Divario di classe e ignoranza trasversale

www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 28-10-19 - n. 726
Divario di classe e ignoranza trasversale

Tiziano Tussi

26/10/2019

La società odierna come una grande torta a strati. La base è la reale vita sociale, i suoi rapporti e la sua intrecciata vita tra classi, gruppi di pressione, aggregazioni spontanee e scomparsa veloce delle stesse per altre, altrettanto immediate, movimenti esistenziali di vario tipo. Sopra, e quasi staccate, le vite dei politici e il palcoscenico del teatro della politica.

Naturalmente alla base vincono i reali rapporti di forza. Mentre sopra vi sono regole che prendono in carico anche altro: simpatia, furbizia, capacità di attrarre il consenso con facce più o meno gradevoli, un eloquio utile alla bisogna, il consenso, ostentazione di ricchezza o di fascino, femminile e maschile; un girone di piacere di attrattiva che ha una sede, Roma, e filiazioni in tutta Italia; sempre al vertice, estetica della bella vita che usa cinema e televisioni per mostrarsi, ed i social, come si dice, per arare proficuamente quel terreno.

Tra i due livelli esili rapporti, che si sostanziano ad ogni tornata elettorale, sempre più disertata, ma che importa, tanto sono sufficienti poche decine di percentuali di votanti per tenere in piedi tutto questo. Come già detto e scritto, sarebbe utile leggere un poco di letteratura fantascientifica per avere un quadro colorito di tale divisione.

In quest'ottica, l'uomo solo al comando, il duce, l'uomo forte, o di, supposto, genio, o di grandi, supposte, capacità, trova la sua naturale applicazione. Non che servano grandi capacità reali, tanto il gruppo di elettori, sempre più folto, ha la bocca buona per indigestioni di ignoranza che da decenni la nostra scuola, il nostro orizzonte editoriale, libri, giornali e riviste, sta producendo. Gli strumenti che vengono usati in rete, hanno aumentato ed amplificato tale imbarbarimento.

Non sorprende perciò che vi siano presidenti di stati importanti che lo dimostrino. Nello specifico accade nella repubblica della più grande democrazia mondiale, come si dice, Trump e la sua ignoranza in geografia, e non deve sorprendere. Nel panorama nazionale basta un piccolo video delle interviste del milanese imbruttito per capire bene cosa sia da noi la situazione. E perché gli States dovrebbero esserne immuni?

Ogni anno molti nostri giovani che frequentano la scuola superiore vanno per un anno o sei mesi a frequentare le scuole all'estero. Questo scambio, esaltato dai nostri politici come salutare, innovativo, da mantenere, mette in luce, al loro ritorno, giovani che sanno parlare meglio la lingua inglese, per lo più, con l'accento orribile del posto, in specie degli USA, e che hanno passato un anno di tempo a fare niente in scuole che vengono chiamate così solo per l'intestazione. Ma tutti i nostri politici esaltano quell'anno di scorpacciate di ignoranza. E nelle interviste del milanese imbruttito si dimostrano inequivocabili tali enormità. E tutti ci ridono sopra, col bicchiere dell'aperitivo in mano, urlando sconcezze e scemenze ultramoderne.

Bene: cosa vuole dire allora quando alcuni si mettono a pensare a nuovi scenari, al mondo del domani, alla rinascita del nostro Paese con nuovi e sensati stili di vita, cercando di collegare strettamente questi due aspetti? Quali dovrebbero essere gli artefici di un legame ricostituito? Chi dovrebbe operare realmente, socialmente, per rimettere in piedi un modo di vita umano senza tossicodipendenza da telefonini e/o computer, con i loro giochi e i loro scambi di imbecillità, con foto o frasi sceme, tra i giovani ma non solo? Quale dovrebbe essere la classe dirigente? La struttura burocratica rinnovata ed innovativa che avrebbe da mettere in piedi un tale rivolgimento: dall'ignoranza all'acculturazione? Che dovrebbe vincere su delinquenza organizzata, mafia e similari, che dovrebbe vincere su un comportamento di menefreghismo, del doppio e squilibrato interesse: io prima di tutti gli altri? Insomma, dove sarebbero ora culturalmente pronte, queste persone reali?

Semplicemente, non ci sono. Quindi l'uomo solo al comando, il novello duce, appare sempre più che mai come la risoluzione, ma attenzione: risoluzione astratta, in quel mondo del vertice che vive di vita propria, autoreferenziale. E che in fondo non ha nella sua politica giornaliera questa preoccupazione per un compito immane. La storicizzazione di tale distanza, base/vertice, dura oramai dall'unità d'Italia e si è fatta, con alterni corsi e ricorsi, sempre più spessa ed intoccabile.

Quindi anche chi ulula alla luna dicendo e proponendo analisi materialistiche e realiste della società di oggi, compie un atto meritorio in rapporto ad un'etica ricercata e ad una moralità invocata, ma in fondo sterile nelle sue possibilità di incidere veramente sul piano sociale reale. Li vige comunque sempre la legge del più forte, del più furbo, del più sostenuto.

Al massimo con i lamenti di chi vorrebbe un po' più di umanità ci si potrebbe scrivere un bel libro, che poi i soliti, pochi, leggerebbero e che troverebbe presenza in ristrette, sempre quelle aree del Paese. Altrove infatti, sud e isole, poco si legge e poco si discute; un bel libro che sarebbe magari osannato dai pochi e ignorato dai molti. In Italia siamo in 60 milioni di abitanti circa, pochissimi leggono, neppure i giornali se la passano bene e le edicole chiudono in continuazione, ma un diploma non lo si nega a nessuno, ignorante che sia, una media alta di voti, e nel voto finale di laurea pure, basta resistere e frequentare la scuola, basta frequentare.

Ma il divario di classe, da Marx identificato con struttura e sovrastruttura, resta ed anche se Engels ha cercato di individuarne i rapporti esistenti, purtroppo in epoca contemporanea si è al cospetto di una distinzione che lascia ben poche possibilità per tali rapporti, che sono oramai esilissimi e solo fili sottili legano questi due aspetti.

Problemi reali, vogliono risoluzioni reali: repressione e educazione. Già, ma chi reprime chi? E soprattutto chi educa chi?
Domande aperte e sempre più inevase. Dove sono le risposte, e soprattutto dove sono le risposte realmente passibili di diventare prassi reale. Cosa dobbiamo fare oltre ad aspettare il tempo che passa?

Il mercato non esiste, esistono gli uomini in carne ed ossa che vanno al mercato. Nient'altro.

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