La manovra economica che prende forma...

Il Governo va preparando la manovra economica di autunno, pochi giorni ancora e leggeremo la prima bozza. Ma da tempo sappiamo già quali saranno le linee guida della prossima legge di bilancio del resto le anticipazioni non mancano anche se non incontrano i nostri desiderata.

Lo specchio del paese è rappresentato dagli oltre 180 mila partecipanti al concorso per Esselunga a contendersi 3 mila posti di lavoro, dagli uffici pubblici semi vuoti in attesa di assunzioni che tardano a venire fino alla fuga di giovani verso altri paesi europei. Ma siamo anche il paese delle malattie , spesso mortali, contratte negli ospedali un tempo di eccellenza, ospedali nei quali mancheranno a breve migliaia di infermieri e medici, un tempo professioni ambite e ricercate ma oggi minacciate dai numeri chiusi di accesso alla facoltà e da pratiche assunzionali troppo lente.

Torniamo alla manovra economica pensando che la stella polare del Conte bis sia rappresentata dalla riduzione delle tasse, non solo tagli al cuneo fiscale ma anche detassazione degli aumenti contrattuali. Meno tasse sui salari, maggiore impulso,in teoria, all'economia, meno soldi in cassa allo stato e conseguente riduzione di spese sociali o se vogliamo tagli, piu' o meno celati, ad altre voci \capitoli di bilancio.

Non siamo in presenza di una economia che riprende a crescere, l'avvento green avrà ripercussioni negative sui paese piu' arretrati in materia di energia alternativa, basti guardare all'esiguo numero delle colonnine per la ricarica delle macchine elettriche presenti (si fa per dire) in Italia.

Il Governo ha già presentato il taglio del cuneo fiscale (vedete la nota di aggiornamento al Def): 0,15 punti percentuali di Pil per il 2020,  0,3 nell'anno successivo. Ma in realtà quali saranno gli effetti reali sulle buste paga degli italiani? Veramente pochi se perfino cgil cisl uil si lamentano delle esigue risorse economiche messe a disposizione, magari i mugugni si trasformeranno in silenzio assenso in cambio di qualche favore accordato alla previdenza e alla sanità integrativa, ai fondi pensione cogestiti dai sindacati e ovviamente a discapito di sanità e previdenza integrativa.

Sullo sfondo dell'accordo sulla rappresentanza si stanno muovendo nuovi scenari, per esempio i sindacati chiedono al Governo di detassare gli aumenti contrattuali futuri per dare una "boccata d'ossigeno " alle imprese. Si rinnoveranno, al ribasso, i contratti nazionali diminuendo la tassazione alle imprese, avremo il via libera alla manovra da Bruxelles ma per far quadrare i conti arriveranno  meno soldi alle Regioni e conseguentemente alla sanità che avrebbe avuto diritto, e forte necessità,di incrementi di spesa per sostenere l'assunzione del personale mancante e l'ammodernamento di ospedali fatiscenti.

Negoziando con l'Ue uno scostamento dai parametri di spesa le conseguenze potrebbero essere quelle di ricevere meno soldi destinati ai fondi strutturali delle Regioni, il problema verrebbe spostato dallo Stato alle Regioni penalizzando ulteriormente quelle del Meridione.

E tra i finanziamenti ridotti troveremmo quelli destinati alle città e a fronteggiare i cambiamenti climatici aumentando la distanza dell'Italia dall'Europa del Nord.

E poi il nodo ancora da sciogliere resta quello delle coperture economiche della prossima Legge di Bilancio e già sappiamo che la esperienza della quota 100 potrebbe conoscere una fine anticipata. Ma non solo quota 100, c'era la promessa di rivalutare l'assegno previdenziale per milioni di pensionati, accrescere il fondo per l'autosufficienza (per esempio rivalutare l'assegno e prevedere il pensionamento anticipato e senza decurtazioni per le madri con figli disabili), il finanziamento del rinnovo contrattuale per oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. I sindacati complici , gran parte dei loro iscritti sono pensionati, non possono eludere ulteriormente la questione del potere di acquisto di quanti percepiscono assegni irrisori, per questo hanno chiesto di alzare la soglia per ampliare la platea dei beneficiari della quattordicesima, nodo saliente ma tutt'altro scontato per la mancata copertura finanziaria.

Per far quadrare i conti alcuni tagli saranno inevitabili e allo stato attuale potrebbero riguardare le regioni, la sanità, i ministeri, le assunzioni e i contratti nel pubblico impiego, i fondi destinati alla "rigenerazione urbana".

Sarà tuttavia irrinunciabile la proroga per un altro anno delle agevolazioni all’uscita anticipata tra Ape sociale e Opzione donna, i soldi necessari saranno trovati ma tagliando le risorse altrove, misure indispensabili per l'arrivo di migliaia di esuberi nel mondo del lavoro (parliamo di chi ha 63 anni di età e 30 di contributi o 35 anni al 31 dicembre 2018 e un’età pari o superiore a 58 anni (opzione donna).

Gli scenari sono dunque già definiti, si tratta di capire come rispondere in ambito sindacale e sociale ad una manovra che non accrescerà il potere di acquisto delle buste paga  e delle pensioni e si muoverà bilanciando detassazioni, sgravi e aiuti (alle imprese) con tagli a settori e capitoli di spesa che avrebbero bisogno di reali sostegni.

Capire allora i contenuti della prossima manovra di Bilancio sarà dirimente per chiunque, per il sindacato ma anche per le realtà sociali e dalle prime avvisaglie le scelte future saranno tutte interne a logiche premiali per i sindacati complici ma senza interventi strutturali capaci di rilanciare l'economia, gli investimenti pubblici in materia di sanità, lavoro, manutenzione e cura del territorio.

Manovre di aggiustamento e mediazioni continue con Bruxelles, regali alle imprese e detassazioni, ritoccare i tetti di spesa accettando decurtazioni alle Regioni. Le patate bollenti saranno scaricate dallo Stato agli Enti locali e sullo sfondo arriverà l'autonomia differenziata, quella che penalizzerà definitvamente il Meridione creando due Italie, una strettamente connessa con i voleri tedeschi e un'altra sempre piu' lontana dall'UE.




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