Le sperequazioni esistenti nei salari della Pa

Sono enormi le sperequazioni tra i dipendenti pubblici nel salario accessorio e nell’incentivazione della premialità.

La sperequazione nasce dai contratti nazionali che destinano alcune indennità a funzioni e ad alcune categorie ma non ad altre, poi il rinvio alla contrattazione nazionale per la definizione di criteri e importi legati ad alcuni istituti contrattuali genere disparità di trattamento da Ente ad Ente.

Altra disparità riguarda il salario accessorio e l'ammontare del fondo, ci sono Enti in crisi economica che hanno fondi della produttività assai inferiori rispetto ad altri, le città metropolitane di solito vantano un salario accessorio  piu' alto mentre i piccoli Comuni risultano decisamente penalizzati.

Va letta con attenzione la Relazione del  conto annuale del personale della Ragioneria Generale dello Stato che potrebbe dare adito a facili strumentalizzazioni miranti a ridurre il salario accessorio del personale Pa livellandolo al ribasso.

Il personale dei Comuni nel triennio 2017/2019 ha percepito  salario accessorio per 5.240 euro pro capite; assai meno di quanto percepito dal personale delle Regioni (8.599) o delle  e camere di commercio (7.149). I dati medi dei comuni e delle regioni  presentano differenze anche superiori al 60%.

La parte legata alla premialità nei comuni è la metà di quanto registriamo invece nelle camere di commercio. Poi ci sono le macroscopiche differenze tra Enti locali anche su base regionale, immaginiamoci allora cosa potrà accadere un domani se dovesse passare l'autonomia differenziata, tante gabbie salariali e differenze macroscopiche tra personale con il medesimo contratto nazionale

Ci sembra evidente che la sperequazione sia parte integrante dei meccanismi salariali propri della Pa

 

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