Porti e aeroporti italiani sono già zona di guerra

  

L'Osservatorio sulle armi nei porti  europei e mediterranei (The Weapon Watch | Osservatorio sulle Armi nei Porti Europei e Mediterranei) da tempo documenta la partenza e l'arrivo sul territorio italiano di ingenti quantitativi di armi.

Per quanto ne dicano i difensori, a parole, della Costituzione che ripudia la guerra, i nostri territori sono parte integrante degli scenari di guerra e non pensiamo solo alla crescente militarizzazione dei porti ma anche alle basi militari Usa e Nato, al ponte aereo verso le zone di guerra che si ripresenta puntualmente sotto i nostri occhi.

 Il territorio toscano è sempre piu' zona di guerra, da Pisa e Livorno partono non solo contingenti di armi provenienti dalla base militare Usa e Nato di Camp Darby ma  carichi di armi partono anche dal porto labronico e dall'aeroporto militare di Pisa attaccato a quello civile.

E' in atto  un vero e proprio “ponte aereo” militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico USA.

E negli ultimi giorni sono decine i voli provenienti dall'aeroporto militare di Pisa che sta accanto allo scalo civile.

L'aumento delle spese militari, fino e oltre il 2% del Pil, è in corso in ogni paese Ue, Italia inclusa, con innumerevoli fondi provenienti anche da altri capitoli di bilancio statale e non riconducibili direttamente alla difesa.

Nel momento in cui i nostri territori diventano zone di guerra, prosegue la devastazione ambientale (Keu, rigassificatore...) e la depauperizzazione produttiva che porta alla perdita di tanti posti di lavoro e alla precarizzazione di molti altri

Come lavoratori  e lavoratrici siamo da sempre convinti che l'aumento delle spese militari sia funzionale a costruire strategie del terrore deviando l'attenzione generale dai problemi reali che affliggono le nostre esistenze.

Molti vorrebbero assoldare i lavoratori e le lavoratrici nel fronte di guerra a sostegno dell'intervento militare in Ucraina, la solidarietà è assente davanti alla esclusione degli over 50 non vaccinati dai luoghi di lavoro, assente davanti al deterioramento delle condizioni di lavoro e di vita e si vorrebbe oggi alimentare a sostegno di una lettura parziale e di parte a favore della guerra.

Solidarietà assente da anni verso le popolazioni del Donbass e della Palestina e di innumerevoli altre aree o verso i lavoratori e le lavoratrici licenziati e a quanti\e sopravvivono con salari da fame e in condizioni di sfruttamento selvaggio 

Noi diciamo no alla militarizzazione dei territori e all'aumento delle spese militari consapevoli che le carneficine belliche abbiano solo spianato la strada a soluzioni autoritarie o falsamente democratiche.


 

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