Riders: quando le normative non affrontano i problemi reali

Interveniamo dopo avere letto l'accorato appello dei familiari di Maurizio Cammellini, il rider morto un anno fa a seguito di un incidente stradale. A seguire il comunicato del Sindacato Generale di Base

In questi giorni stanno approvando nuove regole per i riders ma non è ancora noto il contenuto dell'emendamento al decreto legge 101/2019 che entrerà nel merito della sicurezza di questi lavoratori ancora sopesi tra la condizione di collaboratori coordinati e continuativi e il riconoscimento della natura subordinata del rapporto di lavoro.

Si sa del resto che ben poche sono le tutele previste per i collaboratori, resta invece inalterata una realtà fatta di corse per le strade cittadine, di consegne a domicilio in tempi ristretti, di piattaforme digitali che emettono disposizioni tali da rendere questo lavoro in tutto e per tutto subordinato, di mezzi impiegati spesso pericolosi (senza generalizzare). Manca ancora oggi una normativa chiara che renda sicuri i mezzi usati sottoponendoli a controlli ben precisi e periodici senza i quali sia impossibile la circolazione.

Ci si sofferma invece su altri aspetti come stabilire ove avvenga la prestazione per determinare la natura collaborativa o subordinata del rapporto di lavoro con una giurispudenza  problematica e incerta .

La realtà va ben oltre il riconoscimento della natura del rapporto di lavoro, è una realtà dove spesso domina il lavoro al nero e i protagonisti stanno tanti giovani precari con pochi soldi in tasca.

E questa realtà sta a dimostrare che sovente le discussioni giuridiche sono lontane dai problemi reali, basterebbe stabilire delle regole chiare e semplici, controlli sui mezzi, sorveglianze sanitarie, contratti regolari con paga oraria sotto la quale non scendere e tempi di lavoro tali da non mettere a rischio la salute e la sicurezza della forza lavoro.

L'appello della famiglia Cammellini aiuta a capire che nella nostra città sono ancora tanti, diremmo troppi, i lavoratori al nero e che operano in condizioni precarie,  ben poco viene fatto per regolarizzare questa forza lavoro consentendole di operare in sicurezza.


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