Trump ordina e la Ue esegue: a carico degli europei i sistemi militari anti droni nei paesi Baltici
I desiderata Usa (scaricare sulla Ue parte delle spese militari Nato), le minacce di nuovi dazi per accrescere i costi dei prodotti energetici in caso di diniego europeo ad accrescere la spesa militare, alla fine è andato in porto il disegno strategico di lasciare ai paesi UE una buona parte dei costi dell'Alleanza Atlantica, è di questi giorni infatti la notizia che l’UE finanzierà il “muro di droni” chiamando l'Ucraina nel ruolo di consulente di sistemi di arma già ampiamente utilizzati nella guerra con la Russia.
Per giustificare il finanziamento da settimane si parla di quotidiani sconfinamenti russi nei territori limitrofi giusto per drammatizzare la situazione rendendo inevitabile costruire per la difesa della Ue una sorta di muro anti droni e antimissili tra radar, sensori acustici, rilevatori di radiofrequenze, telecamere e algoritmi di intelligenza artificiale.
Ma la verità è quella che leggiamo sulla stampa italiana o europea?
Qualche dubbio attanaglia anche analisti ed esperti militari occidentali
Un certo sconcerto ha invece suscitato la presenza in Bielorussia di osservatori statunitensi, inviati da Washington e accolti calorosamente dagli ufficiali delle forze armate locali mentre Polonia, Lettonia e Lituania, che hanno invece declinato l’invito rivolto loro dal governo di Minsk di mandare propri osservatori, schieravano migliaia di truppe in prossimità dei confini con le Bielorussia. Sullo sfondo, il ministro della Difesa ucraino Denys Smyhal ha quantificato il fabbisogno di cui l’Ucraina necessita per sostenere la propria difesa nel 2026 in 120 miliardi di dollari, che si sommano ai 90 miliardi di dollari di ordinativi di materiale militare commissionati agli Stati Uniti da Kiev.
Somme da addebitare ai Paesi membri dell’Unione Europea, le cui difficoltà economiche stanno facendosi sempre più grandi.
I paesi baltici puntavano da mesi a non perdere i soldi Usa e Nato che poi sarebbero stati interamente investiti nel settore militare acquistando in prevalenza prodotti di Oltre Oceano.
Ancora una volta si capisce quanto rilevante, ai fini del riarmo e delle strategie industriali e militari, sia stata la guerra in Ucraina ove gli eserciti Nato hanno messo a punto sistemi di arma, tecniche militari e modelli organizzativi nuovi per l'esercito. Il finanziamento complessivo per lo scudo antidrone sarà coperto con il fondo militare europeo Safe da 150 miliardi di euro proprio come richiesto da Trump all'assemblea della Nato.
Torniamo al portale Analisi Difesa che lucidamente prende le distanze dalla fobia antirussa costruita ad arte, estrapoliamo un passaggio da un articolo pubblicato mesi or sono e premonitore degli avvenimenti delle settimane successive
Certo in tre anni e mezzo di guerra qualche drone russo (ma pure missili e droni ucraini) sono caduti oltre i confini polacco, rumeno, ungherese, moldavo (persino in Croazia, dove cadde un drone ucraino nel 2022) ma a causa di guasti o deviati dalle contromisure elettroniche.
A ben guardare anche l’incursione di uno sciame di droni russi Gerbera in Polonia è sprofondata nel ridicolo appena sono apparse le immagini dei droni tenuti insieme dal nastro isolante e atterrati nei campi e sul tetto di una conigliera.
Velivoli che erano probabilmente caduti in Ucraina e rimessi in sesto per farli volare su Bielorussia e Polonia per mettere in scena una commedia finita in farsa, con l’unico danno attribuito ai russi provocato in realtà da un missile aria-aria lanciato da un F-16 polacco che ha colpito il tetto di una casa.
Il bellicoso governo di Varsavia, censurato persino dal presidente della Repubblica polacco, ha provato a inscenare un’altra violazione russa riferendo che un Mig-31 ha volato a bassa quota a 150 metri da una piattaforma petrolifera nel Mar Baltico. Nessuna prova ma in compenso sia il comando operativo militare sia quello della guardia di frontiera hanno precisato che non ci sono state violazioni dello spazio aereo nazionale né è stato necessario attivare pattuglie di caccia polacchi.
Anche la tanto reclamizzata violazione dello spazio aereo estone ad opera di 3 Mig-31 riconosciuti e scortati dagli F-35 italiani, non sarebbe stata una violazione volontaria o provocatoria dello spazio aereo stando alle informazioni fornite dalla NATO, tenuto conto che in quell’aerea le vie aeree utilizzabili dai russi sono limitate e strette, come ben sanno tutti i piloti che hanno volato in quei cieli.
A breve, quando saranno avanti nella costruzione del muro anti drone, verranno a raccontarci che la minaccia Russa va ben oltre il fianco orientale e i droni potrebbero arrivare anche da una nave o un’imbarcazione vicina e da qui la richiesta di adottare gli stessi sistemi in altre aree dell'Europa. La corsa al riarmo è senza sosta e non conosce limiti
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