In pensione ma si continua a lavorare
Crescono, anno dopo anno, i pensionati che tornano a lavorare, ne parla anche il XXIV Rapporto annuale Inps per il quale circa l’8,5% dei pensionati, dopo un anno, risulta ancora attivo.
Inutile dire che questa situazione non genera occupazione nuova tra i giovani e alimenta il sommerso e il nero, meno tasse pagate allo Stato, minori servizi e una diffusa tendenza a mantenere bassi i salari.
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Le
aziende non investono in formazione cercando personale già formato
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Il
ricorso strutturale al lavoro nero è anche frutto dei pochi controlli, se
preferiamo della volontà politica di accattivarsi le simpatie delle imprese senza controlli (anche per l’inadeguato numero di addetti alle
ispezioni oggi in servizio)
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Il
numero di artigiani e partite iva in Italia è decisamente maggiore rispetto ad
altri paesi europei, a entrare nel mercato del lavoro dopo la pensione sono
soprattutto queste figure che nel corso degli anni hanno maturato magari pochi
contributivi. Ad invogliare poi l’assunzione dei pensionati i generosi sgravi
contributivi fino al 50 per cento per artigiani, commercianti e lavoratori
agricoli che decidano, pur avendo maturato l’età e i requisiti per la pensione,
di proseguire con il lavoro
Chi decide di restare nel mondo del lavoro lo fa perchè l'assegno previdenziale è troppo basso, chi possiede una professionalità sa di poter essere chiamato per qualche prestazione, crescono in ogni caso i pensionati poveri per i quali integrare il magro assegno previdenziale è diventata una necessità e questa situazione da qui ai prossimi anni sarà sempre più diffusa.
Una proposta efficace sarebbe quella di costruire nel paese una mobilitazione atta ad accrescere i contributi versati dalle imprese per restituire, pur nel calcolo con il modello contributivo, potere di acquisto alle magre pensioni, Teniamo conto che rispetto a 30 anni fa si esce dal lavoro a un’età decisamente più elevata, se pensiamo agli anni settanta sono almeno 6\7 gli anni in più di permanenza in attività.
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