Le disuguaglianze? Nascono dal sistema capitalistico
Le disuguaglianze economiche si allargano tra erosione del potere di acquisto, perdita dei posti di lavoro e di altre fonti di reddito (ad esempio il reddito di cittadinanza), la crescita del costo della vita a partire dal caro tariffe e affitti.
Quando parliamo di disuguaglianza economica la nostra mente va a una società nella quale si concentrano le ricchezze nelle mani di pochi con l’inesorabile depotenziamento del pubblico (dalla scuola alla sanità per intenderci), una società con una elites di super ricchi, una classe media in crisi e in fase di contrazione, un ceto popolare frammentato e nel quale la povertà relativa e quella assoluta si vanno allargando a vista d'occhio.
La spesa pubblica è stata ridotta al pari dei salari, non serve guardare le statistiche ma analizzare dove siano finiti i soldi negli ultimi decenni, ossia la capitale a mero discapito dei redditi, del welfare, dei salari e pensiamo cosa potrà avvenire con il Riarmo dei paesi Ue e Nato. Troviamo urticante la teoria che una certa soglia di miseria e di disuguaglianza siano alla fine accettabili perchè dell'arricchimento di pochi possano beneficiare anche le classi sociali meno abbienti, davanti a un pranzo con decine di portate qualche avanzo non si disegna alla vil servitù.
Veniamo da oltre 40 anni di lenta erosione del potere di acquisto dei salari e delle pensioni con le solite scuse ad esempio il contenimento della inflazione e la riduzione del debito pubblico.
Ma nessuno spiega perchè i salari siano cresciuti in altri paesi e diminuiti in Italia, non si guarda da tempo al modo di produzione capitalistico come causa principale delle disparità, siamo ormai abituati alla convivenza con lo status quo senza porci criticamente il tema dell’alternativa sistemica, prova ne sia che il tema delle disuguaglianze risulta tra i più dibattuti sui giornali e nei convegni ma senza mai costruire un argine o dei percorsi conflittuali rispetto alle disparità dilaganti.
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