Il contentino non basta: speranza di vita congelata fino al 2026?
Le pensioni future saranno da fame, dopo i salari irrisori anche l'assegno previdenziale seguirà la stessa sorte.
Ma invece di cancellare il sistema di calcolo contributivo si pensa, anche in ambito sindacale, che il problema sia solo l'innalzamento dell'età pensionistica.
Le due questioni vanno di pari passo, da una parte la spesa previdenziale è stata abbattuta con un sistema di calcolo che condannerà le pensioni al 50 o 60% dell'ultimo stipendio,, dall'altra si è innalzata l'età pensionabile facendola crescere con l'aspettativa di vita che dal 2019 è in piena decrescita.
La Ragioneria dello Stato ha deciso che fino al 2026 l'età pensionabile non subirà aumenti, una sorta di piccolo compromesso per tacitare le richieste dei lavoratori, e dei sindacati.
La legge 122\2010 stabiliva un incremento dell'età pensionabile ogni due anni fino a un massimo di tre mesi, poi ci siamo accorti che l'aspettativa di vita era in decrescita (anche a causa dei disinvestimenti nella sanità pubblica). Ma un altro aspetto dirimente viene invece taciuto ossia la necessità di sostituire una forza lavoro anziana con una giovane e sottopagata soprattutto oggi che si profila una ristrutturazione dell'economia capitalistica.
Non si rivedono allora i sistemi di calcolo dell'assegno previdenziale, si pensa di incrementare l'uscita di forza lavoro anziana per sostituirla con contratti precari o basso costo. Non pensiamo si possa cantare vittoria per conservare la pensione di vecchiaia , fino al 2024, a quota 67 anni e men che mai per congelare i requisiti per l'uscita anticipata fino al 2026. Dal 2027\8 per la Ragioneria dello Stato la età pensionabile aumenterà di due mesi, nel 2029 di altri tre mesi (serviranno 67 e 5 mesi)
E chi vorrà andare in pensione prima? Basta avere 42 anni di contributi in un mondo del lavoro dove la precarietà e i vuoti contributivi saranno dominanti
Cosa cambia allora? Poco o nulla
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