Quando i giovani sono solo una scusa per precarizzare le nostre esistenze.

Da qui alle prossime settimane leggeremo centinaia di corsivi dedicati alla campagna elettorale. A prescindere dai risultati finali, assistiamo a pseudo interviste finalizzate solo a compiacere l'interlocutore di turno, nella spettacolarizzazione di una contesa che  escludere i reali argomenti del contendere.

Il popolo italiano ha la memoria corta, se cosi' non fosse si ricorderebbero dei parlamentari di destra o della Lega a favore della Legge Fornero in Parlamento salvo poi ergersi a paladini, in campagna elettorale, contro l'innalzamento dell'età pensionabile.

In queste settimane tutti\e diranno tutto e il contrario di tutto, certi che tra qualche mese il popolo televisivo si sarà dimenticato delle promesse in campagna elettorale, quando la memoria è debole sono possibili giravolte e voltagabbana di cui il nostro paese è sempre stato particolarmente fornito.
Prendiamo il caso dei giovani che al referendum del dicembre 2016 hanno voltato le spalle al partito democratico, dalle statistiche pare che oltre il 65 % degli under 35 abbiano votato contro il Pd e il suo leader,  Renzi, che aveva ipotizzato il titanico scontro tra il nuovo e il  vecchio Gattopardo salvo poi scoprire che certe grossolane semplificazioni possono reggere solo in uno show televisivo ma non rappresentano argomenti convincenti fuori dal tubo catodico.

Del resto i vari Boschi, Del Rio e Madia , per quanto anagraficamente piu' giovani di altri , si sono limitati ad applicare il programma della Bce tra smantellamento della pubblica amministrazione e l'intento di stravolgere la costituzione rispondendo ai dettami della parte piu' liberista della società, senza poi dimenticare alcuni scandali che hanno investito le ministre a dimostrare che il nuovo spesso occulta il vecchio riproponendolo in forme diverse.

 Se la nuova leva del Pd voleva proporsi come paladina del cambiamento, il risultato è stato deludente anche agli occhi dei cittadini meno informati.
E' proprio l'antitesi vecchio e nuovo a risultare fuorviante, prendiamo ad esempio il caso dei giovani italiani.
Migliaia sono gli emigrati all'estero dove svolgono disparati lavori, tra i giovani troviamo ricercatori, medici o infermieri ma anche camerieri, cuochi, muratori, si va all'estero perchè certe professioni vengono pagate piu' che in Italia e poi,  la scuola e l'università italiana, almeno fino ad oggi, risultano competitive (lo sarà ancora tra pochissimi anni con la Buona scuola di Renzi??).
In questi anni si è fatto ben poco per i giovani, i  Neet (giovani che non lavorano e non studiano) sono in continuo aumento, solo nel 2017, nella fascia tra i 15 ai 29 anni, erano 2,2 milioni, ossia quasi 400mila in più rispetto al 2008. Il tasso di disoccupazione giovanile, sfiora il 33%, il doppio della media europea pari al 16,2 per cento.
I giovani entrano tardi nel mondo del lavoro e con stipendi da fame, poi andranno in pensione alle soglie dei 70 anni con una vecchiaia misera in virtu' del calcolo previdenziale con il sistema contributivo, dovranno presumibilmente pagarsi una parte delle spese sociali e sanitarie, la speranza , forse, è che siano caduti nella trappola della previdenza e sanità integrativa (cedendo una parte del loro salario) per avere qualche servizio in piu'.
Sarà per questo che negli ultimi mesi confindustria e Governo stanno lavorando attorno ad un pacchetto giovani che merita di essere analizzato perchè si pensa ad incentivare (aiuti alle imprese con soldi statali) l’assunzione di giovani fino a 35 anni che non hanno mai avuto il posto fisso (tanto siamo noi  a pagare con meno entrare nelle casse dello stato e minori servizi del welfare) si daranno fino  300mila euro all’anno alle aziende che scommetteranno sul piano «Impresa 4.0».  E poi altre misure che vanno dall'aumento di un punto dei contributi per i collaboratori, l'obbligo di assumere almeno un disabile nelle imprese tra 15 e 35 dipendenti e i 5 giorni di congedo ai lavoratori che diventeranno padri.
Non ci sembrano misure tali da scoraggiare l'esodo dei giovani all'estero, non ci sono interventi per facilitare affitti o acquisto di case, la fantomatica crescita italiana è solo un bluff specie se confrontata con altri paesi europei. Allora si capire dove il Governo voglia indirizzarsi, ossia al rafforzamento delle precarietà

  La politica per i giovani si scopre per quella che è : la copertura di altri e innumerevoli aiuti alle imprese, l'incentivo triennale per le assunzioni con contratto a tutele crescenti già in vigore nel 2018. Per tre anni insomma il datore di lavoro risparmierà il 50% dei contributi fino a 3mila euro l’anno. Ma una volta finiti questi contributi riprenderanno solo le assunzioni a tempo determinato o con contratti precari a meno che l'intento del Pd non sia quello di svuotare il welfare per regalare soldi alle imprese che poi, con le legislazioni vigenti in materia di lavoro, avranno ampio margine di discrezionalità in materia di licenziamenti.

I giovani diventano allora la scusa per accordare finanziamenti a fondo perduto alle imprese , lo Stato non investe nella sanità e nella istruzione, continua a gestire l'accesso all'università con il numero chiuso (che le baronie possano dormire sonni tranquilli) ma allo stesso tempo accorda incentivi dai quali si augura di potere trarre 400 mila posti di lavoro da vendere come grande risultato delle politiche intraprese dal Governo.

Sempre i giovani vengono utilizzati come paravento per le politiche di austerità e per ridurre gli ammortizzatori sociali, basti ricordare l’assegno di ricollocazione.Governo e sindacati complici hanno capito che gli attuali ammortizzatori sociali non sono sufficienti, la Fornero ha combinato solo danni dall'aumento dell'età pensionabile allo stravolgimento dell'art 18 fino agli interventi sugli ammortizzatori.  Già si intravedono le crepe nella costruzione eretta in fretta e furia per ridurre gli ammortizzatori, la crisi è ancora in corso e gli sgravi fiscali non hanno certo arrestato le delocalizzazioni produttive.
Iniziate intanto a  diffidare di chi parli trionfalmente delle politiche attive , ricordiamo sempre che la inadeguatezza degli ammortizzatori sociali è dimostrata dal fatto che nei prossimi due anni  concederanno alle imprese strategiche con piu' di 100 dipendenti un ulteriore periodo di integrazione salariale, proroga da sei  a 12 mesi.
E po le imprese con piu' di 5 dipendenti escluse dalla cassa integrazione e destinatarie del Fis (fondo di integrazione salariale) avranno la possibilità di ricorrere con maggiore facilità, e fondi disponibili, al fondo.

Le politiche attive, di cui parlavamo prima, sono una autentica beffa perchè  dal 2017 non abbiamo piu' la mobilità e la cassa integrazione in deroga che rappresentavano una importante fonte di reddito per molte famiglie. Il Governo si inventa, previo il solito accordo con il sindacato, a riconoscere ai lavoratori in cig straordinaria una sorta di assegno da spendere in un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro per un minimo di sei e un massimo di 18 mesi. Peccato che questi strumenti si siano dimostrati nel tempo poco produttivi perchè i centri per l'impiego sono stati depotenziati dalla Legge Del Rio e le agenzie del lavoro nel migliore dei casi propongono periodi brevi con contratto interinale. Forse sarebbe piu' serio costruire dei lavori socialmente utili legati alla manutenzione del territorio e alla sua messa in sicurezza.

Ma evidentemente la prevenzione non ha diritto di cittadinanza  al contrario degli appetiti attorno al business della ricostruzione

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