Ritorno in presenza dei dipendenti pubblici. Verso l'ennesimo accordicchio sindacale? In arrivo le linee guida del Ministero

I dati non sono da noi verificabili, si parla di circa 700mila dipendenti pubblici fino ad oggi in Smart Working per la pandemia e ormai prossimi al ritorno in presenza nei luoghi di lavoro. In questi giorni in numerosi enti stanno siglando accordi locali per favorire la flessibilità oraria in entrata ed in uscita al fine di scongiurare assembramenti, accordi giusti se non includono aumento dei carichi di lavoro e una flessibilità ad uso discrezionale dei datori di lavoro per accrescere gli orari di apertura degli uffici e dei servizi. Per queste ragioni occorre che i lavoratori e le lavoratrici non diano cambiali in bianco alle Rsu ma vigilino sui contenuti degli accordi. Dal ritorno in presenza nella Pa sono esclusi infermieri, medici, insegnanti, forze dell’ordine e gli altri settori che possono lavorare solo in presenza, ci pare evidente che da parte del Ministero della Pa non arrivi alcuna analisi sugli effetti dello smart working ma solo la reiterata volontà del ritorno in presenza senza fare i conti con le carenze degli organici e la necessità di ammodernare la macchina amministrativa senza stravolgerne i profili professionali e senza introdurre ulteriori elementi sperequativi e divisori della forza lavoro. Nei prossimi giorni dovremo leggere con attenzione le nuove Linee guida sullo Smart Working nel pubblico impiego che dovrebbero essere rese note dal Ministero in data odierna fermo restando che il Ministro scaricherà non poche incombenze sulle amministrazioni ignorando di fatto la carenza di personale delle stesse Altro aspetto da considerare è quello di "fornire al lavoratore idonea dotazione tecnologica" dopo mesi nei quali si sono impiegati gli strumenti privati come privata era la connessione con la rete. Da domani potrà essere utilizzata esclusivamente la connessione Internet fornita dal datore di lavoro, prevedendo "apposite modalità per consentire la raggiungibilità delle proprie applicazioni da remoto»" Ci sembra evidente che numerosi Enti non potranno assicurare rete e strumenti di lavoro e si nasconderanno dietro a questa impossibilità organizzativa per rifiutare lo smart ai richiedenti. Tutto cio' sembrerebbe in contraddizione con quanto previsto dal decreto Covid vigente che prevede lo Smart Working anche «attraverso strumenti informatici nella disponibilità del dipendente qualora non siano forniti dall’amministrazione» (articolo 87 del Dl 18/2020). Le linee guida riguaderanno l'anno in corso e non sappiamo se saranno rinnovate anche per il 2022. Ci sembra poi particolarmente pericoloso che lo smart possa avvenire anche «senza un vincolo di orario nell’ambito delle ore massime giornaliere e settimanali previste dai contratti nazionali», non è sufficiente prevedere un teorico diritto alla disconnessione e una generica «fascia di inoperabilità» ecludendo ancora una volta alcuni istituti contrattuali come le indennità previste dallo straordinario,il rischio o il disagio. Nulla sappiamoa ancora dei buoni pasto inspiegabilmente negati, con il silenzio assenso dei sindacati rappresentativi al personale in smart . Da una parte si scoraggia il ricorso allo smart working dall'altra lo si incentiva con le solite insidie (decurtazioni salariali, lavoro a progetto, accordo individuale e magari obbligo dello smaltimento del lavoro arretrato...) Cub Pubblico impiego

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