Flessibilità negli Enti pubblici: si vuole bypassare il contratto nazionale?

Ampliare l'orario in entrata e in uscita per il personale della PA al fine di evitare gli assembramenti, sembra che questa sia una delle indicazioni fornite con il ritorno del lavoro in presenza e la liquidazione dello smart working semplificato.

Ancora una volta si emanano decreti che demandano agli Enti ogni decisione, Enti che poi delegano dirigenti che a loro volta scelgono sottoposti ai quali "scaricare" incombenze come quella relativa al controllo del Green. Poi la flessibilità oraria puo' anche diventare una sorta di boomerang per la forza lavoro (aumentando i disagi) e allo stesso tempo siamo davanti a provvedimenti eccezionali che entrano in vigore senza alcun confronto sindacale, anche su materie che dovrebbero, per contratto, prevedere la partecipazione della RSU

I contratti nella Pa  stabiliscono infatti che il sindacato sia coinvolto nella discussione sui criteri generali  per individuare le fasce di flessibilità in entrata e in uscita, gli Enti dovrebbero convocare la Rsu e le organizzazioni sindacali inizando la contrattazione da chiudere entro 30 giorni, giorni nei quali l'accordo puo' essere sottoscritto oppure no.

E oltre alla trattativa la parte pubblica dovrebbe anche presentare una relazione tecnico-illustrativa e finanziaria ...

Siamo in presenza di uno stato di eccezione e lo dimostra il fatto che si approvi un decreto con ricadute antisindacali, perchè i tempi tecnici per trattare non ci sono, e i sindacati firmatari non sembrano interessati a sollevare dubbi e critiche alla assenza di contrattazione

Anche in questo modo i contratti nazionali e quelli decentrati vengono sviliti e aggirati

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