La militarizzazione inizia dall'aumento delle spese militari e dalla crescita della produzione

 Solo negli ultimi anni l'Europa ha aumentato le importazioni di armi del 19% e continua ad accrescere le esportazioni che rappresentano il 14% delle forniture di armi nel mondo.

Tra il 2019 e il 2021 la Francia risulta come il terzo esportatori di armi nel mondo aumentando in 5 anni le esportazioni del 59%, stesso discorso vale per la Germania e la Gb, anche le esportazioni  italiane risultano in continuo aumento.

E' vergognosa la decisione di archiviare le indagini sull'export di armi nello Yemen (Crimini di guerra in Yemen: appello delle ONG contro la richiesta di archiviazione delle indagini sull'export di armi - Rete Italiana Pace e Disarmo (retepacedisarmo.org)) dove si sta combattendo una sanguinosa guerra alimentata dalle ire egemoniche di potenze alleate degli Usa.

I paesi aderenti alla Nato, per accordo, devono arrivare a spendere per il settore militare almeno il 2 % del loro Pil, se poi consideriamo altre voci messe in diversi capitoli di bilancio si capisce come gli investimenti a fini di guerra stiano crescendo vertiginosamente mentre si diminuiscono i fondi per la sanità e le scuole.

La spinta ad accrescere la produzione e la esportazioni di armi è parte integrante della strategia della Nato 

Solo nel 2022 sono state messe a bilancio per l'esercito italiano 850  milioni di euro in più, la Rete Pace e disarmo riporta dati sui quali riflettere

L’aumento per l’anno 2022 ancora una volta netto e rilevante viene trainato dal bilancio proprio del ministero della Difesa che sfiora complessivamente i 26 miliardi di euro (25.935 milioni per la precisione) con una crescita di 1.352 milioni di euro (+5,4% rispetto al 2021). Ancora più del solito si tratta, come già accennato, di un aumento derivante da decisioni prese in passato: già il bilancio a legislazione vigente prevedeva per il ministero della Difesa un totale complessivo di 25.904 milioni dunque solamente ritoccato per circa 31 milioni dalle decisioni in discussione in manovra (Sezione I della Legge di Bilancio).

Le voci interne del Bilancio della Difesa vedono aumenti tra i 150 e i 200 milioni di euro per Marina Militare e Carabinieri, una flessione di 90 milioni per l’Aeronautica Militare e una sostanziale conferma del budget per l’Esercito. Ben più robusto l’aumento di stanziamento per i capitoli complessivamente afferenti a Stato Maggiore e Segretariato generale della Difesa (insieme agli uffici politici e di bilancio): circa un miliardo e duecento milioni di euro in crescita determinati soprattutto, come vedremo, da stanziamenti per il procurement di nuovi sistemi d’armamento.

In questo scenario la nota  dello Stato maggiore dell'esercito italiano è assai eloquente  laddove dice di dovere mettere in condizioni di combattere nell'immediato alcuni battaglioni e ove sostiene che i “sistemi d’arma” vanno revisionati e messi in condizioni ottimali per l’impiego in battaglia. (dai mezzi cingolati agli elicotteri, dall’artiglieria ai “sistemi di autodifesa”.

Una nota che difficilmente il Governo Italiano potrà smentire asserendo di non esserne al corrente a conferma della diretta partecipazione del nostro paese alla guerra in corso armando l'esercito ucraino, trasformando i territori in avamposti per il rifornimento della logistica bellica e mettendo in piena efficienza le divisioni di elite dell'esercito italiano.



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