Il piano Italia? Prima capire e poi confliggere

Ne parleremo meglio domani , sulle pagine di Controlacrisi.org, ma saremo costretti a ritornare sull'argomento a lungo. Parliamo del piano industriale per il Paese, lanciato da una insolita coppia, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli.

Piano Italia, competitività, crescita, produttività , sono questi i termini della discussione da qui ai prossimi mesi, si dettano per altro i contenuti ai dibattiti della campagna elettorale.

L'articolo pubblicato ieri su Il sole 24 ore ha già riscosso sostegno dai vari schieramenti, quando si parla  di «competenze, impresa e lavoro» fanno a gara ad accattivarsi le simpatie padronali . Bisognerà riflettere a lungo sul  cosiddetto diritto all’apprendimento che per altro si trova già dentro il Ccnl metalmeccanici, un apprendimento che di fatto scarica gli oneri dell'aggiornamento sul singolo lavoratore decidendo per altro come dovrà impiegare il suo tempo libero futuro (sempre connesso, formato a sue spese, a disposizione dell'azienda 24 h al giorno). Poi c'è tutta la partita degli incentivi fiscali legati , tanto per cambiare , agli incrementi produttivi ma anche alle competenze digitali che saranno determinanti per Industria 4.0 .
E la Cgil?
Se ne sta zitta e buona, non ha nulla da eccepire rispetto alle priorità padronali, cerca solo di raccattare qualche briciola per vendersela come conquista, per esempio chiede la estensione delle 150 ore di permessi studio anche alle attività di formazione e aggiornamento delle competenze, un tema per altro ripreso anche dalla Uil.

Da queste prime dichiarazioni si capisce già che i processi di ristrutturazione aziendali non saranno contrastati, se sono inevitabili per i padroni lo sono anche per i sindacalisti che si limiteranno a limitare i danni invocando maggiori e variegati ammortizzatori sociali.
Quando parlano, padroni e sindacati, gli stessi linguaggi, quando la si pensa allo stesso modo sui processi in corso, per i lavoratori resta solo una scelta: abbandonare i sindacati complici e capire che non basta una denuncia dei redditi o qualche informazione per restare iscritti a sigle che ormai se la fanno con i padroni.

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