Ecuador:alle radici della rivolta popolare
Ecuador: le radici della sollevazione amerindia contro Lenin
Moreno
La sollevazione popolare scoppiata il 3 ottobre in Ecuador a
seguito dell'approvazione da parte del presidente Lenin Moreno del Paquetazo, il pacchetto di misure
economiche daraconiane imposto dal Fmi a seguito della concessione nel marzo
scorso di un prestito di 4,2 miliardi di dollari, rappresentano l'inevitabile
conclusione di un percorso iniziato negli anni precedenti. Dopo 10 anni di
presidenza di Rafael Correa, venne individuato dal partito di sinistra, Alianza Pais, proprio Lenin Moreno come
suo successore con l'onere di proseguire la "revoluciòn ciudadana", inaugurata dallo
stesso Correa oltre un decennio prima. Una presidenza progressista quella di
Correa che interrompeva la serie di governi di destra e neo-liberisti succedutesi
dal 1979 dopo la fine della dittatura, con un netto segno di discontinuità politica
ma che al termine dei suoi 3 mandati presidenziali lasciava un bilancio con
luci ed ombre.
Se da un lato infatti Correa aveva rotto la tradizionale
subalternità del paese andino all'influenza geopolitica statunitense sostenendo
il progetto di integrazione regionale solidale dell'Alba, l'Alleanza
Bolivariana dei Popoli di Nostra America, promosso da Hugo Chavez e da Fidel
Castro e aveva con coraggio ottenuto la riduzione del debito pubblico estero del
30% attraverso un legale auditoria
con i creditori e, addirittura, fatto smantellare la base Usa di Manta nel 2009
non rinnovandone la concessione dei terreni, dall'altro ha continuato sulla
strada delle politiche economiche estrattiviste, causa di devastazioni
ambientali e di drenaggio di risorse da parte delle multinazionali, entrando in
rotta di collisione con la Conaie, la potente Confederazione delle Nazionalità
Indigene dell'Ecuador, fino al ritiro dell'appoggio di quest'ultima al governo
Correa nel maggio del 2008.
Le comunità indigene, dopo un anno e mezzo
dall'inizio del suo primo mandato, non hanno più sostenuto il governo Correa a
causa della sua politica economica, che nonostante
fosse basata sull’idea di ridistribuzione della ricchezza, la sua visione
rimaneva centralista, sviluppista e di mercato, quindi diametralmente opposta rispetto alla
cosmovisione amerindia. Rimangono, tuttavia, inconfutabili i risultati
conseguiti in campo sociale dalla presidenza Correa, peraltro in linea con
quanto avvenuto nel contempo nel resto dell'America Latina: tra il 2006 e il 2016, infatti, la
povertà è diminuita dal 36,7 % al 22,5 %. e la disuguaglianza di
reddito è diminuita in base all'Indice Gini dallo 0,55 al 0,47.
Ritornando al suo successore, Lenin
Moreno, dopo la vittoria nelle elezioni del 2 aprile 2017 già nel successivo
agosto iniziarono a evidenziarsi non poche divisioni nella sinistra ecuadoriana
a causa dei suoi connotati politici considerati più moderati e dialoganti
rispetto al suo predecessore e che, come affermava profeticamente all'epoca l'analista
politico Franklin Ramirez, “Lenín
Moreno genera confusione e incertezza”, e che “il suo messaggio non è stato
molto chiaro”. Il neopresidente, infatti, dopo essersi pronunciato a
favore della continuazione della "revoluciòn ciudadana"
durante
l'estate 2017 è entrato in aperto contrasto con lo zoccolo duro del correismo a seguito della diffusione
della notizia di un possibile coinvolgimento del Vicepresidente Jorge Glas, ex
vice di Correa, nello scandalo Odebrecht (la multinazionale brasiliana) che ha
coinvolto molte personalità latinoamericane. Probabilmente la questione non era
riconducibile alla sola lotta alla corruzione, uno dei due pilastri insieme al
dialogo del programma di Moreno, ma riguardava anche differenti visioni
politiche e di modello economico visto che la «trasformazione della matrice produttiva» precedentemente
annunciata da Correa è stata di fatto depennata dall'agenda di Moreno.
Il superamento del modello estrattivista, legato al petrolio
e altri minerali, resta una delle questioni centrali sul tavolo del governo
ecuadoriano che lo stesso Correa non ha affrontato ed anzi proprio con Jorge
Glas vicepresidente, ha, secondo alcuni analisti e la Conaie stessa, addirittura
segnato un cambio di passo verso una strategia d’ampliamento dell'attività
estrattiva da esportazione oltre alla poco comprensibile firma dell’Accordo di
libero scambio con l’Ue. Lo scontro fra Lenin Moreno e la maggioranza correista
di Alianza Pais è andato irreversibilmente acuendosi nei mesi successi
sfociando il primo novembre 2017 nella rimozione di Moreno, con voto
all'unanimità della direzione del partito, dalla carica di presidente del
partito stesso con l'accusa di non aver coordinato i piani governativi con
quelli della coalizione. Tuttavia, a seguito della sentenza della Corte per i
Contenziosi Elettorali che ha confermato Lenin Moreno suo legittimo successore,
Rafael Correa si è dimesso, a metà dicembre 2017, da Alianza Pais, il partito
da lui stesso fondato 12 anni prima. La posizione di Correa nel paese si è
ulteriormente indebolita dopo la sconfitta
riportata ad inizio febbraio 2018 nei 7 referendum voluti dal governo.
Una sorta di scontro finale ruotato prevalentemente intorno al quesito
relativo all’eliminazione della possibilità di candidarsi alla stessa carica
per un numero indefinito di mandati, introdotta da Rafael Correa, nel 2015,
nella Costituzione di Montecristi proprio per potersi presentare alle elezioni
del 2021, alla ricerca del quarto mandato.
La successiva linea politica di
Lenin Moreno si è connotata per il suo ulteriore spostamento a destra sia in campo interno con l'adozione
di politiche neolibersite sempre più marcate (riduzione della spesa pubblica,
liberalizzazione del commercio, flessibilità del codice del lavoro ecc.) sia in
quello internazionale con l'uscita dall'Alba nel 2018 e il
successivo avvicinamento alla filo statunitense Alleanza del Pacifico, e con la
revoca dell'asilo politico a Julian Assange nell'aprile 2019 con conseguente
arresto da parte della polizia inglese, dopo una permanenza di ben 7 anni nell'ambasciata
ecuadoriana a Londra. Correa, a seguito di questa vicenda e non solo,
ha definito il suo ex compagno di partito "un corrotto" e il
più grande traditore della storia dell'Ecuador e dell'America Latina.
Le forti perplessità che sorgono,
ora che in Ecuador il popolo sotto la spinta dello sciopero dichiarato dalla
Conaie in massa si è sollevato e il governo ha risposto con una brutale
repressione lasciando morti e feriti sul campo, dichiarando anche lo stato di
emergenza e addirittura il coprifuoco, non possono che sollevare legittimi
quesiti che andrebbero in primis rivolti allo stesso Correa e alla dirigenza di
Alianza Pais: come si è giunti alla candidatura di Lenin Moreno? Possibile che
non ci fossero altre personalità politiche o del mondo civile che fornissero
maggiori garanzie di spessore culturale, coerenza politica e rettitudine
morale?
Andrea Vento - 12 ottobre 2019
Gruppo Insegnanti di Geografia
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