Ipocrisia dell'Occidente davanti alla aggressione turca
La brutalità
dell’aggressione turca nei confronti del popolo curdo del Rojava e l’ipocrisia
delle potenze occidentali
Desta
grande sconcerto quanto sta accadendo alle porte di casa nostra, oggi alle
soglie del baratro ambientale che dovrebbe vedere tutti i popoli del mondo
impegnati in una fraterna e solidale collaborazione, un paese potente,
fortemente militarizzato e autoritario aggredisce con metodi di sterminio un
popolo che ha fatto della lotta all’intolleranza e alla violenza cieca
dell’estremismo religioso e nazionalistico il carattere stesso della sua
coesione. E più grande sgomento ancora suscita l’indifferenza se non il
consenso appena dissimulato da dichiarazioni di moderazione, e per questo
ancora più ipocrita e spregevole, delle grandi potenze occidentali che vantano
il ruolo di guida della civiltà e del progresso.
La
Turchia, con un tempismo perfetto, un diabolico tempismo, approfittando ancora
una volta del ruolo strategico che la cinica geopolitica occidentale le ha
assegnato nei vecchi e nuovi scenari post-bipolarismo dello scacchiere mediorientale, va all’incasso
dei “meriti” e della rendita di posizione acquisita, nel sostanziale tacito assenso
di tutti i più grandi e influenti paesi della Terra e delle grandi
organizzazioni internazionali, ha intrapreso una nuova operazione di aggressione
nei confronti del popolo curdo del Rojava, il popolo che più di tutti ha
costituito, col sacrificio di migliaia di donne e uomini, per la sua stessa
sopravvivenza ma anche per la sicurezza di ogni popolo, l’argine determinante
all’espansione sanguinaria del Daesh che ha devastato intere regioni
mediorientali e tante stragi e lutti ha portato fin nel cuore dell’Occidente.
Gli
aggressori turchi, con feroce ironia, a cui purtroppo ormai da tempo ci hanno
abituato le moderne guerre intelligenti che sempre più vittime mietono fra la
popolazione civile, hanno chiamato la loro operazione militare “Fonte di pace”,
una pace che gronda del sangue di un popolo innocente e di popolazioni inermi.
Nelle
categorie della politica internazionale e della geopolitica il valore morale
del tradimento tende ad essere sfumato in ragioni di opportunità, di complesse
relazioni diplomatiche ed economiche, in motivazioni di difesa di più grandi
interessi collettivi attuali e futuri, ma non c’è in questo caso nessuna
possibile e sostenibile motivazione che possa in qualche modo, alla luce anche
di perverse ragioni di realpolitik, giustificare l’atteggiamento che le grandi
potenze stanno coralmente manifestando: quello a cui stiamo assistendo è uno
dei più grandi tradimenti della storia destinato ad incidere sul futuro di
tutti noi e sul futuro dell’umanità tutta.
L’attacco
della Turchia nel nord della Siria nei territori del Rojva, popolati dai curdi
e da altre etnie di diversa estrazione culturale e religiosa con un sistema (quello
del Confederalismo deemocratico) di organizzazione sociale e politica che oggi
rappresenta a livello mondiale uno fra i più avanzati modelli di integrazione
culturale e religiosa, di parità di genere, di ambientalismo, appare sempre di
più come il tragico epilogo di un deliberato atto di aggressione, concordato
con il consenso di molti attori, di molte parti in tragedia. Gli Stati Uniti,
col ritiro delle loro truppe dal confine turco-siriano e dalle aree pianificate
dall’attacco, risultano, al di là dei proclami di Trump, conniventi con l’attacco
militare turco. La Nato di rincalzo ha subito assunto una posizione di consenso
dando il via libera all’aggressione turca e tramite il suo segretario generale
Stontelberg ha dichiarato di sperare che "qualsiasi iniziativa
intrapresa dalla Turchia sia proporzionata e misurata", un messaggio
chiaro di via libera all’alleato turco e che certo suona un’offesa
all’intelligenza di tutti noi.
L’afasia
dei paesi europei e dell’Unione Europea, se si escludono alcune sparse
dichiarazioni di principio subito messe in riga dal ricatto turco di aprire i
cancelli dei campi che detengono, per mandato e sovvenzione europea, 3,5 milioni
di profughi siriani, rivelano la mancanza di volontà degli stessi di prendere
più incisive e immediate misure di deterrenza come embarghi commerciali ed
economici, interruzione di relazioni diplomatiche, interruzione dei lucrosi
affari derivanti dalla vendita di armi alla Turchia, pressioni sugli attori
militari già in campo, in primis Stati Uniti e Russia perché intervengano
subito per arrestare l’irreparabile.
La stessa
Russia e l’Iran con blande dichiarazioni dal loro canto mostrano una
sostanziale accettazione dell’azione militare turca che si mostra sempre più
come spartizione di un bottino di guerra già segretamente concessole e
concordato con tutti gli altri attori del conflitto siriano, a seguito
dell'accordo tripartito di Astana.
Insomma il
popolo curdo della Siria del nord, che ha lealmente combattuto contro il
dilagare della ferocia jihadista a partire dall'eroica resistenza di Kobane,
oggi è la vittima sacrificale di oscure trame e accordi tra le potenze che
l’hanno sostenuto e sfruttato finché era loro utile, ma che adesso si voltano
dall’altra parte lavandosene le mani.
Proprio
per questo riteniamo che sia oggi irrinunciabile manifestare in ogni forma, con
tutte le nostre forze e in ogni occasione la nostra più ferma opposizione al
perdurare di questo crimine contro l’umanità, affinché nessuno possa dire di
stare agendo in nome e per conto nostro.
Facciamo
appello alle istituzioni italiane di intervenire in modo determinato ed
energico con tutti i mezzi e in tutte le sedi diplomatiche, politiche ed
internazionali affinché si agisca in fretta e con adeguati mezzi di pressione
per evitare una catastrofe umanitaria che non potrebbe che ricaderci addosso.
Pace e libertà,
giustizia sociale e ecologismo, parità di genere e rispetto dei popoli, questi
sono i connotati del Confederalismo democratico del Rojava, per questo il Giga
esprime solidarietà incondizionata al popolo Curdo e sollecita l'intervento
immediato di tutti i paesi, anche in sede Onu, per la cessazione
dell’aggressione turca.
Giuseppe
Riccobono 12 ottobre 2019
per il
coordinamento del GIGA - Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
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