Fca e alleanze. Strategie in maglioncino

Sergio Marchionne lascerà il suo incarico a fine 2018, la ex Fiat ha distrutto gran parte delle sue fabbriche in Italia delocalizzando la produzione ma soprattutto ha aumentato le quote azionarie dei soci , tanto è vero che l'Amministratore delegato scrive " la Borsa ha apprezzato il lavoro che abbiamo fatto in questi anni".
La Fca non ha prodotti innovativi, quei pochi sono destinati al mercato Usa, in queste settimane Marchionne è alle prese con un dilemma: restare da soli o allearsi con un grande marchio per ridurre i costi e acquistare una posizione di mercato piu' ambiziosa?
  Marchionne ha fatto salire il titolo in borsa della Fca, ridotto all'impotenza il sindacato portando l'azienda fuori da Confindustria e applicando un contratto diverso sottoscritto subito da Uilm, Fim e qualche sindacato giallo. Al di là delle parole non ha conosciuto grande opposizione anche nella Fiom, il sindacato di base dal canto suo si è ritrovato con tutti i suoi iscritti in cassa integrazione
La Fca ha bisogno di un patner? Non siamo analisti di mercato e quindi non possiamo saperlo, di sicuro il debito della casa di Torino è stato abbattuto con processi di ristrutturazione feroci e con investimenti borsistic, non guarda piu' all'Italia come ambito privilegiato, non ci pare abbia operato grandi investimenti nel settore delle auto ecologiche ed è evidente che la sua precoccupazione è legata alla possibile uscita degli Usa dal Nafta.

Intanto Marchionne si piega ai voleri di Trump e sposta alcune produzioni dal Messico agli Usa , una sorta di" fiducia" dovuta anche alla riforma fiscale che favorirà i colossi economici.
Negli Usa la Fca vende gran parte dei suoi prodotti di nicchia, del resto il mercato Usa  assorbe il 66% di suv, crossover e pick-up. 

Non sappiamo quanto e dove investirà nella elettrificazione e nella guida autonoma , ci pare evidente che la Fca e il suo manager navighino a vista accattivandosi le simpatie di Trump e del mercato Usa, non pensano di rilanciare Mirafiori o la produzione Italiana, resteranno in Usa dove ormai conviene investire per il drastico abbattimento delle tasse.

Mentre lo Stato Italiano continua a farsi carico degli operai Fiat, la Fca ha aumentato del 200% gli intrioiti derivanti dalle quotazioni in borsa, il marchio jeep tira come non mai, il debito è stato quasi azzerato, alcune case concorrenti, vedi quelle tedesche, sono ancora in difficoltà per lo scandalo del Diesel, mancano infine dei mesi  prima del piano industriale che sarà presentato a inizio Giugno. E fino ad allora si lasceranno innumerevoli porte aperte eccetto il rilancio della produzione in Italia.
Gli scenari Fca lasciano insoluti alcuni problemi sicuramente rilevanti

Fino a quando lo Stato italiano potrà farsi carico degli ammortizzatori sociali per gli operai della Fca? Il sindacato, dal canto suo, potrà continuare a far finta di nulla vista la ormai assodata volontà di Marchionne di non investire negli stabilimenti italiani? 

Il trasferimento negli Usa della produzione fino ad oggi garantita negli stabilimenti del Messico (dove il costo orario della forza lavoro è inferiore a 3,70 euro e l'orario settimanale di 40 ore che nel caso degli stabilimenti Fca era di 43\4 ore) lascia in ginocchio la classe operaia messicana. La condizione di vita e di lavoro negli stabilimenti Fca in Messico è stata alquanto problematica, si sa ben poco delle lotte avvenute tra il 2014\5\6, degli scioperi spontanei, dei blocchi e delle rivendicazioni operaie. La costituzione messicana prevede che una pur piccola percentuale degli introiti debba essere reinvestita dalle aziende  che tuttavia spesso  e volentieri, e con il silenzio assenso dei Governi locali e nazionali, si sottraggono a questo "obbligo"

La democrazia di fatto non esiste, il sindacato ufficiale non tutela gli interessi dei lavoratori, gli scioperi spontanei hanno avuto il sindacato come forza repressiva e non nella veste di alleato, per questo gli operai si sono organizzati a livello di base con il sindacato dei minatori subendo ripercussioni.  La repressione, dentro e fuori la fabbrica, degli operai in lotta è ignorata nel nostro paese, meriterebbe invece di essere conosciuta per comprendere la strategia Marchionne, per unire le istanze operaie a prescindere dai paesi di appartenenza, per una risposta globale allo strapotere finanziario che calpesta diritti e dignità degli operai per favorire solo le speculazioni finanziarie

Su questo argomento rimandiamo ad una bella intervista rilasciata ad una radio
http://www.radiocittadelcapo.it/archives/avenida-miranda-le-lotte-degli-operai-messicani-di-fiat-chrysler-187687/

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