Sabato 30 Ottobre Manifestazione a Pisa....

a seguire la piattaforma del comitato No green pass di Pisa L’opposizione che si va sviluppando nel nostro paese, la cui miccia è stata l’introduzione dell’obbligatorietà estesa del Green Pass e delle conseguenti discriminazioni, è più ampia di quello che sembra. Chi ci governa vuole occultare il conflitto sociale determinato dai licenziamenti collettivi, dalle aggressioni ai danni dei lavoratori in sciopero, dal ritorno forzato di migliaia di lavoratori e lavoratrici in presenza ponendo fine allo smart nonostante lo stato di emergenza sia ancora vigente. Nei prossimi anni si prevedono ulteriori tagli alla sanità, alla l’istruzione e ai fondi destinati al sostegno delle famiglie in povertà che restano le vittime sacrificabili del processo di contenimento del debito. A misura di ciò la recente notizia della sospensione dell'assegno di invalidità alle persone disabili che hanno lavori saltuari. Il green pass rappresenta in questo contesto un dispositivo repressivo, dato che senza green pass non si accede ai posti di lavoro e si resta senza stipendio: tutto questo in un paese nel quale l’80% della popolazione risulta ormai vaccinata. In università il green pass limita l’accesso ai servizi che dovrebbero essere garanti a tutti e a tutte, creando inutili contrapposizioni, e rende ancora più ricattabili le lavoratrici e i lavori del comparto pubblico per non parlare poi delle esternalizzazioni a favore di aziende e cooperative che applicano contratti sfavorevoli. In pandemia sono cresciute precarietà e miseria, le tariffe e i generi di prima necessità sottoposti a rincari del 40 per cento , cresciute le stesse tasse universitarie, nonostante la riduzione dei servizi. Le aule universitarie, non sufficienti e non realmente potenziate in questi anni, rimangono inaccessibili per la maggior parte della componente studentesca costretta alla DAD anche per quest’anno accademico. Pisa, città a vocazione culturale, perde ogni giorno parte del suo patrimonio, con una biblioteca universitaria che vaga di città e in città e con servizi subappaltati a cooperative esterne e al volontariato. Le scuole sembrano essere diventate degli strani incroci tra riformatori e ospedali, dove i ragazzi sono costretti al banco a respirare la propria CO2 per tutto della loro permanenza in aula, dovendo fare anche lo stesso pasto sul proprio banco: molti abbandonano gli studi, alcuni tentano il suicidio. Tanti insegnanti e personale ATA si sono autosospesi e hanno scioperato sin dall’inizio dell’anno per opporsi al lasciapassare. E non scordiamoci dei lavoratori delle arti e dello spettacolo, fra i più colpiti dalla pandemia e fra i più fragili adesso, senza adeguati ammortizzatori sociali e sostituiti da figure di semivolontari. La socialità è annichilita dal distanziamento, la musica, il teatro e i concerti sembrano ancora un miraggio lontano per chi non è munito della certificazione verde. Sul nostro paese stanno calando i fondi di investimento pronti ad acquistare aziende per poi chiuderle in base agli andamenti dei titoli di Borsa. La busta paga è sempre più bassa e nonostante la riduzione della aspettativa di vita si torna alla legge Fornero. In questi mesi è stato costruito uno stato di eccezioni e molti decreti legge sono stati firmati senza alcun dibattito in sede parlamentare. Eppure a questo Governo non interessa realmente la tematica della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro, come dimostrano anche gli appalti di igienizzazione e sanificazione al ribasso. Morti sul lavoro, infortuni professionali sono cresciuti nonostante la riduzione delle ore lavorate. Di che sicurezza parliamo? Come se non bastasse, non trascuriamo la forte tentazione che potrebbe subire la nostra classe politica dinanzi alla prospettiva (sempre più concreta alla luce anche delle ultime "semplificazioni" introdotte nel nostro Codice della Privacy) di usare il Green Pass come volano per l'introduzione di un sistema di credito sociale. L'intenzione nell'Europa pandemica c'è: la Slovenia ad esempio ha giá tentato un abbinamento del certificato verde al limite pro capite di carburante acquistabile, dietro il paravento della neutralità climatica. Una misura durata due settimane solo per gli accesi malumori dei cittadini sloveni, ma proposte analoghe potrebbero presto fare capolino in altri parlamenti europei se la popolazione cessa di essere vigile. Oltre tutto questo, il G20 di Roma si intreccia pericolosamente alla questione Green Pass poiché sembra partire dagli stessi centri di potere sovranazionali che ci tengono in catene a livello globale da troppi mesi con una dittatura nata dall’occasione pandemica, mentre si profila all'orizzonte la prossima emergenza, quella climatica, travisata ad arte per introdurre il nucleare nella transizione ecologica. Ma all'ordine del giorno di questo foro internazionale, organizzato per la massima sicurezza dei convenuti e il massimo distanziamento fisico e contenutistico dalle istanze dei diretti interessati, non sembra esserci spazio per la condivisione e la valutazione congiunta delle direzioni da prendere. Per tutte queste ragioni, noi ci appelliamo a tutti e tutte per essere presenti in Piazza Vittorio Emanuele sabato 30 ottobre

Commenti