Il rituale sacro del momento festivo rappresenta un momento esistenziale nell’avvicendarsi degli eventi apicali umani, consiste in un rito comunitario nel cui ambito si afferma la cultura della convivenza che si esplica in un tempo feriale, libero da obblighi, e in uno spazio/ambiente, a cui si attribuiscono, in senso antropologico, caratteristiche magiche e sacre, perché collegate alla sfera del collettivo e sublimate nell’attività creativa comunitaria.
Nella società occidentale attuale, il momento ri-creativo del riposo è assorbito dall’industria e dal contesto capitalista fagocitante e dalla finanziarizzazione dell’economia e il contesto festivo risulta mercificato dal consumismo, per cui il tempo libero ritorna al sistema capitalistico e finanziario, in termini di denaro, nell’ingranaggio della produzione industriale su larga scala.
I massmedia occupano il tempo libero costringendo all’individualismo l’ambito che prima era vissuto collettivamente, tramite la festa popolare, sublimazione istintiva delle capacità comunitarie. ‘La festa come tempo festivo è un modello gnoseologico che implica come condizione la collettività e l’autoaffermazione nell’esperienza festiva’.
Il rituale sacro della festività, come anche il popolo che lo approntava e celebrava, sono ormai scomparsi dalla società contemporanea di stampo occidentale, assorbiti ed espropriati dal tempo quotidiano libero, partorito dal sistema produttivo capitalistico.
Risulta un tempo privato (non più collettivo e comunitario come quello festivo), individualistico, spesso occupato e manipolato dai massmedia.
Occorre comprendere quali siano, nella nostra cultura borghese e in una struttura economica tipicamente capitalistica, il significato, il valore, la funzione la struttura della festa e quali modalità assuma in essa il piano del festivo.
La prima indicazione è data quale termine di un’antinomia fra tempo festivo, di non lavoro, quindi improduttivo, sottratto allo sfruttamento, ma che l’ambito del capitale, il sistema vigente, recupera tramite l’organizzazione del tempo libero; in sostanza, un tempo festivo da dedicare appunto al consumo, in ultima analisi, illusoriamente libero, ma, in realtà, condizionato, organizzato perché precostituito e preconfezionato.
Tempo feriale e tempo festivo risultano così, nel sistema capitalistico avanzato, fortemente strutturati e interconnessi come parti integranti del meccanismo produttivo che separa e, di conseguenza, istituzionalizza e controlla il momento della produzione e del consumo.
Dunque per un evidente sillogismo, se il consumo è la forma alternativa al lavoro, e poiché il lavoro si contrappone al festivo, il consumismo rappresenterà, appunto, la sostanza stessa della festa.
Nella cultura contadina l’ambito festivo non risultava distinto dal momento produttivo perché non era necessariamente separato dal lavoro. Il periodo della vendemmia, della mietitura, del raccolto erano indissociabilmente collegati a rituali, a momenti di festa, compresi nelle scadenze relative alle ciclicità stagionali del calendario agricolo e liturgico popolare.
In questi casi il lavoro si caratterizza come “festivo” non solo per i suoi aspetti di opera collettiva, indirizzata concretamente a cogliere i frutti di un’annata di fatiche: è festivo anche perché si ha socialmente da spartire, con tutta quanta la comunità, una parte della produzione.
La festa popolare ha rappresentato, in passato, il risveglio della collettività comunitaria che vivendo, soffrendo e spartendo la quotidianità, produceva e creava la propria cultura, perché il popolo è totalmente ed essenzialmente cultura nella generalità del suo manifestarsi e nella totalità delle sue espressioni e sublimazioni artistiche, in sintesi culturali, perché collegate ad un esistere quotidiano comunitario.
Oggi la società sta tentando di riprodurre e ricomporre occasioni e ambiti di festività creatrice e ri-creatrice (perché la creazione, nascita, vita, morte, è alla base del momento sacrale di festa), tentando di produrre anticorpi contro il pressante sistema individualistico e capitalistico omologante.
Nella foto: La colazione dei canottieri di Pierre Auguste Renoir
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