Turchia tra omissioni e verità (anche in casa nostra)

Il nostro blog ha ospitato numerosi contributi sull'invasione dell'esercito Turco nella Siria del Nord, hanno preso posizione sindacalisti, storici, militanti politici, studiosi di geografia, tutti\e solidali con la causa Kurda.

Nel corso dei presidi e delle manifestazioni succedutisi in queste ore non sono mancate contraddizioni, spesso i relatori hanno ripetuto pochi e confusi concetti, eppure sarebbe bastato incrociare la lettura dei quotidiani per informarsi adeguatamente

Ma quali sono le contraddizioni individuate? Vediamone alcune

  • l'attacco della Turchia non è solo rivolto alle zone controllate dall'esercito popolare kurdo ma mira anche a destabilizzare la Siria della quale non si parla in gran parte delle manifestazioni nelle piazze italiane. Il vero problema è rappresentato da Assad e dal fatto che  sia sostenuto apertamente dall'Iran e dalla Russia di Putin raccogliendo simpatie anche nella estrema destra italiana. Ma resta innegabile la storia degli ultimi anni e il tentativo di destabilizzazione della Siria operato a tavolino da Israele (in funzione antipalestinese), Usa, Turchia e multinazionali mirava direttamente a distruggere un paese non allineato con le loro posizioni, distruggere la Siria sarebbe stato dirimente per il controllo dell'intera area. La rivolta contro Assad è stata il trampolino di lancio dell'Isis, a combattere Assad ritroviamo i mujaheddin, combattenti per la guerra santa islamica, finanziati, armati, addestrati e protetti dagli Usa fin dai tempi della guerra in Afganistan e successivamente spostati nei Balcani in funzione anti jugoslava. I  mujaheddin li ritroviamo in ogni area di crisi militare. La guerra civile in Siria è stata creata a tavolino dagli Usa con il sostegno attivo della Turchia, ha provocato centinaia di migliaia di morti, distrutto un paese di cultura millenaria ma allo stesso tempo ha permesso ai Kurdi di raggiungere il loro storico obiettivo, ossia conquistare una autonomia territoriale che nella storia tutti avevano loro negato: Iran, Iraq, Turchia, Urss, Siria.... L'esperienza Kurda è stata un importante e innovativo processo di democrazia, autodeterminazione e laicità tanto da guadagnare una attiva e radicale solidarietà internazionale. Se oggi l'Isis non ha vinto è merito non solo della resistenza kurda ma di quanti hanno combattuto, dall'Iran alla Russia, dalla Siria di Assad ai Kurdi, è bene ribadirlo perchè i revisionisti storici sono ovunque , nella estrema sinistra inclusa. Sostenere allora le istanze Kurde sarebbe in conflitto con la denuncia della guerra contro la Siria? Certo che no, allora per quale ragione in molti hanno letteralmente rimosso la Siria dalla loro solidarietà attiva?
  • il ruolo degli Usa: certi interventi ascoltati nelle piazze nascondono forte delusione perla decisione di Trump di spostare le truppe dalle zone controllate dai kurdi. Ma gli Usa da quando sono amici e alleati dei movimenti di liberazione (da 50 anni a questa parte)? Gli Usa debbono evitare che un alleato importante, il secondo esercito nella Nato, si avvicini troppo alla Russia di Putin, per questo sarà concesso al sultano Erdogan di sconfinare in Siria portando guerra e distruzione. Ed Erdogan rappresenta una minaccia anche per la Ue, l'indebolimento dell'Europa giocherebbe a favore dell'economia Usa.
  • Un progetto coloniale: l'idea di Erdogan è quella di cacciare via i Kurdi dai loro territori e sostituirli con i profughi siriani ospitati in Turchia in cambio di miliardi di euro dalla Ue. In questo modo distruggerebbero le esperienze di autogestione Kurde, creerebbero zone cuscinetto controllate militarmente e in un colpo solo avrebbero tolto di mezzo i Kurdi e messo sotto scacco la Siria. Ricordiamo che in Turchia vivono milioni di Kurdi ai quali viene negato perfino il diritto di insegnamento della loro lingua.
  • La Turchia è un paese Nato, dall'Italia partono ingenti quantitativi di armi, non parliamo solo di quelle vendute a Erdogan (senza dimenticare la delocalizzazione di tante imprese italiane del tessile in Turchia o gli intensi scambi commerciali) ma dei supporti logistico militari provenienti dalle basi militari Usa e Nato dislocate in Italia. Nei giorni scorsi gli Usa hanno chiesto all'Italia di favorire il potenziamento delle loro basi nel nostro territorio dotandole di infrastrutture indispensabili per  il trasporto di armi. Anche su questo i movimenti sono silenti, a pochi km da Pisa la base Usa e Nato di Camp Darby il cui sbocco al Porto di Livorno e alla ferrovia è stato favorito dalle istituzioni locali, grilline, di centro sinistra e di destra, eppure contro il potenziamento della base molti dei solidali con le giuste istanze del popolo kurdo non hanno detto una parola. Ma combattere il militarismo a casa nostra, la militarizzazione degli stessi territori non dovrebbe essere parte rilevante di quella solidarietà attiva verso i movimenti di liberazione dei popoli e al contempo il rifiuto della guerra in casa nostra? In teoria si' ma in pratica no.

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