CUB: in arrivo le linee guida del Ministero PP.AA. in materia di smart working - Nuovi accordi a perdere firmati dai sindacati... rappresentativi

IN ARRIVO LE LINEE GUIDA DEL MINISTERO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE IN MATERIA DI SMART WORKING CON I RELATIVI NUOVI ACCORDI A PERDERE FIRMATI DA DATORI DI LAVORO E SINDACATI cosiddetti rappresentativi...

Si parla di circa 700mila dipendenti pubblici (dato difficilmente verificabile) che nel corso dell’epidemia da covid19 sono stati collocati dai datori di lavoro in smart working e nei prossimi giorni dovranno svolgere la propria attività lavorativa prevalentemente in presenza come stabilito dal DPCM della coppia di governo Draghi/Brunetta del 23 settembre 2021, anche se lo stato di emergenza terminerà il 31 dicembre 2021(DL 105/2021 convertito in legge 126/2021).
In questi giorni numerosi enti stanno firmando accordi locali con i sindacati di regime per favorire la flessibilità oraria in entrata ed in uscita, con il pretesto di scongiurare assembramenti, ma che molto probabilmente serviranno a disporre un aumento esponenziale dei carichi di lavoro ed una flessibilità, ad uso discrezionale da parte dei datori di lavoro, per estendere a piacimento gli orari di apertura degli uffici. Sarà perciò necessario vigilare per contrastare gli ulteriori tagli di diritti determinati da tali accordi. Da parte del Ministero della P.A. poi non è arrivata alcuna analisi sugli effetti dello smart working, ma solo la reiterata volontà del ritorno in presenza, senza considerare le gravi carenze di organico o la necessità di ammodernare la macchina amministrativa che però non si traduca in un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche e lavorative della stragrande maggioranza delle/i lavoratrici/tori.
Nei prossimi giorni dovremo valutare con attenzione le annunciate Linee guida sullo smart working nel pubblico impiego, sapendo che sicuramente verranno accollate ai vari Enti non pochi ulteriori adempimenti ignorando di fatto la progressiva carenza di personale, ormai riscontrabile in tutta la Pubblica Amministrazione. E’ stato anche proclamato l’impegno di "fornire al lavoratore idonea dotazione tecnologica" dopo mesi in cui i dipendenti pubblici hanno utilizzato  a proprie spese connessione alla rete internet oltre a computer e telefonini personali. Con lo smart working  contrattualizzato sulla base delle diposizioni “brunettiane” dovrà essere utilizzata esclusivamente la connessione alla rete internet fornita dal datore di lavoro, prevedendo "apposite modalità per consentire la raggiungibilità delle proprie applicazioni da remoto".
Gli Enti che non potranno assicurare quanto disposto dalle specifiche linee guida, dettate da Brunetta, ovviamente non consentiranno il lavoro a distanza ai propri dipendenti. Va ricordato però che dovrebbe essere ancora previsto lo smart working emergenziale finalizzato a contenere concretamente la diffusione dell’epidemia da covid19 e consentire di uscire definitivamente da una situazione emergenziale che stiamo subendo da circa 2 anni.
Ci sembra poi particolarmente pericoloso che lo smart working possa avvenire anche «senza un vincolo di orario nell’ambito delle ore massime giornaliere e settimanali previste dai contratti nazionali», non è sufficiente prevedere un teorico diritto alla disconnessione e una generica «fascia di inoperabilità» escludendo ancora una volta alcuni istituti contrattuali come le indennità previste dallo straordinario e le indennità di rischio/ disagio. Nulla sappiamo ancora dei buoni pasto inspiegabilmente negati, con il silenzio assenso dei sindacati rappresentativi, al personale in smart working.
In pratica da una parte si scoraggia il ricorso allo smart working dall'altra lo si incentiva con le solite insidie (decurtazioni salariali, lavoro a progetto, pesanti carichi di lavoro.

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