La Global Sumud Flotilla
La Global
Sumud Flotilla
Consultando
il sito Reti solidali[1]
apprendiamo che la Global Sumud Flottilla è una flotta formata da tante piccole
imbarcazioni da diporto, spesso a vela, coordinate da una rete globale di
movimenti e associazioni. Queste imbarcazioni portano con sé tonnellate di
aiuti umanitari donati e mirano a rompere l’assedio imposto dallo Stato di
Israele che sta provocando una carestia che rischia di sterminare l’intera
popolazione della Striscia di Gaza.
L'iniziativa
che è “indipendente” cioè non è appoggiata ufficialmente da nessuno stato, è il
risultato dell'unione di diversi movimenti di attivisti nazionali e
internazionali.
L'iniziativa
è un atto di resistenza civile non violenta e tenta di aprire un grande
corridoio umanitario verso la “Striscia di Gaza”
Tutte
le imbarcazioni trasporteranno cibo, medicinali e altri beni essenziali per la
popolazione, nella speranza di alleviare, anche se di poco, la loro sofferenza
Il
termine arabo “sumud”, che
caratterizza il nome della Global Flotilla, significa più o meno “resistenza” e
si lega al concetto arabo di perseveranza, resilienza e determinazione.
Il Movimento
Il
movimento, oltre che portare aiuti umanitari, ha come scopo quello di compiere
un’azione politica: veleggiare verso Gaza per fare luce sul genocidio, per
smuovere le coscienze, l’opinione pubblica, per fare pressione sui governi in
attesa che, finalmente, si muovano in modo concreto.
La Global
Sumud Flotilla ha anche un sito web: https://globalsumudflotilla.org/ , dove
ci sono informazioni utili e notizie esplicative del movimento.
Nel
sito è indicato il Comitato Direttivo[2]
composto da attivisti di diverse nazionalità; sono presenti anche informazioni
relative alle delegazioni di 45 paesi che si sono già impegnate a
salpare per Gaza nell'ambito della più grande missione marittima per rompere
l'assedio illegale di Israele[3].
La
Flottilla
Nel
sito si legge che la Global Sumud Flotilla è una flotta coordinata e non violenta, composta per lo più da piccole
imbarcazioni che sono salpate dai porti del Mediterraneo per rompere l'assedio
illegale imposto dall'occupazione israeliana a Gaza. Ogni imbarcazione
rappresenta una comunità e il rifiuto di rimanere in silenzio di fronte al
genocidio. Per lo più sono imbarcazioni di piccole e medie dimensioni che sono
agili e difficili da ostacolare. Ci sono anche imbarcazioni italiane con la
presenza di quattro parlamentari che hanno deciso di salire a bordo per
documentare personalmente gli eventi.
Nel
sito viene spiegato il perché è stata decisa una rotta marittima e non inviare
aiuti via terra.
Si
legge che il motivo è perché l'occupazione israeliana ha imposto un assedio
totale – via terra, via mare e via aria – che isola deliberatamente Gaza dal
mondo esterno. Le vie di comunicazione via terra sono state completamente
bloccate o soggette a stretto controllo da parte delle Forze di Occupazione
Israeliane e della Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta dagli Stati
Uniti. A causa di tale situazione gli aiuti di fatto vengono spesso ritardati,
limitati o trasformati in trappole mortali.
Il
diritto marittimo internazionale
Quando
ho saputo di questa iniziativa mi sono chiesto se fosse legale. Secondo quello
che si legge sul sito l’iniziativa è legale e viene spiegato che le
imbarcazioni civili che trasportano aiuti umanitari o che partecipano a
proteste pacifiche in acque internazionali sono protette dal diritto marittimo
internazionale.
Dopo
essermi informato ho scoperto che ci sono 2 principi fondamentali del diritto
internazionale: la libertà di navigazione in alto mare e la protezione dei civili nei
conflitti armati.
La
Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (Montego Bay)
stabilisce infatti che la libertà di navigazione deve essere rispettata
ovunque. Questo principio, riconosciuto come norma di applicazione universale
anche senza la ratifica di trattati, attribuisce giurisdizione esclusiva
allo Stato di bandiera della nave, anche per quanto riguarda eventuali
atti illeciti commessi a bordo. Quindi
se una imbarcazione batte bandiera italiana, la giurisdizione a bordo è dello
Stato Italiano.
Un
eventuale intervento delle autorità israeliane contro la Global Sumud Flotilla
in acque internazionali costituirebbe dunque una violazione del diritto
internazionale sia nei confronti degli Stati di bandiera, sia nei
confronti dei Paesi dei cittadini stranieri eventualmente arrestati.
I
rischi e l’appoggio internazionale
Nel
frattempo l’8 e il 9
settembre 2025 la Global Sumud Flotilla (GSF) ha comunicato che 2 imbarcazioni
hanno subito danni da incendio a causa di esplosioni causate da droni che hanno
colpito il ponte superiore delle imbarcazioni stesse, mentre si trovavano
all’interno delle acque territoriali tunisine.
Le
informazioni relative ai movimenti delle imbarcazioni della Global Sumud
Flotilla vengono visualizzate su una mappa interattiva accessibile tramite
il sito web ufficiale della coalizione, permettendo a chiunque di seguire
il percorso delle imbarcazioni nel Mediterraneo orientale.
Il
sistema di monitoraggio sviluppato dal movimento con Forensic Architecture[4]
trasmette in maniera costante la posizione della flotta, mentre un team di
reporter documenta ogni fase della navigazione verso la Striscia di Gaza.
Inoltre,
la documentazione dell'operazione viene assicurata anche da giornalisti,
parlamentari e attivisti distribuiti sulle diverse navi,
mentre organizzazioni umanitarie internazionali forniscono supporto
tecnico e testimonianze dirette.
La
missione rappresenta il primo esperimento di attivismo marittimo
completamente trasparente, dove ogni movimento viene documentato e ogni voce a
bordo può raccontare la propria versione degli eventi in tempo reale.
Purtroppo però Israele, per bocca del ministro della Sicurezza
nazionale Ben Gvir, ha già annunciato che considererà i
partecipanti «terroristi», promettendo arresti e confisca delle navi.
Conclusioni
Dopo essermi informato leggendo articoli
giornalistici, notizie su siti web e vedendo report televisivi, penso che la
lodevole iniziativa corra dei seri rischi, ma probabilmente il pericolo
maggiore, a mio parere, è permettere ad uno Stato, Israele, di compiere
genocidi impunemente.
Credo che la Global Sumud Flotilla non
sia soltanto una missione umanitaria, ma anche un messaggio politico e
morale contro lo sterminio di una popolazione civile.
Ho letto che nel 2010, in una iniziativa simile, la nave turca Mavi Marmara, che
trasportava aiuti a Gaza, fu attaccata dalle forze armate di Israele causando
la morte di 9 attivisti e oltre 50 feriti.
Nonostante questo pessimo precedente, sono
convinto che invece questa iniziativa possa avere successo perché, oltre alla
protezione del Diritto Internazionale, riceve la ben più grande protezione
dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale pronta a giudicare uno Stato
che usa la violenza come mezzo per opprimere un popolo e nega l’arrivo di aiuti
umanitari.
Per noi studenti che apparteniamo alla nuova generazione, esempi come questi devono farci riflettere su quali azioni intraprendere quando i Governi restano a guardare in occasioni del genere.
[1] s://www.retisolidali.it/global-sumud-flotilla-partenza/
[2] Comitato direttivo:
https://globalsumudflotilla.org/about/
[3] Delegazioni:
https://globalsumudflotilla.org/#map
[4] Forensic Architecture (FA) è
un'agenzia di ricerca con sede presso la Goldsmiths University di Londra che ha
come scopo quello di sviluppare, utilizzare e diffondere nuove tecniche, metodi
e concetti per indagare sulla violenza da parte di stati e aziende. L’agenzia è
comprende architetti, sviluppatori di software, registi, giornalisti
investigativi, scienziati e avvocati, e opera nei settori dei diritti umani,
del giornalismo, dell'architettura, dell'arte e dell'estetica, del mondo
accademico e del diritto.
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