Prossima tappa: la riduzione del salario di secondo livello

 I continui richiami della Magistratura contabile e della Ragioneria dello Stato si prefiggono obiettivi ben precisi primo tra tutti il forte contenimento della dinamica salariale all'interno della Pa.

Continui interventi per ridurre le progessioni si carriera, per dettare linee guida alla contrattazione di secondo livello nell'ottica di togliere ai lavoratori e alle lavoratrici salario e diritti.

Proprio in questi giorni è arrivata l'ennesima polemica sui cosiddetti Premi nella Pa con evidenti sperequazioni tra i comparti, da qui la richiesta da piu' parti di mettere mano al salario accessorio solo nell'ottica di ridurne i costi.

In questi anni abbiamo assistito al silenzio assenso dei sindacati davanti al blocco delle assunzioni e ai meccanismi di contenimento del fondo della produttività, hanno poi sottoscritto contratti nazionali che scaricano sulla contrattazione di Ente criteri e importi di vari istituti contrattuali. Invece di stabilirne l'importo nei contratti nazionali e con la dovuta copertura economica, scaricano ogni onere e decisione sulla contrattazione di secondo livello che potrà rivedere gli importi solo tagliando la produttività. E cosi' facendo, se non si prevedono coperture economiche adeguate la coperta sarà sempre troppo corta, saranno sempre e solo i lavoratori a pagare con le Rsu costrette a scelte che alla fine divideranno i dipendenti mettendoli in contrasto tra di loro , individualmente o\e per settori.

Nella Pa si sviluppa in queste forme il depotenziamento del contratto nazionale, con scarsi fondi a copertura degli istituti contrattuali e nell'ottica di tagliare i fondi del salario accessorio scaricando sugli stessi i costi dell'aumento di alcune voci contrattuali.

Noi non vogliamo mettere in contrapposizione il personale dei comparti della Pa, non si dice magari che premi piu' alti sono anche il risultato di contratti di settore e dinamiche contrattuali vecchie di anni e ora, con la scusa della sperequazione, vorrebbero livellare i salari al ribasso.

A chi poi dice che il premio è troppo alto vorremmo ricordare che una soluzione esisterebbe ossia quella di prevedere per la Pa una quattordicesima lasciando alla contrattazione di secondo livello compiti diversi da quelli attuali e con potere contrattuale effettivo su materie da tempo escluse dai tavoli di confronto. 

Le cifre diffuse sono poi al lordo e magari tengono conto anche di istituti contrattuali che derivano dal contratto nazionale, fatto sta che gli stipendi della Pa italiana sono decisamente piu' bassi di quelli della media europea, allora da dove scaturisce l'ennesimo moralismo contro il dipendente pubblico?

Se vogliamo restituire dignità ai salari pubblici dovremmo partire dall'aumento degli stipendi e da istituti contrattuali con importi stabiliti dal ccnl e non delegati alla contrattazione di secondo livello . Quali sono allora gli interessi che si celano dietro a questa rinnovata compagna, piena di pregiudizi, contro i presunti privilegi dei pubblici?

Possibile che sfugga ai nostri ricorrenti detrattori il fatto che interi settori come enti locali e università sono da sempre penalizzati, non solo per lo stipendio fisso decisamente piu' basso ma anche per voci accessorie? Secondo noi gli obiettivi della ennesima campagna sono ancora piu' ambiziosi di quanto crediamo e mirano a porre fine a  voci e  componenti «a carattere fisso e continuativo» della busta paga, le cosiddette «progressioni orizzontali», che poi se stabilizzate  producono minori premi ossia minore produttività. Forse l'obiettivo è ridurre ulteriormente le progressioni e al contempo livellare al ribasso il salario accessorio? 

A pensar male talvolta ci si indovina, mai come in questo caso il proverbio è piu' azzeccato

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