 ( dopo nemmeno due mesi) la Funzione Pubblica, o meglio la
ministra, si autosmentisce e dispone che la stabilizzazione dei precari
(leggere Il Sole 24 Ore del 24 gennaio) non prevede incremento del fondo
della produttività e del salario accessorio, quindi i nuovi assunti
andranno con i vecchi a dividersi gli stessi soldi.
Avete capito
bene? Stabilizzo i precari ma senza incrementare il fondo, cosi' in
futuro la produttività diminuirà, questa è l'ultima trovata della
Ministra Madia. Ma le soprese non finiscono qui, perchè le
stabilizzazioni assorbiranno anche le risorse del lavoro flessibile,
giusto per rispettare il principio guida della Pa: la riduzione
sistematica della spesa inerente il personale abbattendo anche il potere
di acquisto (meno produttività) dei\lle dipendenti.
La
stabilizzazione, si sa, erode la capacità assunzionale, non è un
diritto acquisito per chi ha raggiunto i 36 mesi di anzianità di
servizio, per scoraggiare l'assunzione dei precari si fa di tutto, e di
piu', per trovare ostacoli insormontabili e quindi oltre a ridurre la
produttività si tagliano anche i fondi destinati al cosiddetto lavoro
flessibile che dovrà essere la metà di quanto spendevamo per la stessa
voce nell'anno. 2009
Ipotizziamo che un Comune abbia il limite di
spesa per lavoro flessibile a 50mila euro. La funzione Pubblica prevede
quindi il divieto assoluto di incrementare il fondo del salario
accessorio e le stesse dotazioni organiche.
Risparmiano sulle
assunzioni, risparmiano sul nostro salario, agiscono impunemente a loro
piacimento per rispettare i patti di stabilità che hanno messo in
ginocchio i piccoli enti locali. E in ginocchio ci stanno mettendo non
solo gli enti ma i lavoratori e le lavoratrici
Questa è la verità!
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