Tecnologia e capitale. Appunti di viaggio verso Industria 4.0

La tecnologia non è neutra, è  al servizio del capitale per accrescerne i profitti e rinnovare costantemente il modo di produzione capitalistico. Se i prodotti del consumo di massa hanno decisamente migliorato la qualità della vita di uomini e donne (dal frigorifero al congelatore che ci sottrae dall'obbligo di fare la spesa una o due volte al giorno fino alla lavatrice, alla lavastoviglie, al robot per le pulizie che hanno sicuramente ridotto la fatica domestica nella cura della casa), non dimentichiamo che la loro produzione è stata dirimente per allargare i mercati e realizzare prodotti destinati a un vasto pubblico di acquirenti.
 Lo stesso dicasi per la produzione delle vetture automobilistiche che hanno rivoluzionato anche il modo di pensare degli umani riducendo distanze un tempo giudicate rilevanti e oggi decisamente irrisorie. La vettura è stata uno strumento di libertà (chi non ricorda i racconti dei padri o dei nonni sulle macchine con i sedili ribaltabili?) ma anche, anzi soprattutto, molto altro.
Non si mette in discussione l'utilità dei prodotti ma è altrettanto innegabile che l'uso capitalistico fatto di questi prodotti  è stato dimenticato, o meglio occultato da una pubblicità totalizzante finalizzata alla vendita .
Un po' come accade con il toyotismo e l'automatizzazione delle fabbriche metalmeccaniche, il robot e la tecnologia hanno cancellato migliaia di posti di lavoro ma allo stesso tempo non hanno eliminato i reparti confino dove si trova la forza lavoro scomoda, piu' conflittuale.
La tecnologia e la digitalizzazione hanno velocizzato la produzione dentro le fabbriche, incrementanto la produzione abbattendo i tempi morti per accrescere i profitti, la crescita esponenziale delle quotazioni in borsa del titolo ex Fiat stride con il crollo salariale degli operai e anche quando sono stati accordati aumenti , la merce di scambio era la totale assuefazione ai tempi e modi di prdurre. A Pomigliano, in dieci anni, siamo passati da 14 mila a 1500 operai.
I robot introdotti laddove c'erano piu' infortuni e malattie come nei reparti di lastrosaldatura, il robot al posto degli operai che svolgeva mansioni pericolose e cosi' rischiose da provocare ogni giorno infortuni e malattie, quindi si è pensato al robot che puo' guastarsi ma non si ammala, non si infortuna, non muore perchè viene programmato per alcuni anni , passati i quali verrà sostituito dal prodotti tecnologici nuovi.
Il robot isola gli operai, non li mette in collegamento tra di loro, i robot hanno dettato una nuova metrica del lavoro che ha accresciuto lo sfruttamento e reso ancora piu' dura la prestazione lavorativa. L'uso capitalistico della  tecnologia per incrementare i profitti senza neppure portare qualche miglioramento alla qualità delle nostre vite come nel caso dei prodotti del consumo di massa. alienati, sfruttati, deprivati di ogni capacità relazionale, avulsi da un contesto collettivo per rendere possibile una contrattazione individuale tra padrone ed operaio a solo vantaggio del primo.
 La robotizzazione non ha ridotto le malattie, lo stress e gli infortuni, sono aumentati , idem le patologie contratte sul lavoro, avremo magari infortuni meno gravi (ma sovente il rischio viene trasferito altrove, nela catena delle delocalizzazioni produttive) ma sicuramente  la nuova organizzazione del lavoro risulta logorante disumana.
.La ossessiva tempistica della nuova metrica sul lavoro sta poi creando non solo problemi fisici ma psichici, è ormai assodato che per reggere il ritmo del lavoro si faccia uso anche di sostanze dopanti, ogni spazio o momento viene monitorato, l' errore umano diventa motivo per il procedimento disciplinare e l'accanimento repressivo del datore di lavoro il cui controllo sul singolo operaio è diventato asfissiante.
 Si realizza in questo modo il controllo dispotico sulla forza lavoro  a dimostrare che il modo di produzione capitalistico, al potenziamento del quale si presta la tecnologia, tende a cancellare gli spazi di libertà al suo interno e non solo in ambito produttivo ma anche nella società attraverso dispostivi securitari che si servono, a loro volta, della tecnologia per sorvegliare le devianze e punirle.

Iniziamo allora il dibattito attorno ad Industria 4.0. facciamolo tuttavia con autonomia di pensiero e rifiutando fin da ora le categorie analitici del think thank capitalistico.

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