Quando il lavoro stagionale diventa sfruttamento
Ogni volta con l'inizio della primavera arriva la solita polemica dei balneari e delle associazioni dei commercianti: non si trovano stagionali, i giovani non hanno voglia di faticare e preferiscono stare in vacanza con il reddito di cittadinanza o i soldi dei genitori , siamo oberati di tasse e non possiamo andare avanti
Intanto abbiamo raccolto la testimonianza di due lavoratrici che in una città italiana hanno aperto una vertenza dopo la stagione estiva
Abbiamo dei diritti? A noi sembra di no, i diritti vengono negati , abbiamo lavorato il doppio delle ore rispetto al massimale previsto dal Ccnl, alcune ore sono state pagate al nero, turni massacranti e senza giorni di riposo, abbiamo lavorato sette giorni su sette fino a 12 ore giornaliere per più di tre mesi. I nostri datori pensavano di farci un favore "tanto c'è la fila di persone che vogliono prendere il vostro posto, anzi se assumiamo migranti li paghiamo meno di voi e scambiano ore retribuite per un pasto che al nostro ristoro costa anche meno"
E ancora
gli stipendi stagnano da trent'anni, i prezzi sono alle stelle, se prendi un giorno di ferie devi essere consapevole di lavorare il doppio al rientro. I lavori stagionali sono caratterizzati da bassi salari, lavoro nero e contratti pirata, ecco perchè è necessario introdurre un salario minimo legale
La solita litania padronale sulla carenza di personale disponibile per la stagione estiva in stabilimenti balneari, bar e ristoranti. Molto avremmo da dire a tale riguardo, ad esempio sul lavoro nero assai diffuso, sui bassi salari e sulle retribuzioni esigue come riportato dalla testimonianza sopra riportata.
Non è la prima volta che ascoltiamo denunce di imprenditori che invocano libertà di licenziamento, abbattimento delle tassazioni e se la prendono con il reddito di cittadinanza che sarebbe, a detta loro, la causa della carenza di personale. E poi ci sono esponenti politici che non perdono occasione di sparare contro il rdc, alcuni vorrebbero tagliarlo per sostenere le spese militari, altri vincolarlo a offerte di lavoro improponibili, peggiori di quelle odierne
Sarebbe sufficiente corrispondere una retribuzione dignitosa al personale precario che in questi 3 anni è cresciuto ulteriormente. Pagare la forza lavoro pochissimi euro all'ora, non sottoscrivere regolari contratti è diventata una pratica diffusa, se volete lavoratori stagionali provate a pagarli di più, assicurate contratti regolari e paghe dignitose, orari umani che non siano 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana.
I contratti nazionali, territoriali o aziendali che sia hanno la possibilità di definire un perimetro del lavoro stagionale adatto alle esigenze della singola azienda e qui entrano in gioco i sindacati rappresentativi che hanno solo favorito le richieste datoriali. E in alternativa all’assunzione, c’è sempre il contratto di prestazione occasionale
Troppe deroghe permettono ai datori di fare il bello e il cattivo tempo, infatti l’articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 81/2015, può individuare ulteriori ipotesi di lavoro stagionale, rispetto a quelle previste dalle normative di legge. E' possibile fare ricorso non solo ad intese a livello nazionale, ma anche ad intese territoriali e perfino aziendali siglate da qualche sindacato complice. In questo modo abbiamo avuto una autentica deregolamentazione della stagionalità per la singola azienda.
I contratti collettivi invece di stabilire delle regole invalicabili si sono nel tempo adeguate ai dettami delle aziende e così facendo il lavoro stagionale è diventato quasi ordinario e non di natura eccezionale.
Poi dovremmo ricordare l'abuso del contratto intermittente, disciplinato dall'articolo 13, del Dlgs 81/2015, e della stessa prestazione occasionale, il sistema delle deroghe contrattuali è stato funzionale ad indebolire il potere contrattuale di questa forza lavoro sempre più ricattabile. Per questo il lavoro stagionale è divenuto sinonimo di sfruttamento selvaggio, di lavoro precario, mal pagato ed insicuro.
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