Attaccano il salario anche attraverso pensioni e welfare

Un vergognoso teatrino vede protagonisti politici, economisti e sindacati rappresentativi seduti attorno al capezzale della quota 100 che ha permesso l'anticipo della pensione per migliaia di uomini e donne. Le politiche di austerità tornano in vigore nel 2022, alcuni parametri sicuramente verranno rivisti ma in sostanza l'obiettivo è quello di sempre: contenere la spesa per il salario diretto e indiretto o differito quindi aumenteranno tariffe, le pensioni saranno calcolate con gli anni contributivi che determinano assegni da fame, gli aumenti contrattuali avverranno con i soliti parametri di spesa che ci hanno fatto perdere tanto potere di acquisto. Gli scaloni 102 , 103 e 104 hanno come obiettivo riallinearsi nell'arco di un biennio alla Legge Fornero, dopo i mesi pandemici bisogna riprendere la strada della austerità a partire dalle pensioni e dai salari. Poi ci sono partiti disposti a trattare sulle pensioni sacrificando al contempo il reddito di cittadinanza e le misure di welfare come gli ammortizzatori sociali, altri per i quali le pensioni possono essere innalzate (nonostante la riduzione della aspettativa di vita) pur di salvaguardare il Reddito di cittadinanza che ormai rappresenta il solo appiglio per una forza politica come il Mov 5 Stelle. Pensioni, salari, welfare e reddito di cittadinanza non sono in contrasto tra loro, rappresentano strumenti importanti a sostegno del potere di acquisto e del lavoro, le realtà sindacali e sociali non possono subire o accettare le mercanzie odierne, prendiamo ad esempio la ventilata ipotesi di confermare per un anno l'opzione donna per la quale servono 58 anni d’età (59 se “autonome”) e 35 di versamenti ma con un assegno interamente “contributivo” e quindi fortemente decurtato. Quanti sceglieranno l'opzione donna a tali condizioni? Anche l'ampliamento dell'Ape sociale nei termini anticipati ci sembra poca cosa, ci si muove in base ai pochi soldi previsti e già comunicati a Bruxelles all'interno della proposta di Bilancio. Gli scenari migliori sanciscono il diritto alla pensione con 41 anni di contributi, gli scaloni sono lo strumento per riavvicinarsi in fretta alla Fornero, i soldi stanziati per ape sociale sono pochi e i lavoratori gravosi destinati ad anticipare l'uscita dal lavoro sono pochi e avvolti nel mistero. Un brutto pasticciaccio sulle pensioni e l'ennesima beffa davanti alla reiterata volontà del Governo di considerare i requisiti della Fornero insuperabili.

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